La didattica a distanza non
è una lezione davanti alla videocamera
La
pandemia e l’emergenza contagio Covid-19 hanno
drammaticamente posto in risalto annose criticità della scuola
italiana, per
troppo tempo lasciata scorrere nei flussi non sempre scorrevoli di
graduatorie,
nomine, carenze strutturali e non sempre adeguata formazione professionale capace di rispondere alle
esigenze dei nuovi linguaggi utilizzati dai canali
comunicativi della società di oggi.
Il lockdown ha trovato la scuola inizialmente impreparata e quindi è stata accelerata la formazione tecnica per l’uso della piattaforma utile della Didattica a distanza, ma inevitabilmente, i variegati livelli di competenza di base hanno prodotto ora eccellenti modelli di apprendimento, ora povertà o limitate trasmissioni di contenuti che hanno generato scarsa produttività e coinvolgimento attivo.
La seconda ondata di lockdown ripropone per i 24.000 studenti siciliani di scuola secondaria la didattica a distanza e non essendo stai risolti i problemi emersi nella prima ondata ritorna la preoccupazione dell’aumento della dispersione scolastica, per la carenza di mezzi tecnologici e di collegamenti internet da casa. Si aggrava, inoltre, il disagio psicologico degli alunni disabili che, come hanno lamentato i genitori, si sono sentiti abbandonati e soli, registrando una grave regressione cognitiva.
Rispettando le leggi e le disposizioni è chiaro il dovere dei docenti, educatori adulti assicurare tanto il diritto all’istruzione e alla formazione dei giovani e la salvaguardia dell’istruzione pubblica.
LA DIDATTICA A DISTANZA FUNZIONA SE SAI COME FARLA.
Lo studioso e ricercatore dei nuovi media, Luca Toselli, ha pubblicato un libro “tecnologico umanizzato”, molto interessante: La Didattica a Distanza funziona, se sai come farla.
Con uno stile leggero e un linguaggio piano, l’autore afferma che durante la pandemia la DaD ha rappresentato “una sponda amica, alleata nell’irrinunciabile bisogno di relazione umana, non fisica ma capace comunque di dare senso al nostro quotidiano, diventato triste e pesante”.
Che cosa avremmo potuto fare altrimenti? Così, anziché rimarcare mancanze e difetti della DaD, l’autore ne mette in luce le potenzialità, ritenendola un’efficace risorsa per una società educante in trasformazione e per una scuola che cresce in un mondo digitalizzato.
Il suo libro è il racconto di un viaggio pedagogico dove i protagonisti sono studenti, docenti e famiglie che, pur nell’asimmetria dei ruoli, sono però convergenti verso un comune obiettivo: la ricerca del miglior bene del ragazzo che “a scuola cresce, diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dei valori”.
Come un entusiasta viaggiatore, Luca Toselli ricostruisce le tappe del suo percorso di docente che ha praticato con convinzione e con piacere la DaD, ne illustra mezzi e strumenti, modalità e regole di svolgimento, ed offre ai colleghi una guida per superare le possibili problematicità emergenti.
L’autore si dichiara più che convinto che la DaD rappresenti un valido mezzo per sopperire anche al bisogno di relazione, di sguardo, di volto, quando il fisicamente presente non è possibile, ma solo se sai come farla. Ed ecco che la tecnologia appare umanizzata e l’attento educatore che “sa guardare tutti e osservare ciascuno” si siede vicino, distanziato virtualmente, ed entra nella privacy dei suoi studenti. Sono preziosi i suggerimenti e le strategie per tutelare la riservatezza e il proprio spazio, ma anche per imparare ad aver cura di una comunicazione efficace che passa attraverso le espressioni del viso, da qui la citazione “Mai così distanti, mai così vicini”.
La lezione non si esaurisce nell’esposizione del contenuto, ma deve sollecitare interazione, motivazione, curiosità, creatività
Tre le proposte di formazione per la DaD oltre gli aspetti tecnologici, occorre curare quelli relativi alla pedagogia della domanda. L’insegnamento non può essere limitato alla trasmissione del “già pensato”, ma sollecita ad “imparare a pensare” e quindi la “lezione va pensata” per gli alunni preparata anche nella dimensione delle domande, che non sono “interrogazioni”.
