
Molti docenti sono passati da un’umiliazione ad un'altra, cominciando dalla costrizione nell’uso di un librone rosso utile solo a chi lo ha pubblicato, e proseguendo con la comica apposizione di pallini neri ben fatti, o con la visione di un video streaming buono, nel convincimento di una trasparenza mediatica, come specchietto per le allodole, e per finire con la proposta di una serie di domande docimologicamente incomprensibili e fuorvianti. Le delusioni non finiscono qui, continuano con richieste, più o meno avide, di soldi da parte di sindacati, associazioni e avvocati che organizzano ricorsi e controricorsi, buoni solo per rimpinguare le casse finanziarie di chi li propone. Per ultimo i Tar che in armonia con tutto il sistema, precedentemente descritto, decidono in modo non univoco il destino di docenti speranzosi, ammettendoli, rinviandoli e sospendendoli, a proprio piacimento, dall’iter concorsuale. Così come nel settore finanziario anche in quello dell’istruzione possiamo coniare lo sconfortante termine “Parco buoi” , perché come tali sono stati trattati quei docenti a cui la politica nostrana chiede moralità, efficienza e trasparenza nelle loro quotidiane attività didattiche. Questi docenti, a cui è stata bloccata la progressione degli scatti stipendiali, a cui ci si rivolge, con una buona dose di ipocrisia, per il rilancio di un Paese martoriato da una corruzione dilagante, a cui i tagli lineari hanno portato via anche l’anima del far bene in classe, sono considerati pedine sacrificabili nel nome di ombrosi giochi di potere, necessari per rimpolpare sacche di privilegio, che la nostra Italia non può più permettersi. Forse abbiamo passato il punto di non ritorno per una deontologia professionale all’altezza di tale nome, e si continua imperterriti a costruire inganni e false promesse, che hanno come unico obiettivo il baratro sociale dell’incompetenza.
Aldo Domenico Ficara
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