La
dominazione araba durò in Sicilia circa due secoli. Attorno all’anno
1072 i normanni assediarono Palermo, un assedio a cui gli arabi
resistettero per diversi mesi.
La battaglia finale tra il conte Ruggero e l’emiro Ayyub Ibn Temin si
combattè nella piana di Bagheria.
La nostalgia degli arabi verso la Sicilia, la Dar el-Islam, fu sempre
molto sentita. In due secoli essi cambiarono il volto dell’isola; vi
portarono migliorìe agricole come anche in Spagna, diedero il nome a
molte località ( da Gibilmanna a Gibellina, dall’arabo gebel che
significa montagna a calata fimi , da ca’là , fortino), introdussero
molte usanza alimentari , dalla cubbaita alla cassata, piante ed agrumi
ed ortaggi, dalla melanzana al limone.
Ma soprattutto vi portarono una cultura destinata a durare nel tempo.
Un’intera biblioteca, quella di S. Martino, conteneva una miriade di
manoscritti che spaziavano nei più diversi argomenti, come ci attesta
la più attendibile opera monumentale sulla conquista musulmana della
Sicilia, quella di Michele Amari.
Tuttavia due periodi con caratteristiche differenti si possono
distinguere durante la dominazione araba . Il primo periodo fu quello
contraddistinto dall’emirato aghlabita di origine tunisina, fino al 910
circa, mentre il secondo fu quando la dinastia degli emiri Kalabiti
presero il potere in Sicilia.
I primi, infatti erano sunniti, questi ultimi, invece, sciiti. E tra le
due confessioni pur essendo entrambi islamiche esistono notevoli
differenze e non solo di tipo formale anche se, per chi è poco edotto
in materia, crede che l’ Islam costituisca un blocco unico, sbagliando.
Fu proprio durante l’emirato sciita che la civiltà araba in Sicilia
raggiunse il suo momento di massimo splendore.
In questo periodo, infatti, gli arabi riuscirono a dare maggiore
impulso all’economia dell’isola; passando ad un sistema fiscale più
equo contro l’elefantiaco burocratismo bizantino.
Sempre in questo periodo vennero costruiti sistemi di irrigazione
simili a quelli che ancora oggi esistono, del tutto funzionanti da
allora, all’Alhambra granadina.
Inoltre, particolare non trascurabile, la tolleranza religiosa tra i
diversi culti costituisce un caso unico ed irripetibile rispetto a quel
fanatismo religioso violento ed ottuso che imperversò nei secoli a
venire e che culminò nella creazione dell’Inquisizione.
La tragedia toccò il culmine nel 1225 quando Federico II di Svevia si
macchiò di un atto imperdonabile; fece deportare migliaia di musulmani
dalla Sicilia verso le Puglie in nome di una aleatoria
re-cristianizzazione dell’isola, proprio quella stessa gente che invece
aveva portato quel principio di convivenza e
tolleranza religiosa.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it