“L’arte di interrogare, afferma Dewey è l’arte di guidare l’apprendimento, il cui funzionamento non è stabilito da regole fisse e rigide” e per cui il coinvolgimento diretto e la partecipazione attiva e dinamica sono indispensabili alla formazione del pensiero critico degli studenti, che vivono in un presente estremamente “social”.
Come la scuola per i greci era ozio, riposo, gioco (scholè) così la DaD potrà assumere anche la dimensione di dialogo, sperimentazione e “divertimento”, termine che richiama il “divertire” dal latino de-verto, che letteralmente significa cambiare strada per intraprenderne una nuova. È un verbo di movimento, perché bisogna avere il coraggio di abbandonare la propria postazione per dirigersi in un luogo nuovo (M. Balzano, 2019).
DIDATTICA
A DISTANZA…. RAVVICINATA e DAI BALCONI
Lodevole
l’esperienza del Maestro elementare
Tonino
Stornaiuolo, il quale è andato nei Quartieri Spagnoli di Napoli portando la lezione direttamente
sotto i balconi dei suoi allievi, che non potevano andare a scuola a seguito dell’ordinanza di chiusura
delle scuole fino al
30 ottobre.
La presenza del Maestro nel quartiere è stata una bella testimonianza di attenzione e di sensibilità pedagogica nei confronti dei suoi alunni, dimostrando che le difficoltà si possano superare “insieme” Tonino Stornaiuolo ha scritto su Facebook - “La bellezza di vedere i bambini felici, di narrare con e per loro...nelle strade, nei vicoli dai balconi... L'emozione e la gratitudine dei genitori era incontrollabile, ma sono io che ringrazio loro. Abbiamo letto Rodari con la gente che si affacciava dai palazzi e dai bassi... Eravamo distanziati, mascherati, pochi e nella più totale sicurezza... Sono frastornato dalle emozioni e dagli occhi dei bambini dietro le mascherine…".
Ecco la testimonianza del ruolo socio-educativo della professione docente, a servizio della Comunità, in una scuola, “finestra aperta sul mondo”.
VERSO
UN CODICE ETICO
La
didattica a
distanza scrive Luca Toselli è “un’auspicabile alleata della didattica
in presenza”.
è un viaggio di responsabilità che intreccia conoscenze, strategie didattiche poliedriche e intenzionale relazione educativa.
E’ necessario vitalizzare un tacito e condiviso codice etico che guida il duplice esercizio professionale di docente e di educatore, di istruttore e di formatore.
Perché si realizzi il principio costituzionale della “scuola di tutti e per ciascuno” è necessario che il docente, anche attraverso la telecamera sappia “guardare tutti ed osservare ciascuno” perché insieme si possa “star bene e crescere bene”.
Il desiderio di creare condizioni di benessere negli alunni ha sempre prevalso, in attesa che le istituzioni abbiano consapevolezza che la scuola è il cuore pulsante di un Paese e che non può essere strumentalizzata o, togliendole la “c”, trattata come “suola”.
È naturale provare scoraggiamento, delusione, quasi sconfitta, dopo i tanti sforzi messi in atto in questi mesi per garantire un servizio scolastico adeguato, ma non dobbiamo dare spazio alla rassegnazione e, indipendentemente da opinioni e ideologie personali, va ribadito con forza che la priorità assoluta, in questa fase altamente critica, sono i giovani studenti, il nostro e il loro futuro.
A professionisti della scuola che “credono in ciò che fanno” spetta il compito di occuparsi di loro al meglio possibile.
Se DaD dovrà essere, è bene provarci con un sorriso, con la voglia di sperimentare il nuovo, con il desiderio di farsi domande, con la curiosità della scoperta ma, soprattutto con l’intento di non lasciare indietro nessuno dei nostri alunni.
Quello che stiamo vivendo nella scuola è un tempo nuovo, da non vivere come un rimedio contingenziale, bensì come pratica pedagogica, risultato di ricerca, di formazione e di studio.
