Fra qualche
giorno finirà l’incubo e la tensione per coloro che, dopo aver superato
la non facile prova di preselezione, sono ancor immersi tra le “sudate
carte” e si preparano ad affrontare il 14 e 15 dicembre le
prove scritte del concorso per diventare “dirigenti” nelle scuole
italiane.
Le due prove scritte anche se diverse nella forma , la prima come
“saggio” e la seconda come “analisi di un caso” tendono a rilevare la
buona stoffa del futuro dirigente scolastico.
Occorre, infatti, manifestare con chiarezza la propria idea di scuola e
come nel groviglio della normativa si consegue l’obiettivo della
crescita e formazione integrale degli studenti.
Nel saggio si affronteranno i temi connessi all’organizzazione e
alla gestione della scuola, mentre nell’analisi del caso si
dimostrerà, quasi mettendosi in situazione come , da dirigente ,
ci si comporrebbe in situazioni similari.
Sarebbe auspicabile che la Commissione desse unitarità tematica
alle due prove consentendo di esplicitare nella seconda
prova quanto dichiarato nella prima, ma tale previsione non è
contemplata.
E’ certo però che la commissione leggendo gli elaborati vorrebbe
“incontrare” e quasi “vedere” delle persone competenti, intelligenti,
capaci di risolvere le questioni scolastiche , che
dimostrano di amare la scuola e di volerla migliorare nella qualità e
nell’efficienza. Coloro che elencano ostacoli e difficoltà , quasi
specialisti nella “complicazione degli affari semplici” non sono
indicati per dirigere la scuola.
L’eccessiva e prolungata enunciazione di teorie pedagogiche, le
prolisse citazioni, l’elencazione di norme con numeri e date - ci
vogliono anche, ma senza eccedere e senza legarle ai nomi dei ministri:
Berlinguer ,Moratti, Fioroni. Gelmini , Brunetta - non sempre
contribuiscono a rendere manifesta l’idea di scuola del candidato e,
restando sul generico e sul teorico, non si evince la vera
competenza manageriale del futuro dirigente, colto, operativo,
sensibile e attento agli studenti, capace di comunicare ed interagire
con studenti, docenti e genitori.
Il dirigente leader e manager, tutor didattico e formatore,
professionista dell’educazione, non sempre si manifesta tra le
righe dell’elaborato del concorso, ma la prova scritta ha questa
funzione.
Tra i consigli pratici da dare, alla vigilia delle prove, mi
permetto suggerire di non pensare di scrivere un trattato
teorico, non ripetere l’enunciato del titolo assegnato e non esagerare
nell’uso degli acronomi come ad esempio: Il DS, in
collaborazione con il DSGA, predispone il P.A. che, sentiti gli EE.LL,
risponde alle indicazione del POF, carta di identità dell’I.S.,
elaborato dal CD, e approvato dal CDI .
Se poi si affronta il tema della valutazione vengono fuori le UDA, il
PEP, il PECUP gli interventi didattici mediante il CLIL e le
prove OCSE-PISA, Per gli aspetti amministrativi ci sarà il
CIC , il DURC e la dichiarazione di tracciabilità
Le tante sigle scolastiche, utili nel linguaggio comune, risultano poco
opportune nel saggio del concorso, già carico di DPR e D L e
Dlg. Così pure la ripetizione della sigla POF del temine
“autonomia scolastica” con i diversi aspetti applicativi (
organizzativa amministrativa, didattica, gestionale) stanca la
lettura del testo
Il saggio, ben impostato, costruito attraverso uno schema che prende in
considerazione tutte le tematiche del testo assegnato,
dovrà avere la caratteristica della chiarezza, dell’ordine, della
consequenzialità nelle diverse fasi di svolgimento, della coerenza con
i principi pedagogici, e della completezza nel coinvolgimento di tutte
le componenti della scuola, senza dimenticare gli studenti, i genitori,
i docenti o il personale Ata.
Non serve al termine dello svolgimento usare l’espressione :
“in conclusione” , ma è più opportuno evidenziare le
prospettive future della tematica trattata: cosa succederà dopo, quali
saranno i miglioramenti apportati nell’organizzazione della
scuola nell’ottica della qualità e dell’efficienza del servizio
scolastico
Nella seconda prova relativa all’analisi del caso, anche se è
suggerita una forma schematica di analisi delle questioni e delle
problematiche evidenziate oltre al riferimento delle norme
relative, occorre pur sempre, anche se in forma breve, manifestare la
propria idea ed esprimere un giudizio di merito sulla questione,
facendo notare che la soluzione proposta non potrà essere l’unica
possibile, ma le soluzioni scaturiscono dai diversi
contesti e dalle variegate esigenze ed interpretazioni
delle norme specifiche.
Auguriamo buon lavoro e positivi risultati. In bocca al lupo.
Giuseppe Adernò
redazione@aetnanet.org