Il 2 agosto 2010
diventa legge la manovra finanziaria (D.L. 78) da 25 miliardi di euro
per fronteggiare la crisi dei “debiti sovrani”. Gli stipendi dei
pubblici dipendenti vengono bloccati fino alla fine del 2012. Per tre
anni niente aumenti, niente contratto, niente scatti di anzianità.
Dal 1 gennaio 2011 parte il “cedolino unico”. Le scuole subiscono lo
scippo dei fondi contrattuali. Quasi due miliardi di euro vengono
spostati materialmente nelle casse del Ministero dell'economia.
L’assegnazione dei fondi è quindi solo virtuale.
Molte indennità vengono cancellate di colpo. Tra queste c’è anche
quella per le missioni all’estero dei docenti durante i viaggi di
istruzione. Una norma ingiusta e inutilmente punitiva nei confronti di
una categoria di lavoratori il cui impegno in quelle occasioni è
totalizzante, tenuto conto che l’obbligo di vigilanza sui minori si
snoda durante tutto l’arco della giornata. La cancellazione
dell’indennità di missione all’estero insieme all’entrata in vigore del
riordino sulla scuola secondaria di secondo grado fanno scattare la
dura protesta di molti docenti che, fin dall’inizio dell’anno
scolastico si rifiutano di programmare viaggi di istruzione all’estero.
Chi beneficia di misure così assurde e incomprensibili? Non certo
l’utenza che deve subire un'offerta formativa
ridotta.
Ma non è finita. Vengono prese di mira le lavoratrici del pubblico
impiego (tutte frustrate, secondo Brunetta) e i settori della
conoscenza ad alta concentrazione di lavoro femminile sono i più
penalizzati. Le dipendenti pubbliche non potranno più andare in
pensione a 60 anni, come le colleghe del settore privato, ma dovranno
aspettare di aver compiuto 65 anni di età. Si consuma così un’altra
spaccatura tra lavoratori.
Bloccati gli scatti di anzianità. Ma la norma più ingiusta rimane
quella del blocco degli scatti di anzianità che colpisce docenti e Ata.
Un vero e proprio accanimento per un comparto come quello della scuola
con una retribuzione media (dati Aran) di 29.000 euro lordi e senza
altre forme di avanzamento di carriera. Si consuma l’ennesima
ingiustizia nei confronti della scuola perché si mettono sullo stesso
piano lavoratori con condizioni di partenza molto diverse. Basti un
solo esempio: un collaboratore scolastico, stipendio lordo di 20.000
euro, con il taglio degli scatti ci rimette in media 750 euro l’anno,
mentre un dirigente dello stato, stipendio lordo di 92 mila euro, solo
100 euro. Infatti, la manovra taglia il 5% dello stipendio a chi
guadagna tra 90 e 150.000 euro all’anno e il 10% se l’importo eccede i
150.000 euro.
Il ritorno del lavoro minorile. Il 9 novembre 2010 diventa legge il
“collegato al lavoro” (legge Sacconi). Continua l’opera di manomissione
dei contratti pubblici. Sarà il governo, e non più la contrattazione, a
rivedere le norme sui congedi, il part time, i permessi e le assenze
dei dipendenti.
L’occasione è buona per introdurre norme odiose e retrograde come
quella sull’apprendistato. L’obbligo scolastico si può assolvere,
anziché tra i banchi di scuola, nelle fabbriche andando a lavorare a
soli 15 anni. Una palese violazione della Costituzione e un
abbassamento dell'obbligo scolastico fissato a 16 anni dalla legge
Fioroni da assolvere nella scuola o nella formazione professionale.
Prosegue l’accanimento nei confronti dei precari ai quali vengono dati
solo 60 giorni, dall’approvazione della legge, per contestare termini
contrattuali ritenuti illegittimi. Un esercito di precari si vede
sbarrare la strada per il riconoscimento di diritti conquistati insieme
al sindacato dopo anni di lotte.
A dicembre 2010 la legge di stabilità per il 2011, completa l’opera di
“risanamento”, proiettando il trend negativo anche negli anni futuri,
2012 e 2013.
La legge di stabilità assegna, per il 2011, ai comparti pubblici della
conoscenza circa un miliardo e al sistema privato quasi mezzo. Delle
risorse disponibili per la conoscenza, più di un terzo viene quindi
utilizzato per finanziare l’offerta formativa privata.
Non bisogna dimenticare che con la legge di stabilità restano
confermati i tagli lineari già programmati attraverso le diverse
finanziarie: ad esempio i finanziamenti della legge sull’autonomia
scolastica (legge 440/97) passano dai 258 milioni di euro del 2001 a 88
milioni nel 2011.