Per poterla fare occorre acquisire anche una certa abilità, che, esercitata con impegno e passione educativa, diventerà competenza.
È necessario provare, mettersi in gioco, pur con la speranza che il vociare degli alunni, i corridoi delle scuole brulicanti di vita, tornino presto a essere una realtà che sapremo affrontare … con un bagaglio di conoscenza, di esperienza, di abilità in più e… “senza perdere nessun alunno, nemmeno uno”.
Giuseppe Adernò
Il lockdown ha trovato la scuola inizialmente impreparata e quindi è stata accelerata la formazione tecnica per l’uso della piattaforma utile della Didattica a distanza, ma inevitabilmente, i variegati livelli di competenza di base hanno prodotto ora eccellenti modelli di apprendimento, ora povertà o limitate trasmissioni di contenuti che hanno generato scarsa produttività e coinvolgimento attivo.
La seconda ondata di lockdown ripropone per i 24.000 studenti siciliani di scuola secondaria la didattica a distanza e non essendo stai risolti i problemi emersi nella prima ondata ritorna la preoccupazione dell’aumento della dispersione scolastica, per la carenza di mezzi tecnologici e di collegamenti internet da casa. Si aggrava, inoltre, il disagio psicologico degli alunni disabili che, come hanno lamentato i genitori, si sono sentiti abbandonati e soli, registrando una grave regressione cognitiva.
Rispettando le leggi e le disposizioni è chiaro il dovere dei docenti, educatori adulti assicurare tanto il diritto all’istruzione e alla formazione dei giovani e la salvaguardia dell’istruzione pubblica.
LA DIDATTICA A DISTANZA FUNZIONA SE SAI COME FARLA.
Lo studioso e ricercatore dei nuovi media, Luca Toselli, ha pubblicato un libro “tecnologico umanizzato”, molto interessante: La Didattica a Distanza funziona, se sai come farla.
Con uno stile leggero e un linguaggio piano, l’autore afferma che durante la pandemia la DaD ha rappresentato “una sponda amica, alleata nell’irrinunciabile bisogno di relazione umana, non fisica ma capace comunque di dare senso al nostro quotidiano, diventato triste e pesante”.
Che cosa avremmo potuto fare altrimenti? Così, anziché rimarcare mancanze e difetti della DaD, l’autore ne mette in luce le potenzialità, ritenendola un’efficace risorsa per una società educante in trasformazione e per una scuola che cresce in un mondo digitalizzato.
Il suo libro è il racconto di un viaggio pedagogico dove i protagonisti sono studenti, docenti e famiglie che, pur nell’asimmetria dei ruoli, sono però convergenti verso un comune obiettivo: la ricerca del miglior bene del ragazzo che “a scuola cresce, diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dei valori”.
Come un entusiasta viaggiatore, Luca Toselli ricostruisce le tappe del suo percorso di docente che ha praticato con convinzione e con piacere la DaD, ne illustra mezzi e strumenti, modalità e regole di svolgimento, ed offre ai colleghi una guida per superare le possibili problematicità emergenti.
L’autore si dichiara più che convinto che la DaD rappresenti un valido mezzo per sopperire anche al bisogno di relazione, di sguardo, di volto, quando il fisicamente presente non è possibile, ma solo se sai come farla. Ed ecco che la tecnologia appare umanizzata e l’attento educatore che “sa guardare tutti e osservare ciascuno” si siede vicino, distanziato virtualmente, ed entra nella privacy dei suoi studenti. Sono preziosi i suggerimenti e le strategie per tutelare la riservatezza e il proprio spazio, ma anche per imparare ad aver cura di una comunicazione efficace che passa attraverso le espressioni del viso, da qui la citazione “Mai così distanti, mai così vicini”.
La lezione non si esaurisce nell’esposizione del contenuto, ma deve sollecitare interazione, motivazione, curiosità, creatività
Tre le proposte di formazione per la DaD oltre gli aspetti tecnologici, occorre curare quelli relativi alla pedagogia della domanda. L’insegnamento non può essere limitato alla trasmissione del “già pensato”, ma sollecita ad “imparare a pensare” e quindi la “lezione va pensata” per gli alunni preparata anche nella dimensione delle domande, che non sono “interrogazioni”.
