ROMA 15-10-2002 La prima cosa che ha tentato di risistemare a Viale
Trastevere è stato il piccolo parcheggio interno, sottratto ai ministeriali e
trasformato in un secondo ingresso privato. Risolto il problema dell’accesso
separato tutto per sé, Letizia Moratti si è dedicata a far entrare nelle alte
stanze uomini di sua fiducia. Altro che burocrati: persone provenienti dalla
grande azienda, come Giacomo Elias, chiamato ad applicare alla scuola gli stessi
criteri che si usano appunto per valutare le aziende, oppure Mariolina Moioli,
una vita per la scuola cattolica - l’altro palmo di Letizia Moratti. L’affinità
religiosa ha portato la Moioli a una rapida scalata da presidente della
commissione incaricata di rivedere la legge sulla parità a consigliere per la
scuola non-statale a direttore per le politiche giovanili. Porte spalancate a
consiglieri, esperti, comunicatori, una schiera che mese dopo mese è diventata
una sorta di ministero parallelo. E porte sbattute in faccia ai vecchi «man in
grey» di Viale Trastevere: via Benedetto Vertecchi dall’Invalsi, dimissioni per
Giovanni Trainito, pensione anticipata per Alfonso Rubinacci, in pensione anche
Mario Fieni, dopo mesi di mobbing... Ma erano solo i primi. La grande occasione
per aggredire il gigante della burocrazia (con 29 direttori generali il
ministero dell’Istruzione è secondo solo all’Economia) è arrivata questa estate
con la legge Frattini, che «una tantum» ha consegnato ai ministri l’arma per
fare «piazza pulita» attorno a sé, allontanando dalle alte stanze i burocrati
più irriducibili, quelli nominati dal centrosinistra e non sufficientemente
pronti ad allinearsi dopo il cambio di guardia.
Il ministro dell’Istruzione è tra quelli che hanno voluto strafare. Cambiati
undici direttori regionali e sostituiti quattro direttori centrali su sette.
Percentuali molto al di sopra a quel 15% consigliato dallo stesso autore della
legge. E grandi «rivoluzioni di stanze» in questi giorni al ministero
dell’Istruzione. Scaduto il 7 ottobre il termine per la corsa ai «posti
migliori», adesso a Viale Trastevere è tempo dei traslochi.
«Giunta La Spada. Rivolgersi alla stanza numero 382», c’è scritto a penna sulla
porta di uno dei neopromossi, che si è appena trasferito con tutta la segreteria
nella stanza della «direzione generale per le relazioni internazionali», appena
due porte più in là, al terzo piano del ministero. Tra vecchi e nuovi arrivati
in effetti in certe stanze - ora che siamo nella fase di passaggio - c’è un po’
di sovraffollamento. Si risolverà nelle prossime settimane. Perché finita la
rivoluzione nei ruoli alti, cominciano ora i giri di valzer per i secondi
livelli della dirigenza: dovranno aspettare il 6 novembre per conoscere il loro
destino, la legge Frattini lascia trenta giorni ai nuovi direttori per decidere
chi tenere e chi mandare via.
Non c’è pace sotto gli alti soffitti di viale Trastevere. E non è un caso se su
tutte le stanze i nomi di vecchi e nuovi inquilini sono scritti su malcerti
foglietti di carta. La targa fissa, incisa sul metallo, è riservata solo al
ministro e ai sottosegretari. Per gli altri, il regime è quello della
precarietà. Basta saperci convivere. Il nuovo «direttore generale per
l’organizzazione dei servizi sul territorio», Bruno Pagnani, per esempio,
affronta l’incertezza del futuro bruciando i tempi: ha già fatto incollare le
nuove etichette con il suo nome (artigianali, fatte col computer) su tutte le
porte degli uffici che dipendono da lui. Bisogna saper consumare in fretta
successi e promozioni. Anche per lui, come per tutti gli altri dirigenti del
ministero promossi, la durata dell’incarico è di cinque mesi appena. Poi si
vedrà...
«Ormai sono tutti di destra anche quelli che prima erano di sinistra», è la
chiacchiera che nei corridoi accompagna le grandi operazioni. Se la scambiano
due vecchie impiegate che di acqua ne hanno vista passare tanta sotto i ponti.
