A quanto
pare, a sentire le parole del ministro Azzolina, la scuola per
quest’anno è terminata. Quindi, possiamo dire addio all’anno scolastico
2019/2020. Possiamo salutare lungamente un anno iniziato e trascorso,
almeno per me, in maniera unica e irripetibile. Addio per sempre! Come
le più belle cose, è durato “solo un giorno come le rose”. E la scuola
è la più bella rosa del giardino della nostra vita, della vita dei
ragazzi, e della vita della Nazione. Adesso lo capiamo, solo adesso ce
ne accorgiamo, quando non c’è più. Quando la campanella s’è fermata.
Adesso, che al mattino, anziché prendere in fretta il caffè e il tablet
e fuggire in macchina per arrivare puntuali in classe, restiamo tutta
la notte svegli (o quasi tutta) a ricordare il passato e a pensare al
futuro e alla video lezione con i ragazzi che hanno la fortuna
di potersi collegare da casa. E dire che è stato un anno bellissimo!
Forse il migliore della mia carriera scolastica (al meglio non c’è mai
fine), passato tra ore di lezione e di riflessione, diciamo così, sotto
gli alberi ciondolanti del Polivalente di San Giovanni La Punta. E con
il “compimento” di quel nostro antico “impegno” (quasi fosse destino),
frutto anche della più grande ingiustizia della scuola catanese, di
“passare l’ultimo anno insieme”.
E così è stato! E che importa se l’anno è durato la metà, se è
terminato prima! Se quelle mirabili e interminabili giornate di scuola
non ci saranno più! Perché, come dice il mio amico poeta Pasquale
Musarra, “Chi forsi la calura javi m’
pisu? [...] Li rosi non si vinnunu a pisu, / a mazzi i vinti o deci, sù
la sò spisa!”.
Il tempo non si misura dalla quantità dei giorni, come delle rose non
si guarda la larghezza, e di una donna non ci si innamora di “capiddi e
denti”. Solo il cuore conosce il valore del tempo passato insieme, del
tempo ritrovato, come la “psicostasia”, la “pesatura del cuore” degli
antichi sacerdoti egizi, che bilanciavano il cuore con una piuma,
simbolo di verità e giustizia.
Tale è il cuore dei ragazzi. E ora!? A noi docenti restano i ricordi,
come sempre, che, come cammellieri del deserto, portiamo come dono,
come tesori nascosti nella bisaccia, non già per diletto o vanità, ma
per illuminare i tempi bui. Come questi.
Angelo Battiato