Questa sequela incessante di tagli alla scuola impone alle famiglie di
contribuire al funzionamento ordinario. Ma così si aggira il principio
costituzionale per cui “L'istruzione inferiore, impartita per almeno
otto anni, è obbligatoria e gratuita” (art. 34).
Decreto sviluppo. Luglio 2011
Il 6 luglio 2011 diventa legge il Decreto sviluppo. Il tormento
continua (art.9). Unica novità positiva le stabilizzazioni, ma i
precari vengono messi sotto ricatto.
Rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.
Modificato il Decreto Legislativo 368/2001 che applica in Italia la
direttiva comunitaria sui tempi determinati. La modifica introdotta non
consente al personale precario della scuola di ottenere la conversione
del rapporto di lavoro dopo 36 mesi di servizio.
Nuovo spostamento del termine delle operazioni di inizio d’anno. Le
operazioni di inizio d’anno si concludono entro il 31 agosto di ogni
anno anziché entro il 31 luglio. Negli ultimi anni c’è stato un
balletto continuo di questa data che finisce per aumentare il caos
organizzativo.
Aggiornamento triennale delle graduatorie ad esaurimento dei docenti. I
docenti potranno aggiornare il loro punteggio ogni tre anni. È
possibile chiedere il cambio di provincia (solo una), sulla base del
punteggio maturato.
Blocco mobilità territoriale neo immessi in ruolo. I docenti immessi in
ruolo a partire dal 1. settembre 2011 non potranno spostarsi di
provincia per i primi cinque anni.
Piano triennale di assunzioni docenti e Ata. Miur e Mef decideranno
annualmente, senza costi aggiuntivi per i conti pubblici, sulla base di
una specifica sessione negoziale, un piano di assunzioni nel triennio
2011-2013 combinando i posti liberi in organico di diritto e il turn
over.
Utilizzo graduatorie ad esaurimento 2010/2011. 10 mila posti docenti
verranno assegnati sulla base delle vecchie graduatorie. Si tratta di
una norma di dubbia legittimità costituzionale destinata ad aumentare
il caos durante le operazioni di inizio d’anno.
Legge finanziaria. Luglio 2011
Il 17 luglio il governo approva la finanziaria 2011. Di nuovo si
infierisce sulle retribuzione dei dipendenti pubblici.
Blocco delle retribuzioni. Gli stipendi dei pubblici dipendenti restano
bloccati fino al 2014. Un anno in più rispetto al blocco triennale
stabilito con la manovra del 2010. La perdita per i lavoratori è
tangibile come dimostrano le tabelle elaborate dalla FLC subito dopo
l’approvazione della manovra di luglio. Ma, nonostante i fondi
destinati alla contrattazione non aumentino, si introduce la
possibilità di diversificare la distribuzione del salario accessorio.
Il 50% di eventuali, improbabili, risparmi delle amministrazioni,
invece di andare a rimpinguare lo scarso stipendio del personale, dovrà
essere utilizzato per applicare il Dlgs 150/2009 (le brutte norme
Brunetta sulla premialità).
Tagli e ingovernabilità della scuola. Per la scuola si conferma
l'assurda politica degli anni scorsi: organici bloccati alla
consistenza del 2011-2012 nonostante l’aumento degli alunni, docenti
inidonei all’insegnamento per motivi di saluti costretti a coprire
posti ATA già occupati dai precari che così verranno licenziati (3.600
posti). Il danno per i diretti interessati, per i precari Ata e per la
funzionalità delle segreterie è enorme.
Riconferma del blocco degli scatti di anzianità, stretta
sull’integrazione degli alunni con disabilità, più controlli sulle
certificazioni ed esodo forzato degli insegnanti non specializzati sui
posti di sostegno.
Vengono annullati tutti i comandi (296 tra docenti, Ata e dirigenti)
all’INVALSI e all’ANSAS (ora nuovamente INDIRE) con perdita di un
patrimonio enorme di professionalità e con il licenziamento di
altrettanti precari nella scuola.
La scuola primaria e la secondaria di primo grado vengono aggregate
tutte in istituti comprensivi che mantengono l’autonomia solo se hanno
almeno 1.000 alunni, 500 nelle zone più disagiate. Una misura di dubbia
legittimità considerato che si tratta di operazioni di dimensionamento
della rete scolastica che non sono di competenza dello Stato ma delle
Regioni e prevedono un articolato percorso di condivisione con i
comuni. Se questa norma sarà applicata il numero delle scuole autonome
si ridurrà di 1.130 unità con la conseguente perdita di altrettanti
posti di Ds e Dsga. Inoltre, con l’aggregazione verranno tagliati
ulteriori 1.760 collaboratori scolastici per effetto della diversa
distribuzione degli organici in base alle dimensioni delle scuole.
