La loro non è una battaglia “politica”, è lotta per la sopravvivenza.
La “conduttrice”: Mariastella Gelmini, intanto sguazza beata ben
lontana dal grido d’allarme di questi disperati, con il suo splendido
bikini bianco e nero, tranquilla che “telefonando” al Ministero le
hanno assicurato che è tutto a posto!
Quest’anno non ci sono particolari novità dice: anzi “addirittura
immissioni in ruolo”: 10000, un numero enorme per i non addetti ai
lavori; se non si cita qualche “taglietto” di 42000 cattedre, posti di
lavoro, teste, vite, redditi. Tagli concentrati in tre regioni già
flagellate dalla disoccupazione: Sicilia, Campania, e Calabria.
Quasi un petit cadeau per ringraziarle della gran quantità di voti
ricevuta da queste aree svantaggiate, che hanno creduto a questo
Governo. Cittadini che oggi mettendo le mani in tasca, fanno i conti,
magari perché le 100 euro del prezzo della loro anima sono finite in
fretta.
Ma si sa, il “regista” Tremonti è molto parco, perché il “produttore”
Lega, che mette i soldi, non intende uscire un soldo, per noi. Solo
ingenui o in malafede potevano pensare il contrario.
Il governo però rilancia la propria azione su quattro punti: e i primi
cui metterà mano saranno fisco e Mezzogiorno. La domanda nasce
spontanea: cosa sarà del mezzogiorno? Diverrà Mezzanotte, avvolto nel
buio più cupo.
Se in tre anni, si sono accaniti con ferocia, ostaggi della Lega, su
questa disperata parte del paese, chi è disposto a credere ancora che
quello che vogliono infliggere non sia solo il colpo di grazia, il
fendente finale, il game over? Si potrebbe obiettare: costruiranno il
ponte! A chi grida perché vuole il pane, lanciano un lussuoso optional.
Ma i siciliani hanno davvero bisogno di ponti? Noi abbiamo bisogno di
lavoro, abbiamo bisogno di quelle migliaia di cattedre tagliate, anche
ai disabili, perché la lotta alla mafia, che ancora oggi ci tiene per
la gola, è una battaglia di cultura, che prima di tutto deve essere
condotta sui banchi di scuola.
Banchi che solo i nostri bambini, vedono per 4/5 ore contro le 8 del
resto d’Italia, come se i nostri figli n’avessero meno bisogno, come se
noi non lavorassimo e non avessimo bisogno di tenere i bambini a
scuola, invece che in quelle, accattivanti strade, scuole di
manovalanza della mafia, o per proteggerli, rimbecillirli davanti la
televisioni, tra i rutti di South park, gli scoreggi dei cartoni di
Boing, e la violenza di Dragon Ball.
E solo per i pochi che hanno la possibilità di pagare rette
stratosferiche, nelle plurifinanziate scuole private.
Questo governo che tanto sbandiera “i suoi successi contro la mafia”,
certi che nessun poliziotto dei nuclei speciali, metterà a rischio la
vita propria e delle famiglie, uscendo dall’anonimato per sbugiardarli,
dicendo loro che i risultati sono stati raggiunti, MALGRADO loro, e i
loro tagli, sappia che l’esercito di disoccupati che sta creando qui,
sarà il nuovo esercito della mafia.
Noi dobbiamo continuare a mangiare, e questo vogliono dirgli i tre
uomini in Via Praga mettendo a rischio la loro vita. Ma nessuno li
ascolta, nessuno parla con loro, nessuno chiederà a Salvo, come vivono
la figlia di un anno e la moglie precaria, il pensiero del loro “uomo”
che dorme in una strada, tra i topi che sguazzano nell’immondizia che
dalle nostri parti non manca. O Giacomo, esile uomo, dalla faccia
pulita sguardo limpido, specchio del suo cuore buono, cardiopatico, che
già lo scorso anno ha messo ha rischio la propria vita, per il proprio
diritto al lavoro e quel nostro.
O Pietro, simpatico e vulcanico uomo di oltre cinquanta anni, che da un
anno grida la propria disperazione, anche lui cardiopatico, e che a
digiuno non può prendere la sua cardioaspirina. Perché la politica è
impegnata a parlare di case e cucine, lodi e governi tecnici.
E ogni tanto a convenienza, cita il popolo, e la sua volontà. E io del
popolo, come i miei colleghi, l’unica volontà che abbiamo è di tornare
ad avere una vita normale, come l’avevamo prima di quel maledetto
Aprile 2008. Intanto i miei colleghi si consumano nel silenzio e
nell’indifferenza del muro di gomma, di queste istituzioni, sorde,
lontane di Kafchiana memoria e anche di colleghi, di genitori, o di
semplici cittadini.
Perché il problema della scuola è il problema di tutti noi, come
genitori, e come siciliani, ai quali stanno togliendo una parte
significativa di ricchezza e cultura, che si ripercuoterà su tutti.
“Non si licenzia chi educa i nostri figli” afferma Obama, salvando
300000 posti di lavoro della scuola, mentre da noi chi deve difenderci
è “chiuso per ferie” e migliaia di mamme di famiglia preparano i
bagagli, lasciano le famiglie, per servire la scuola del fiorente Nord,
che non ci vuole per il ruolo, ma ci usa per le supplenze.
Rosalinda Gianguzzi