“L’arte di interrogare, afferma Dewey è l’arte di guidare l’apprendimento, il cui funzionamento non è stabilito da regole fisse e rigide” e per cui il coinvolgimento diretto e la partecipazione attiva e dinamica sono indispensabili alla formazione del pensiero critico degli studenti, che vivono in un presente estremamente “social”.
Come la scuola per i greci era ozio, riposo, gioco (scholè) così la DaD potrà assumere anche la dimensione di dialogo, sperimentazione e “divertimento”, termine che richiama il “divertire” dal latino de-verto, che letteralmente significa cambiare strada per intraprenderne una nuova. È un verbo di movimento, perché bisogna avere il coraggio di abbandonare la propria postazione per dirigersi in un luogo nuovo (M. Balzano, 2019).
La presenza del Maestro nel quartiere è stata una bella testimonianza di attenzione e di sensibilità pedagogica nei confronti dei suoi alunni, dimostrando che le difficoltà si possano superare “insieme” Tonino Stornaiuolo ha scritto su Facebook - “La bellezza di vedere i bambini felici, di narrare con e per loro...nelle strade, nei vicoli dai balconi... L'emozione e la gratitudine dei genitori era incontrollabile, ma sono io che ringrazio loro. Abbiamo letto Rodari con la gente che si affacciava dai palazzi e dai bassi... Eravamo distanziati, mascherati, pochi e nella più totale sicurezza... Sono frastornato dalle emozioni e dagli occhi dei bambini dietro le mascherine…".
Ecco la testimonianza del ruolo socio-educativo della professione docente, a servizio della Comunità, in una scuola, “finestra aperta sul mondo”.
è un viaggio di responsabilità che intreccia conoscenze, strategie didattiche poliedriche e intenzionale relazione educativa.
E’ necessario vitalizzare un tacito e condiviso codice etico che guida il duplice esercizio professionale di docente e di educatore, di istruttore e di formatore.
Perché si realizzi il principio costituzionale della “scuola di tutti e per ciascuno” è necessario che il docente, anche attraverso la telecamera sappia “guardare tutti ed osservare ciascuno” perché insieme si possa “star bene e crescere bene”.
Il desiderio di creare condizioni di benessere negli alunni ha sempre prevalso, in attesa che le istituzioni abbiano consapevolezza che la scuola è il cuore pulsante di un Paese e che non può essere strumentalizzata o, togliendole la “c”, trattata come “suola”.
È naturale provare scoraggiamento, delusione, quasi sconfitta, dopo i tanti sforzi messi in atto in questi mesi per garantire un servizio scolastico adeguato, ma non dobbiamo dare spazio alla rassegnazione e, indipendentemente da opinioni e ideologie personali, va ribadito con forza che la priorità assoluta, in questa fase altamente critica, sono i giovani studenti, il nostro e il loro futuro.
A professionisti della scuola che “credono in ciò che fanno” spetta il compito di occuparsi di loro al meglio possibile.
Se DaD dovrà essere, è bene provarci con un sorriso, con la voglia di sperimentare il nuovo, con il desiderio di farsi domande, con la curiosità della scoperta ma, soprattutto con l’intento di non lasciare indietro nessuno dei nostri alunni.
Quello che stiamo vivendo nella scuola è un tempo nuovo, da non vivere come un rimedio contingenziale, bensì come pratica pedagogica, risultato di ricerca, di formazione e di studio.
Per poterla fare occorre acquisire anche una certa abilità, che, esercitata con impegno e passione educativa, diventerà competenza.
È necessario provare, mettersi in gioco, pur con la speranza che il vociare degli alunni, i corridoi delle scuole brulicanti di vita, tornino presto a essere una realtà che sapremo affrontare … con un bagaglio di conoscenza, di esperienza, di abilità in più e… “senza perdere nessun alunno, nemmeno uno”.
Giuseppe Adernò