Nel caso in cui il numero di alunni dovesse essere inferiore a 500 la
scuola sarà affidata ad un reggente. Ciò significa che centinaia di
scuole saranno affidate in reggenza con pesanti ricadute sul piano
organizzativo, occupazionale e finanziario. Riducendo gli esoneri e i
semiesoneri per i collaboratori del dirigente, la manovra mette
ostacoli a una buona gestione e organizzazione delle scuole,
soprattutto nelle situazioni più complesse. Questi interventi, che
rappresentano il coronamento di un processo scientemente organizzato
per rendere debole e ingovernabile la scuola pubblica, lasceranno
migliaia di scuole prive di una dirigenza stabile trasformandole
definitivamente in istituzioni prive di forza educativa e di effettiva
direzione: una nave piena di falle e di indicibile sofferenza
pedagogica, didattica, professionale.
Entro 12 mesi dall’entrata in vigore della manovra verrà emanato un
decreto sui percorsi di istruzione e formazione professionale per
renderli coerenti alle modifiche ordinamentali al sistema di istruzione
secondaria superiore. Un ulteriore passo verso la creazione di un
sistema alternativo alla scuola pubblica per adempiere all’obbligo di
istruzione fuori del sistema di istruzione.
Infine c’è, nell’art. 29, una norma insidiosa che liberalizza le norme
sul collocamento. Le istituzioni scolastiche di secondo grado e le
università, pubbliche e private, potranno svolgere attività di
intermediazione al lavoro, attraverso la pubblicazione on line dei
curricoli dei propri studenti.
Gli interventi sulla giurisdizione. Introdotta una norma capestro per
cui i costi sostenuti dallo Stato soccombente nel contenzioso ricadono
sulle categorie interessate e se la Corte Costituzionale dichiara nulla
la norma sulle stabilizzazioni tutte le assunzioni effettuate sono
nulle di diritto. Una vera e propria norma ad personam, scritta per
salvare i tagli del ministro Gelmini dai ricorsi della FLC Cgil e dalle
relative sentenze del Tar che li hanno dichiarati illegittimi,
interpretando retroattivamente una norma della finanziaria 2002. Non ci
stupisce da un governo che ha fatto delle leggi ad personam una
consuetudine.
La legge torna ad accanirsi contro disoccupati, lavoratori e pensionati
imponendo il pagamento di un contributo che finora non c’era, una vera
e propria sui ricorsi in materia di lavoro e previdenza. Difendersi non
è più un diritto, ma un lusso.
Il tormentone delle visite fiscali. Abbiamo perso il conto di tutte le
volte che con leggi, codicilli, circolari e quant'altro il governo è
intervenuto sulle visite fiscali. Si è superato davvero il limite della
decenza. Ecco l'ultimo (sarà l'ultimo?) di questo poco divertente
tormentone.
Con una modifica al Dlvo 165/2001 si rende obbligatoria la visita
fiscale dal primo giorno di assenza solo nei casi in cui essa si
verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non
lavorative. Viene però introdotto l’obbligo di disporre il controllo
sulle assenze per malattia valutando “la condotta complessiva del
dipendente e gli oneri connessi all’effettuazione della visita, tenendo
conto dell’esigenza di contrastare e prevenire l’assenteismo”. Una
discrezionalità inaccettabile, che utilizza come strumento la
discriminazione fra il personale da controllare e cerca di risolvere il
problema dell’alto costo per i controlli. Per sostenere i costi degli
accertamenti medico-legali sono destinati alle amministrazioni 70
milioni che andranno tolti ai finanziamenti per la spesa sanitaria, un
settore che nel 2014 avrà lasciato sul campo oltre 13 miliardi. Un
ulteriore folle intervento voluto da Brunetta per rendere applicabile
una riforma inapplicabile. Il danno per i cittadini è enorme perché
saranno loro a pagare, con la riduzione dei servizi e l'aggravio di
ticket, l’aumento di queste spese superflue.
Il miraggio di una povera pensione. La manovra anticipa dal 2015 al
2013 l'aggancio delle pensioni di anzianità all'aspettativa di vita.
Questo significa che dal 2013 si avrà un incremento di circa 3 mesi del
momento di pensionamento.
