Vorrei conoscere l'origine dell'espressione "farla franca". Stefy Sanca
La locuzione farla franca trae probabilmente le sue origini da un significato particolare dell'aggettivo franco, significato che ha una lunga serie di attestazioni, a partire dal XIII secolo, nella lingua letteraria e soprattutto nella lingua burocratico-legale dei commerci: 'libero, esente da impostazione o prestazione', come recita il Vocabolario della lingua italiana Treccani (sotto la voce franco_, all'accezione 2), riferito sia a persone, sia a merci. Riportiamo dunque, traendola dal Battaglia, la frase del cronista Giovanni Villani (siamo nella prima metà del Trecento), interessante proprio perché per la prima volta mette in qualche modo in relazione il verbo fare con l'aggettivo franco 'esente da imposizioni o prestazioni' relativo a persone: «Nel detto anno 1322 del mese di giugno, i Fiorentini ordinarono una fiera in Firenze di cavalli e di tutte cose per la festa di San Giovanni di giugno, la quale feciono [fecero, NdR] franca a' forestieri otto giorni innanzi alla festa e otto giorni appresso». In buona sostanza, in quel lasso di tempo i mercanti forestieri (che venivano da fuori Firenze) non pagarono gabelle.
Dal significato burocratico, legale e commerciale di franco si svilupperà, per estensione, il significato di franco nella locuzione che ci interessa e che sarà attestata molto più tardi nella lingua scritta (poco dopo la metà dell'Ottocento, tra le pagine del politico e scrittore Massimo D'Azeglio, secondo il Dizionario etimologico Cortelazzo-Zolli). Farla franca significa «uscire senza danno o pena da qualche rischio o da qualche azione illecita», insomma scamparla alla gabella del caso o della legge.
La locuzione farla franca trae probabilmente le sue origini da un significato particolare dell'aggettivo franco, significato che ha una lunga serie di attestazioni, a partire dal XIII secolo, nella lingua letteraria e soprattutto nella lingua burocratico-legale dei commerci: 'libero, esente da impostazione o prestazione', come recita il Vocabolario della lingua italiana Treccani (sotto la voce franco_, all'accezione 2), riferito sia a persone, sia a merci. Riportiamo dunque, traendola dal Battaglia, la frase del cronista Giovanni Villani (siamo nella prima metà del Trecento), interessante proprio perché per la prima volta mette in qualche modo in relazione il verbo fare con l'aggettivo franco 'esente da imposizioni o prestazioni' relativo a persone: «Nel detto anno 1322 del mese di giugno, i Fiorentini ordinarono una fiera in Firenze di cavalli e di tutte cose per la festa di San Giovanni di giugno, la quale feciono [fecero, NdR] franca a' forestieri otto giorni innanzi alla festa e otto giorni appresso». In buona sostanza, in quel lasso di tempo i mercanti forestieri (che venivano da fuori Firenze) non pagarono gabelle.
Dal significato burocratico, legale e commerciale di franco si svilupperà, per estensione, il significato di franco nella locuzione che ci interessa e che sarà attestata molto più tardi nella lingua scritta (poco dopo la metà dell'Ottocento, tra le pagine del politico e scrittore Massimo D'Azeglio, secondo il Dizionario etimologico Cortelazzo-Zolli). Farla franca significa «uscire senza danno o pena da qualche rischio o da qualche azione illecita», insomma scamparla alla gabella del caso o della legge.