![](images/articles/mario-draghi-presidente.jpg)
Ma a scuola no, caro presidente, a scuola non si può calcolare lo studio, e il risultato dello studio, con i mucchietti di lenticchie, non si può definire la conoscenza con i dati statistici, non si possono spiegare gli apprendimenti con i contrassegni numerici. No! Non si può. Si rischia di prendere fischi per fiaschi, si rischia di definire la sete di conoscenza con il teorema di Pitagora, si rischia di mettere il dolore dell’uomo tra le ascisse e le ordinate.
Si rischia di valutare le Madonne del Botticelli da quanto colore è servito. Si rischia di conteggiare la teoria della relatività di Einstein dal peso dei foglietti usati. Si rischia di valutare i Promessi Sposi dal numero delle pagine del libro. A scuola vige la legge della Qualità. “Na n’ura Diu lavura”, dicevano i nostri Avi. “Li rosi non si vìnnunu a pisu / a mazzi ‘i vinti o deci, sù la sò spisa!”, dice l’amico poeta Pasquale Musarra.
Lo studio, la conoscenza e l’apprendimento non si misurano a ore o a lezioni, come l’impegno, la fatica e la perseveranza non si misurano a giornate o a gocce di sudore.
Perché i ragazzi non sono bulloni e gli insegnanti non sono tornelli. E non è una campanella in più o in meno a fare la differenza, ma la voglia di conoscere e la volontà di imparare. Con fatica, con impegno, con coraggio. Con la testa e il cuore.
Che non si trovano di certo… a fine giugno!
Angelo Battiato