Ulteriore differimento del pagamento delle pensioni di anzianità
rispetto alla manovra dello scorso anno. Un mese in più per il 2012,
due mesi in più per il 2013 e tre mesi per il 2014, anche per chi ha
già maturato 40 anni di contributi. E senza che questo comporti alcun
beneficio sull'assegno di pensione.
Si allontana quindi la prospettiva della pensione, ma si avvicina e
cade pesantemente la scure sugli importi a cui viene decurtata
l'indicizzazione.
Restano invariati i costi impropri della politica.
Manovra anticrisi. Agosto 2011
Il governo approva la manovra anticrisi. L'Europa ci impone di
anticipare il pareggio di bilancio al 2013: 45,5 miliardi di euro nel
biennio 2012-2013. Sale così a 125,5 miliardi di euro il costo
complessivo delle misure finanziarie approvate dal Governo in meno di
un mese. Un pacchetto di misure a dir poco sconvolgenti per il ceto
medio e i dipendenti pubblici. I tagli agli Enti locali e alle Regioni
mettono in ginocchio il welfare locale a cominciare dalla chiusura di
molte scuole materne. Il diritto allo studio riceve un altro colpo
mortale con la riduzione di 6 miliardi dei trasferimenti.
I grossi patrimoni sono graziati, la lotta alla grande evasione e al
lavoro nero è rimandata a un futuro indefinito. La gravità della
situazione, invece, avrebbe richiesto misure più strutturali come
propone la CGIL che da tempo propone l'introduzione della patrimoniale
oltre gli 800 mila euro.
Queste le principali misure che colpiscono la scuola.
• Finestra mobile per le pensioni di anzianità. I
pensionandi della scuola, a requisiti maturati, ritardano di un anno il
collocamento a riposo. Questa misura disincentiva le pensioni di
anzianità con conseguenze negative sulle future stabilizzazioni legate
a doppio filo con il turn over. Sono fatti salvi i dipendenti che
maturano i requisiti della pensione di anzianità entro il 31 dicembre
2011.
• Festività infrasettimanali. Le festività non
religiose, sulla base di un successivo DPCM, verranno anticipate al
venerdì precedente o al lunedì seguente la prima domenica successiva o
coincideranno con la domenica. In pratica si eliminano i “ponti
lunghi”. Su questo tema la CGIL ha avviato una raccolta di firme per
salvaguardare le festività civili.
• TFR sulle pensioni di anzianità. Verrà liquidato
dopo 24 mesi dalla data della cessazione dal servizio. Mentre per il
collocamento a riposo d'ufficio (compimento 65 anni o raggiungimento
dei 40 utili a pensione) il differimento è di 6 mesi. Attualmente
l'attesa era di solo tre mesi, il “tempo tecnico” per il pagamento.
• Tredicesima mensilità. Pagamento rinviato all'anno
successivo e rateizzato in tre tranche per tutti quei dipendenti la cui
amministrazione non raggiunge gli obiettivi di riduzione della spesa
previsti dalle diverse finanziarie. Un vero e proprio furto sullo
stipendio a danno dei dipendenti che non hanno responsabilità del
mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa che
invece fa capo ai massimi dirigenti dell'amministrazione e allo stesso
ministro.
• Sede di lavoro in ambito regionale. Il datore di
lavoro, sulla base di esigenze organizzative, può imporre al lavoratore
di svolgere la propria prestazione su sedi diverse. Criteri e procedure
si regolano in contrattazione. Ma il datore di lavoro può, in assenza
di accordo, decidere unilaterlamente sulla base di una semplice
informativa al sindacato.
• Trattenimento in servizio oltre i limiti d'età. Si
invertono le regole per cui sarà l'amministrazione a decidere
unilateralmente se accettare o meno il trattenimento in servizio del
dipendente che ha superato i limiti d'età. Finora era il dipendente che
in base ai requisiti specifici di comparto poteva esercitare tale
diritto.
Quest’ultima manovra, non avevamo dubbi, peggiora le condizioni di
lavoro di milioni di persone e conferma la pulsione ideologica del
ministro Sacconi che approfitta del decreto anticrisi per inserire
misure che non hanno alcun peso nell'uscita dalla crisi. Non apre
alcuna prospettiva di crescita e di sviluppo.
La FLC dichiara subito una lotta durissima contro queste misure
antipopolari e antidemocratiche e per il loro ritiro durante la
discussione in Parlamento.
La Cgil annuncia lo sciopero generale e chiede a Cisl e Uil di dare più
efficacia alle azioni di contrasto a difesa dei diritti dei lavoratori.
(da Flc-Cgil)
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