"Nell’antica Roma, il
dilemma, era su chi doveva controllare e dirigere l’educazione, ma
Quintiliano non si preoccupa delle finalità che potrebbe conseguire la
scuola statale o quella privata, ma piuttosto dei migliori risultati
che può conseguire l’educazione scolastica nella sua collettività nei
confronti dell’educazione individuale. Qui Quintiliano esalta il valore
educativo della scuola come comunità; l’insegnamento individuale è
soltanto istruzione; la scuola intesa come piccola società è invece
vera educazione, vera formazione nella quale l’alunno apprende a vivere
socialmente, si abitua a trattare con i suoi simili, aiuta l’accrescere
dei rapporti interumani"/(sic, dalla "voce": Quintiliano)
Siamo da tempo scesi dalle spalle dei giganti e vaghiamo nel buio,senza
prospettive, ignoranti e presuntuosi. Se il nostro Paese sedicente
libero,democratico e repubblicano, avesse avuto a cuore le sorti della
scuola e della cultura, avrebbe meglio letto studiato e custodito la
propria storia e non avrebbe certo mandato in Parlamento certi figuri,
né digerito certi sproloqui da rais, né tanto meno l'ecolalia di
quell'ancilla che presiede un così importante e delicato Ministero
Purtroppo... Ma si è visto forse stamattina nelle piazze d'Italia
levarsi in arme il popolo degli studenti , degli intellettuali degli
operai dei proletari per difendere la scuola pubblica e cacciare via i
responsabili di tanto decadimento? Il paradosso: forse saranno i
prelati a difendere ora la scuola statale!
Nuccio Palumbo
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