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Pensioni: Contrordine. La lex precox di nonno Silvio, cioè le manovre impotenti.

Opinioni
     Ormai la diagnosi è chiara: si tratta di legislazione precoce. Con tutti gli inconvenienti del caso: scarsa soddisfazione, scarsi risultati e nervosismo diffuso. Il divieto ad usare il periodo del servizio militare e gli anni della laurea  per far mucchio e scalini che portano alla pensione di anzianità è durato appena qualche ora in più dei “preliminari”. Ci hanno messo quasi otto ore ad Arcore ad inventarlo e approvarlo, Maurizio Sacconi ne aveva illustrato i benefici che era ancora lunedì sera e martedì ad ora di cena già si sapeva che la creaturina era nata morta. Non ce l’ha fatta a compiere un giorno di vita, neanche 24 ore è stata la sua durata. Il divieto di “ricongiungimento” dei contributi volontariamente versati, anzi del “comprarsi” per via di contributi anni di anzianità per andare in pensione prima dell’età stabilita dal criterio della vecchiaia non c’è più. Forse varrà per il futuro, forse. Si vedrà…al prossimo tentativo di legislazione precoce.

Il contributo di solidarietà, la super Irpef al 48 e 58 per cento di aliquota sopra i 90 e 150mila euro di reddito ha invece avuto vita più lunga: è durato quasi quindici giorni. Un record a suo modo della legislazione precoce. Al governo il contributo era “scappato”, sfuggito 24 ore prima di Ferragosto. Ventiquattrore prima della fine del mese, sempre quello di Agosto, non c’era più. Altrettanto, circa due settimane abbondanti è durata la “cancellazione di 54mila poltrone” annunciata con orgoglio dal premier e sottolineata da Calderoli. Le Province, ridotte di numero a Ferragosto, sopravviveranno fino alla prossima riforma Costituzionale e i piccoli Comuni, soprattutto i loro sindaci e consiglieri comunali, sopravviveranno e basta. Tre colpi, in serrata sequenza, di legislazione precoce. Molto più di una coincidenza, più che un indizio, diciamo una prova, anzi tre che al governo le leggi gli “scappano” e poi si disperdono.

Perché fanno così, perché legiferano e cancellano in un lampo? Prima risposta: perché sono timorosi, anzi se la fanno addosso. Il contributo di solidarietà colpiva circa seicentomila persone. A Berlusconi, al governo, alla Lega e alla destra che sono terrorizzati di perdere le prossime elezioni seicentomila sono sembrati una cifra enorme, insostenibile. Il contributo sui redditi medio-alti non era un salasso, era anzi un passo giusto nella giusta direzione di far pagare un pezzo del risanamento finanziario a chi guadagna di più e può permetterselo. Era però un passo sbilenco e storto: pagavano solo i redditi e non i patrimoni. In un paese in cui perfino Confindustria chiede di tassare i patrimoni, il governo andava a toccare solo gli stipendi medio-alti e non i patrimoni alti e altissimi accumulati. Comunque seicentomila persone mugugnanti e in odor di tradimento elettorale verso la destra di governo hanno fatto paura e tutta la destra governante se l’è fatta sotto: via il contributo, per carità. Non di patria ma di seggio elettorale.

Il non poter andare in pensione di anzianità, non di vecchiaia si badi bene, colpiva centomila persone abbondanti. Anche questa soglia è stata giudicata insostenibile. Appena i centomila si sono mobilitati, il governo e la destra governante ha preso paura: via il divieto. Seicentomila no, centomila nemmeno: quale la soglia che chi governa l’Italia giudica “tollerabile” da scontentare?

Il secondo motivo, l’altra causa “organica” della legislazione precoce è la debolezza dei lombi. Debolezza che si alimenta di una fantasia infantile: poter realizzare una manovra da 50 miliardi di euro senza colpire nessuno. La terza causa è un mix di ignoranza e presunzione: non sanno, letteralmente non sanno come si fanno le leggi, non sanno dove e come mettere mano e quindi goffamente ci provano. Ci provano e scambiano questo provarci con capacità di seduzione della femmina o del maschio elettore.

Si sono fermati davanti a seicentomila e davanti a centomila e ora raccontano che faranno la festa a milioni di evasori fiscali. Lo raccontano perché sanno che non è vero, che non accadrà. Agli evasori faranno non la festa ma al massimo li inviteranno alla festa di uno scudo-bis fiscale o di un fiscale condono. Questo e non altro c’è dietro il proclama della “lotta alle società di comodo” cui si intestano barche e ville. Se volevano tassare barche e ville bastava tassare barche e ville. Andare a caccia delle società di comodo è un diversivo, o meglio prepara la strada ad un gentile invito: evasori che avete comprati barche e ville a nero mettetele in regola pagando un modesto obolo.

Ma soprattutto la legislazione precoce è quel che inevitabilmente resta quando si rinuncia, per congenita impossibilità a procreare, a dar vita a un corpo sano dell’economia e della società. Rinuncia a fermare la macchina della spesa, quella della politica in primo luogo e quella pubblica di conseguenza. I miliardi veri della manovra che resta sono molti meno dei 50 necessari. Non ne mancano solo dieci come da tabelle ufficiali, ne mancano di più perché tutte le nuove tasse sono sovra stimate nel gettito. E comunque le tasse sono troppe, troppe non per le tasche degli italiani ma troppe in relazione alla minor spesa prevista. Tasse battono tagli tre a uno nella manovra. E questo fa della manovra una scartina da due soldi da giocare sul tavolo dei mercati e dell’Europa che ci chiedono credibilità e solvibilità a medio e lungo termine. In perfetta ed esaltata coerenza con la politica italiana degli ultimi tre decenni, il governo Berlusconi insegue l’aumento di spesa con aumento di tasse. E’ questa la sua prima, conclamata impotenza.

Le altre seguono: nessun coraggio di dire a tutti, proprio tutti gli italiani che basta con le pensioContrordine. La lex precox di nonno Silvio, cioè le manovre impotenti.ni di anzianità. Non si può più, non c’è più cContrordine. La lex precox di nonno Silvio, cioè le manovre impotenti.Contrordine. La lex precox di nonno Silvio, cioè le manovre impotenti.hi ci presta i soldi per pagarle. Non basta a chi alla pensione di anzianità ci arriva con l’anno del militare o quelli del riscatto della laurea, basta per tutti e tutti in pensione a 65 anni, uomini e donne. Da ora e subito. Il coraggio di dire che o così oppure la pensione la prenderanno solo gli attuali cinquantenni e peggio per chi viene dopo, si arrangi. Ma questo coraggio Bossi non ce l’ha, ammesso che abbia il pallottoliere e sia in grado di farne uso. Nessun coraggio di tassare in maniera equanime, modesta ma senza eccezioni, il patrimonio immobiliare. Nessun coraggio di dire a quei mille sindaci-Cobas che i cento e passa miliardi delle aziende dai loro Comuni “partecipate” sono molto di più dei sei miliardi di spesa in meno loro richiesti.

La lex precox di nonno Silvio, le manovre che durano un lampo. E l’italica “gente”, una “tribù” alla volta, che ad ogni colpo mancato e disperso pensa di averla scampata. Ci facciamo o ci siamo? Purtroppo la seconda che hai letto.

Mino Fuccillo
(da Blitz Quotidiano, 31 agosto 2011)
redazione@aetnanet.org








Postato il Mercoledì, 31 agosto 2011 ore 13:24:07 CEST di Giovanni Sicali
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