“Il
presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica
amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi», è la nuova
formula da indicare sui certificati rilasciati dalle amministrazioni
pubbliche, scuole comprese. Introdotta con decorrenza 1° gennaio 2012
con la legge di stabilità di quest'anno (l. n. 183/2011, art. 15), essa
è richiamata dal nuovo ministro Filippo Patroni Griffi, successore di
Renato Brunetta al dicastero della pubblica amministrazione e della
semplificazione, in una direttiva da poco emanata, la n. 14 del
2011.
Via del tutto certificazioni
anagrafiche e di studio, nulla osta e quant'altro al momento di
presentare domanda di iscrizione o di trasferimento a una scuola. Via
anche i certificati di servizio dei precari e, a rigore, le
dichiarazioni di equipollenza rilasciate dalle autorità consolari sui
certificati di studio di alunni stranieri. I quali si continueranno a
richiedere e presentare, sono documenti che sarebbe piuttosto
complicato ottenere dalle autorità straniere e che non soggiacciono
alla normativa nazionale, ma la cui efficacia ai fini dell'iscrizione a
una determinata classe dovrà essere attestata dalle autorità consolari
o della Farnesina, alle quali andrà richiesta direttamente senza
disturbare gli utenti. E sarà decertificazione, neologismo usato nella
stessa direttiva, per definire i nuovi rapporti che i pubblici uffici
dovranno intrattenere d'ora in poi con cittadini e utenti, ai quali non
dovranno più assolutamente richiedere certificati relativamente a
stati, qualità e fatti personali, di cui siano già a conoscenza o i cui
dati siano in possesso di altre amministrazioni. Eventualmente, solo
dichiarazioni personali sostitutive di certificazione o dell'atto di
notorietà. Fin qui non sarebbe una grande novità, però, dal momento che
il regolamento in vigore già prevede che i cittadini possano presentare
dichiarazioni personali in luogo della tradizionale documentazione
amministrativa (decreto del Presidente della repubblica n. 445 del
2000). La novità è che i pubblici uffici non potranno nemmeno più
accettare i certificati che i cittadini volessero lo stesso presentare
invece delle dichiarazioni, e per questo su ogni certificato rilasciato
andrà apposta la formula citata all'inizio. I certificati potranno
essere utilizzati solo nei rapporti tra privati. Ma non sempre la
semplificazione presenta vantaggi per i cittadini. Per molti sarebbe
più semplice continuare a esibire un certificato piuttosto che
sottoporsi, per esempio, alla fatica di elencare, e al conseguente
stress di sbagliare, i servizi prestati come supplente in decine di
scuole per decine di rapporti in uno stesso anno per più anni per
ottenerne il riscatto ai fini della pensione o il loro riconoscimento
in carriera. Ma decertificazione non significa assenza di carte.
Dichiarazioni personali a parte, le amministrazioni pubbliche potranno
sempre richiedere e ottenere da altre amministrazioni i certificati che
non possono più richiedere ai cittadini. E, infine, attenzione a
rispettare le nuove regole.
Sono violazioni dei doveri d'ufficio sia la richiesta di certificati
sia la loro semplice utilizzazione ma anche la mancata apposizione
della nuova formula sui certificati e la mancata risposta entro trenta
giorni alle richieste di controllo che un'amministrazione rivolge a
un'altra per verificare le dichiarazioni personali. Nell'attesa che
tutte le amministrazione con banche dati accessibili per via telematica
stipulino le necessarie convenzioni per uno spedito scambio di
informazioni. (di Mario D'Adamo da ItaliaOggi)
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