GIUSEPPE, IL MAGO DEL COPIATO
Solo lui è così bravo. E come lo fa lui non sa farlo nessuno. Il mio alunno Giuseppe è un maestro del copiato. E d’altronde tutti hanno copiato almeno una volta nella vita e chi non l’ha fatto si è perso il bello di essere studente. Ma lui è veramente un mago.
E’ inutile non chiudere occhio, superfluo aguzzare la vista. Divento, è vero, oltremodo sospettosa di tutto e di tutti. Ma lui riesce a farmela lo stesso.
Bigliettini? I classici, gli intramontabili? Proprio loro, li usa a bizzeffe. E uno gliene togli e cento ne compaiono, come il migliore dei prestigiatori. Nel foglio protocollo, poi, ne nasconde anche lì, da sfilare all'occorrenza. E mica lo consegna insieme alla verifica, in un atto inconscio di auto-denuncia: spesso l’incriminato bigliettino è incollato sotto il banco e poi astutamente estratto con gesto fulmineo e aria noncurante. O nei vestiti (stile “asso nella manica”), nell'astuccio, nella calcolatrice, nel vocabolario. Una massa di cartuzze fanno capolino minacciosamente durante il compito per buggerarmi.
Poi c’è la scritta sulla mano, vecchio infallibile metodo; lo vedo che si guarda la mano. Ma che si guarda, mi chiedo, ma perché non svolge il compito? E mentre così penso, arriva la sbirciata, a collo di struzzo o con foglio del compagno davanti sollevato; o ancora la soffiata quella semplice, a voce, o quella più complessa, tramite mimica/gestualità anche esasperata per esprimere concetti astratti o complessi.
E il tempo scorre, io ho gli occhi sempre più sgranati, a un certo punto lo isolo, lo perquisisco, gli tolgo l’ultima sua risorsa, quella della copiata tecnologica: il cellulare. Eccolo, adesso è sulla cattedra il famigerato cellulare, voglio vedere adesso come fai, caro Giuseppe. Lo osservo, ma mica posso guardare solo lui, perché nel frattempo copiano gli altri. Distolgo per un attimo lo sguardo, solo un attimo. E non riesco a credere ai miei occhi! Un altro cellulare fa capolino, lo vedo digitare, si starà collegando all’Internet dove ci sarà tutta la versione di Cicerone!!!
Nooooooo! Adesso basta! Dammi qua, per te è finita! Sequestro del secondo cellulare, faccia contrita, stavolta si è arreso. E invece si trasfoma in viso, sembra un bimbo sul punto di…Prof, posso andare in bagno? No. La prego…No. E’ urgente. No. Sto scoppiando. No. Mi scappa Proprio. No. E se gli scappa davvero? E vai, vai. Tanto lo so che esiste anche la copiata da toilette, quella con fogli e bigliettini lasciati in bagno, magari provenienti da altre classi.
Ve l’ho detto, è proprio un mago del copiato Giuseppe. E mi fa quasi tenerezza. Magari non capisce molto di latino. Ma un’arte la possiede: sa copiare. Eppure, quando imparerà a saper fare qualcosa da solo, sarà cresciuto. E capirà che copiare è molto più facile che creare anche una piccola cosa. Ma firmata col suo nome e cognome…
SILVANA LA PORTA
Solo lui è così bravo. E come lo fa lui non sa farlo nessuno. Il mio alunno Giuseppe è un maestro del copiato. E d’altronde tutti hanno copiato almeno una volta nella vita e chi non l’ha fatto si è perso il bello di essere studente. Ma lui è veramente un mago.
E’ inutile non chiudere occhio, superfluo aguzzare la vista. Divento, è vero, oltremodo sospettosa di tutto e di tutti. Ma lui riesce a farmela lo stesso.
Bigliettini? I classici, gli intramontabili? Proprio loro, li usa a bizzeffe. E uno gliene togli e cento ne compaiono, come il migliore dei prestigiatori. Nel foglio protocollo, poi, ne nasconde anche lì, da sfilare all'occorrenza. E mica lo consegna insieme alla verifica, in un atto inconscio di auto-denuncia: spesso l’incriminato bigliettino è incollato sotto il banco e poi astutamente estratto con gesto fulmineo e aria noncurante. O nei vestiti (stile “asso nella manica”), nell'astuccio, nella calcolatrice, nel vocabolario. Una massa di cartuzze fanno capolino minacciosamente durante il compito per buggerarmi.
Poi c’è la scritta sulla mano, vecchio infallibile metodo; lo vedo che si guarda la mano. Ma che si guarda, mi chiedo, ma perché non svolge il compito? E mentre così penso, arriva la sbirciata, a collo di struzzo o con foglio del compagno davanti sollevato; o ancora la soffiata quella semplice, a voce, o quella più complessa, tramite mimica/gestualità anche esasperata per esprimere concetti astratti o complessi.
E il tempo scorre, io ho gli occhi sempre più sgranati, a un certo punto lo isolo, lo perquisisco, gli tolgo l’ultima sua risorsa, quella della copiata tecnologica: il cellulare. Eccolo, adesso è sulla cattedra il famigerato cellulare, voglio vedere adesso come fai, caro Giuseppe. Lo osservo, ma mica posso guardare solo lui, perché nel frattempo copiano gli altri. Distolgo per un attimo lo sguardo, solo un attimo. E non riesco a credere ai miei occhi! Un altro cellulare fa capolino, lo vedo digitare, si starà collegando all’Internet dove ci sarà tutta la versione di Cicerone!!!
Nooooooo! Adesso basta! Dammi qua, per te è finita! Sequestro del secondo cellulare, faccia contrita, stavolta si è arreso. E invece si trasfoma in viso, sembra un bimbo sul punto di…Prof, posso andare in bagno? No. La prego…No. E’ urgente. No. Sto scoppiando. No. Mi scappa Proprio. No. E se gli scappa davvero? E vai, vai. Tanto lo so che esiste anche la copiata da toilette, quella con fogli e bigliettini lasciati in bagno, magari provenienti da altre classi.
Ve l’ho detto, è proprio un mago del copiato Giuseppe. E mi fa quasi tenerezza. Magari non capisce molto di latino. Ma un’arte la possiede: sa copiare. Eppure, quando imparerà a saper fare qualcosa da solo, sarà cresciuto. E capirà che copiare è molto più facile che creare anche una piccola cosa. Ma firmata col suo nome e cognome…
SILVANA LA PORTA