L’ESPERIMENTO - Quattro corvi neri - Cook, Fry, Connelly e Monroe - sono stati messi di fronte a un bicchiere dal collo lungo, con un fondo d’acqua e un verme galleggiante, a una distanza non alla portata del becco degli uccelli. Di fianco al bicchiere, una manciata di pietre che, proprio come raccontato dalla fiaba greca, sono state sfruttate dalle cornacchie per innalzare il livello dell’acqua e raggiungere facilmente il verme. Come si può notare dai video degli esperimenti (http://www.vimeo.com/5974322), Cook e Fry hanno portato a termine la loro impresa al primo tentativo, mentre per Connelly e Monroe è stata necessaria una seconda chance. Le riprese mostrano come gli uccelli dedichino estrema cura alle loro azioni: prima valutano il livello dell’acqua osservando il recipiente lateralmente e dall’alto; successivamente utilizzano solo la quantità di pietre strettamente necessaria per raggiungere il cibo con il becco.
ACUTEZZA - Inoltre, a dimostrazione del fatto che l’azione non è assolutamente casuale, quando alle cornacchie è stato fatto ripetere l’esperimento introducendo un secondo recipiente colmo di sabbia, nessuna delle quattro ha esitato ad affidarsi nuovamente al bicchiere con l’acqua. A dire il vero, i ricercatori non sono rimasti più di tanto stupefatti, come racconta Christopher Bird, co-autore dello studio pubblicato sulle pagine di Current Biology (http://www.cell.com/current-biology/abstract/S0960-9822(09)01455-9): «I corvidi sono animali sorprendentemente intelligenti e spesso sono in grado di competere con i grandi primati nella capacità di risolvere problemi». Peraltro, Esopo non è nuovo a “scoperte” di questo tipo: nella fiaba “La volpe e l’uva” aveva anticipato il fenomeno della dissonanza cognitiva presente nelle scimmie (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/07_novembre_08/scimmie_non_cambiano_idea.shtml). Forse il narratore greco non inventava proprio tutto. Esopo è stato un favolista greco del VII o VI sec, a. C., della cui vita pochissimo ci è noto. Probabilmente frigio di nascita, fu dapprima schiavo: poi, liberato da Xanto, compì numerosi viaggi. Una leggenda narra che, incaricato da Creso, re di Lidia, di portare offerte ad Apollo Delfìco, fu profondamente sdegnato dalla corruzione dei sacerdoti del tempio. Essi per vendicarsi nascosero tra i suoi abiti una coppa d’oro accusandolo poi di averla rubata: gli abitanti di Delfo lo condannarono per questo ad essere gettato dalla rocca Jampea. Un’altra leggenda lo dice gobbo e balbuziente. Esopo, dallo spirito argutissimo e geniale, compose numerose favole, spesso riferite agli animali, ma con trasparenti allusioni al mondo degli uomini. Le redazioni a noi giunte delle favole di Esopo sono dell’età ellenistica: si tratta di 400 favole brevi e di stile sobrio, concluse da una breve morale. I personaggi sono per lo più animali, ma anche uomini e dèi, o piante. Fra i maggiori imitatori delle favole esopiche furono Fedro e La Fontaine. La grande fama di Esopo e dei suoi protagonisti è dovuta alla semplicità e freschezza di efficacia educativa, dai temi perennemente vivi delle favole che riflettono la sapienza morale del popolo ma anche dalla forma allegorica.
Postato il Venerdì, 07 agosto 2009 ore 15:20:01 CEST di Maria Allo |
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