Un vecchio proverbio milanese suonava così: “A San Valentin gh’emm la primaver vicin” (A San Valentino la primavera è vicino”). Oggi questo vecchio detto popolare è forse un po’ in disuso, perché ormai le nostre abitazioni sono ben riscaldate, e quindi non molto conosciuto, però è sicuramente ben noto a tutti che San Valentino si celebra il 14 febbraio e che in tale data si festeggiano gli innamorati. Forse (anzi quasi sicuramente!) non tutti sanno perché questa festa si celebri proprio in tale data, vediamo di dare qui una breve spiegazione storica.
Valentino era un sacerdote che viveva nella Roma imperiale del III° secolo d.C. Quel periodo è rimasto tristemente famoso per le feroci persecuzioni cui erano sottoposti i cristiani, in special modo i predicatori qual era Valentino. Lui, proprio per questo motivo, svolgeva il suo ministero soprattutto di notte, girando anche nelle taverne e nei vicoli più malfamati portando a tutti conforto, non solo con le parole, ma anche con cibo e vestiario. Infatti, grazie alla sua fede ed alla sua eloquenza fluida ed appassionata, riuscì a convertire migliaia di persone e, fra queste, quelle più abbienti gli davano sostegno materiale che da Lui veniva poi distribuito ai più disagiati e sfortunati. La fama di questo sacerdote predicatore arrivò fino all’imperatore che lo volle conoscere personalmente. Questi era Claudio, detto Il Gotico (per le vittorie riportate sui Goti), che accolse affabilmente Valentino chiedendogli spiegazioni sulla religione cristiana e sulla figura di Gesù Cristo. Pur apprezzandone la dialettica, l’imperatore non si fece del tutto persuaso ed allora, almeno così si racconta, dalla folla che ascoltava si levò la richiesta da parte di un noto (per allora!) prefetto di nome Calpurnio, avente fama (non immeritata!) di essere perfido, che invitava l’imperatore a mandare il predicatore al cospetto del giudice Asterio, giudice intelligente e saggio. Il nostro Santo, non appena entrò nella casa del giudice, prima ancora di conoscerlo, s’inginocchiò e pregò il Signore affinché illuminasse con la sua Luce gli abitanti di quella casa. Asterio, meravigliato, chiese a Valentino chi fosse questo Gesù che aveva questo potere illuminante, da lui inteso nel senso letterale del termine, ovvero portatore di luce laddove c’era il buio. Il buon giudice Asterio, infatti, aveva una figlia divenuta cieca che, a causa di tale infermità, pur essendo promessa sposa ad un nobile romano sinceramente innamorato di lei, non poteva sposarsi per l’opposizione della famiglia del futuro marito. Valentino, constatata la sincerità dei sentimenti dei due giovani, invocò Dio Padre per portare l’umanità dalle tenebre del peccato alla luce della grazia. Indi stese le sue mani sugli occhi della fanciulla che, miracolosamente, riebbe subito la vista. Tale miracolo colpì profondamente l’animo del giudice che si convertì al cristianesimo, ed insieme a lui entrambe le famiglie dei due innamorati. Così i due giovani coronarono finalmente il loro sogno d’amore e furono uniti in matrimonio dallo stesso San Valentino. Quando l’imperatore venne a conoscenza della storia e delle clamorose conversioni, per punizione, ordinò che tutti venissero uccisi. Purtroppo così fu, Asterio ed i suoi familiari furono martirizzati presso Ostia alla foce del Tevere, mentre a Valentino il perfido Calpurnio riservò una fine più crudele. Il Santo fu rinchiuso in carcere e lì ripetutamente e brutalmente torturato fino a quando, la mattina del 14 febbraio del 270 d.C. fu decapitato nei pressi della via Flaminia, a circa mezzo miglio fuori Porta del Popolo. La tradizione popolare racconta che una pia matrona romana, di nome Sabinilla, diede pietosa sepoltura alle spoglie del martire nello stesso posto dove poi si edificarono le catacombe omonime. In seguito, il papa S. Giulio I fece ivi costruire un monastero ed una chiesa che, purtroppo, andarono distrutti durante le invasioni barbariche. Le reliquie del Santo riposano nella basilica di San Prassede a Roma.