Nell’emendamento
alla “Legge di stabilità” (così si chiama ora la Legge finanziaria) che
il governo varerà la prossima settimana, dopo essere stato battuto ieri
in commissione, potrebbero anche esservi 250 milioni di euro per le
scuole paritarie private, secondo le promesse fatte recentemente dal Ministro Tremonti.
Se così fosse saremmo di fronte al tradimento del dettato
costituzionale, tenuto conto che l’art.33 della Costituzione prevede
che spetta alla Repubblica istituire scuole statali per tutti gli
ordini e gradi e che enti e privati hanno il diritto di istituire
anch’essi scuole e istituti di educazione ma “senza oneri per lo
Stato”.
Una interpretazione “elastica” della norma ha reso possibile
l’intervento finanziario dello Stato alle scuole paritarie, intervento
che nell’ultimo decennio si è aggirato all’incirca su 500 milioni di
euro all’anno. n linea di principio Italia dei Valori ritiene che tra
le funzioni primarie dello Stato vi debba essere quella di garantire un
sistema di formazione ampio ed articolato e presente su tutto il
territorio nazionale. Con la piena effettività del diritto allo studio,
specie per i più bisognosi, in applicazione all’articolo 34 della
Costituzione, secondo cui “i capaci e meritevoli, anche se privi di
mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Un
partito, come Idv, che si definisce post-ideologico, sempre in linea di
principio, non preclude la possibilità che a fianco del sistema
pubblico esista anche un sistema privato di formazione, secondo il
principio di sussidiarietà. Con questo spirito in una nostra mozione
discussa alla Camera lo scorso mese di maggio abbiamo impegnato il
governo ad “intervenire per garantire l’efficienza scolastica a tutti i
livelli ed il ruolo di aggregazione sociale e civile svolto dal sistema
formativo italiano ed a sostenere lo sviluppo dell’iniziativa privata
nel settore formativo”. Italia dei Valori ha ben chiaro tuttavia che la
priorità deve essere il sistema pubblico, rispetto al quale quello
privato può solo svolgere un ruolo sussidiario. Detto in altri termini
ciò significa: i fondi dello Stato devono in primo luogo garantire un
efficiente funzionamento del sistema formativo pubblico e solo dopo
possono essere destinati a sostenere quello privato. Ora è di tutta
evidenza che in un momento in cui il governo procede a tagli
apocalittici all’istruzione pubblica ( nello specifico 123,3 milioni di
euro per l’istruzione prescolastica, 780,1 milioni di euro per
l’istruzione primaria, 208,3 milioni di euro per l’istruzione
secondaria di primo grado e 841,6 milioni di euro per quella di secondo
grado, in tutto quasi 2 miliardi di euro) vadano di pari passo tagliati
anche a quella privata. Se a ciò aggiungiamo il taglio del 90% delle
borse di studio (da 246 milioni di euro dello scorso anno a 25,7 del
2011) ci rendiamo conto della insostenibilità della situazione. In
proporzione i fondi destinati alle scuole private avevano subito una
decurtazione meno pesante (253 milioni di euro su 534). L’idea che ora
possano essere integralmente reintegrati ci sembra inaccettabile. Prima
si ripristini il diritto allo studio nella scuola statale e dopo,
eventualmente, si sostenga quella privata! (di Antonio Borghesi in
http://www.politicamentecorretto.com/)
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