
Poiché il concorso sarà “di passaggio” tra il passato e il futuro percorso di formazione/reclutamento dei docenti, credo sia importante introdurre elementi fortemente innovativi (eventuali inevitabili incongruenze potranno essere via via sanate). Premesso ciò, offro qualche proposta, che raccoglie il contributo di tanti.
Innanzitutto un concorso in due tappe, a numero programmato con validità triennale. Nella prima fase verifica non tanto della conoscenza della materia (che si suppone sia stata fornita e certificata dalle università e la cui ulteriore verifica può avvenire con test on line, corretti e paragonati elettronicamente al voto di laurea, senza costose commissioni), quanto piuttosto dell’idoneità ad essere un valido docente, attraverso simulazione di lezione e colloquio attitudinale.
Per chi supera questa prima fase del concorso non immediata assunzione definitiva, ma accesso ad una ulteriore fase di formazione sul campo. Estensione del previsto anno di “tirocinio formativo attivo” a due anni, assunti con contratto formativo, durante il quale si contribuisce al piano dell’offerta formativa e a coprire le supplenze.
Apertura del “portfolio del docente” on line sul sito del Miur, aggiornato fino a fine carriera. In tale periodo, il docente-in-formazione, seguito dall’università e dal tutor, è introdotto alle tecniche didattiche ed educative, partecipa a sessioni di supervisione e di peer evaluation, e redige una tesi che “perfeziona” il concorso. Da quel momento scatterebbe l’assunzione a tempo determinato, con modalità anch’esse da rinnovare. Ma questo discorso merita una prossima puntata...
Per i docenti assunti in tale modo, inizio di un nuovo percorso professionale che prevede: formazione continua, confronto costante con le migliori prassi didattiche ed educative, riconoscimento professionale delle specializzazioni oggettivamente acquisite, incarichi relativi alla didattica e all’organizzazione della scuola. Sono proposte che, ovviamente, hanno tutti i limiti di interventi parziali, ma sono condizioni necessarie, anche se non sufficienti, per costruire una pedana di lancio per la riforma complessiva del sistema di istruzione italiano, oggi politica urgente e primaria per uscire dalla crisi.
Letizia De Torre http://www.europaquotidiano.it
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