«Non c’è più il clima per lavorare con serenità», dicono altri due. Altro
corridoio, altra lamentela.
Malcotenti, malumori. Ma non è la rivoluzione sognata dalla Moratti, quella dei
manager al posto dei ministeriali. La legge consente di introdurre un buon 10%
di esterni, ma all’ex donna manager è sembrato poco e piazzati bene i suoi (Moioli
alle Politiche giovanili, Pesenti riconfermato alla Comunicazione, Musumeci
all’Automazione), ha ceduto la partita delle sostituzioni a Pasquale Capo,
l’uomo che amministra l’intero dipartimento dell’Istruzione e che, da
fedelissimo dell’Udc, ha provveduto a schierare centristi e forzisti al posto
giusto, soprattutto tra i direttori regionali. A Michele Di Pace invece è stato
affidato il lavoro sporco: comunicare agli «epurati» che il ministro non aveva
più bisogno di loro. Prima un fax, poi una lettera, giovedì scorso. «Venite a
ritirarla perché non sappiamo dove spedirvela», ha consigliato al telefono la
sua segretaria agli ex, già «defenestrati». Che alla fine fuori dalla finestra
sono stati sbattuti anche materialmente.
Per loro il ministero ha in serbo un bell’incarico di studio. Per un anno e poi
si vedrà. Il giorno dopo lo scadere del loro mandato, martedì scorso però non
avevano nemmeno una stanza. Poi dall’alto hanno provveduto e anche i «rimossi»
ora hanno una posto dove andare. Fuori da viale Trastevere, nella vicina via dei
Carcani. Lì all’arrivo del ministro era stato già confinato Giuseppe Cosentino,
uno degli uomini chiave durante i governi di centro sinistra, allontanato da
Viale Trastevere per fare posto a Silvio Criscuoli, in quota An. Un tempo in via
dei Carcani c’era l’istruzione professionale. Oggi, c’è ancora l’ufficio
pensioni e la contabilità. E al secondo piano andranno a stare i nuovi
confinati. Stanze 89-90: Elisabetta Midena, Stanze 91-92: Silvano Riccio. Stanze
102-103: Gaetano Cozzo e così via, Io dice, Calascibetta; Giancola.
Per il momento però ci sonagli operai. Perché nei due mesi di tempo che la legge
Frattini ha assegnato per le epurazioni nessuno aveva pensato a far rimettere a
posto quelle stanze. «Almeno passate una mano di bianco sui muri», hanno chiesto
i confinati, prima di mettersi chini a studiare le materie loro assegnate:
«Edilizia scolastica», «Contenzioso», “Alternanza Scuola/Lavoro” «Riforma e
autonomia scolastica»... Un compito che assomiglia alle fatiche di Tantalo:
perché il ministero dovrebbe apprezzare i risultati della loro ricerca quando
non ha nemmeno preso in considerazione i risultati prodotti dalla loro
amministrazione? Sì perché fuori da viale Trastevere gli ex direttori sono
stati sbattuti senza nessuna spiegazione e senza nessuna valutazione di merito.
Così la logica della fedeltà politica ha prevalso su quella della buona
amministrazione. Ai vecchi direttori non è stato nemmeno comunicato il nome dei
loro successori e le consegne le hanno fatte spontaneamente per puro senso del
dovere.
Tanta fatica per nulla. Anche dopo le ultime trasformazioni, quel palazzaccio
bianco, a Letizia Moratti continua a non piacere. «Non c’è quasi mai»,
sussurrano gli inquilini più vecchi che in quel labirinto di corridoi alti e
polverosi dopo anni di servizio ormai si muovono come se fosse casa loro. Il
ministro preferisce invece, se proprio deve scegliere, rifugiarsi tra le
astratte geometrie dell’Eur, dove nella sede di piazzale Kennedy, di fronte al
Palazzo dei Congressi, passa la maggior parte del tempo. E così la frattura tra
ministeriali e ministro si consuma ogni giorno anche materialmente. Come
biasimare dunque Letizia Moratti se appena può scappa a San Patrignano. In quel
posto, trova l’ispirazione. A parte l’idea dei volontari anti-droga, da casa
Muccioli viene -si dice - anche l’indicazione di rimuovere il direttore
dell’Emilia Romagna, Emanuele Barbieri, ora sostituito da Lucrezia Stellacci.