Il frigidarium è andato distrutto in seguito a un terremoto, avvenuto tra il 540 e il 620 d. C. . Il sito di Sagalassos negli ultimi anni ha attirato l’attenzione dei ricercatori, che vi hanno rinvenuto anche una statua dell’imperatore Adriano e la testa di una statua raffigurante Faustina maggiore, moglie dell’imperatore Antonino Pio. Marco Aurelio compare con le tipiche calzature militari, decorate con effigi di leoni. Si ritiene che il torso dell’imperatore fosse coperto da un’armatura in bronzo, andata perduta dopo il sisma. Marco Aurelio governò l’impero tra il 161 e il 180 d.C.
La storia lo ricorda più per la sua passione verso la filosofia stoica che per le sue imprese militari. Eppure fu un condottiero che diede prova di mirabile visione strategica, ristabilendo l'ordine e la pace in Oriente e lungo le rive del Danubio e ricacciando i barbari che avrebbero potuto minare l'integrità dell'impero"
"La durata della vita umana non è che un punto e la sostanza è un flusso, e nebulose ne sono le percezioni, e la composizione del corpo è corruttibile, e l'anima è un turbine, e la fortuna imperscrutabile, e la fama cosa insensata ... E dunque, cosa c'è che possa guidare un uomo? Una cosa e solo una, la filosofia".
Un pò di storia
Marco Annio Catilo Severo - questo il vero nome dell'imperatore universalmente noto come Marco Aurelio - nacque a Roma, in una villa sul monte Celio, il 26 aprile del 121 d.C. Discendente secondo la tradizione da Numa Pompilio e dal re dei Salentini, Malemmio, di carattere serio e riservato fin dalla più tenera infanzia, non appena fu in grado di fare a meno delle nutrici venne affidato ai migliori precettori sotto la guida dei quali apprese i principi della filosofia.
Il bisnonno paterno, Annio Vero, era originario della Spagna Inferiore e aveva fondato le fortune della famiglia raggiungendo le cariche di Senatore e Questore. Il nonno di Marco fu tre volte console, mentre il padre si accontentò di un fortunato matrimonio d'interesse con Domizia Lucilla, appartenente a una facoltosa famiglia proprietaria di una fabbrica di tegole.
L'imperatore filosofo era solito ripetere ai suoi più intimi collaboratori il detto di Platone secondo il quale le città fiorirebbero se fossero governate da filosofi o se i governanti governassero con filosofia. Continuò a lavorare fino all'ultimo. Colto da un misterioso morbo, forse peste, nell'accampamento nei pressi di Vindobona durante la terza campagna conto i Marcomanni e i Quadi (iniziata nel 178 d.C.) chiamò vicino a sé il figlio Commodo del quale aveva già cominciato a saggiare l'immoralità e la crudeltà.
Chiese al figlio di portare a termine le operazioni di guerra perché non fosse additato come traditore, ma questi rispose che temeva per la sua salute ed intendeva lasciare subito l'accampamento per timore di essere contagiato. Fedele fino in fondo alla morale stoica, Marco non lo contraddisse, lo lasciò libero di agire di sua iniziativa, ma lo pregò almeno di aspettare qualche giorno.
Ormai desiderava morire. Digiunò per quattro giorni aggravando la sua salute. Il sesto giorno chiamò accanto a sé gli amici più intimi e chiese loro: "Perché piangete per me?" e poi, vedendo che si allontanavano temendo il contagio, disse ancora: "Vedo che volete congedarvi da me, ma io lo faccio prima e vi saluto.".
Il settimo giorno, viste le sue condizioni, chiamò di nuovo accanto a sé il figlio poi, dopo averlo allontanato, si coprì il capo come se volesse dormire e durante la notte spirò. Era il 17 marzo del 180 d.c. "Parti dunque, e il tuo cuore sia sereno e propizio. Sta pur sicuro: sereno e propizio è anche Colui che dissolve" (Marco Aurelio - Pensieri).