“Non voglio che si diffonda il cristianesimo che io conosco.
Voglio che si diffonda il Vangelo che io medito, che è un’altra cosa.”
Voglio che si diffonda il Vangelo che io medito, che è un’altra cosa.”
A vent'anni dalla morte esce per Chiarelettere il libro di padre Ernesto Balducci ''SIATE RAGIONEVOLI CHIEDETE L’IMPOSSIBILE'' autore decisivo e, purtroppo dimenticato dalla teologia della liberazione italiana.
Il libro risale al '91, ma risulta di estrema attualità. Leggerlo diviene un' occasione per sperimentare la forza rivoluzionaria e la ricchezza del Vangelo, una vera e propria sorpresa anche per i non credenti. Il libro raccoglie i principali scritti politici di padre Balducci, su temi oggi decisivi: la difesa dell’ambiente; la proposta di un nuovo modello di sviluppo che non insegua unicamente il profitto; la pace e la tolleranza (la scoperta di quello che padre Balducci chiama “uomo planetario”); la libertà;l’importanza della formazione e della conoscenza. Un vero e proprio viaggio in un cristianesimo autentico e alternativo, che esiste, che non accetta i ridursi a pura logica di potere o di chiudersi unicamente in una dimensione ultraterrena. Gli scritti di Balducci raccontano il nostro mondo e ci invitano alla scoperta di un uomo “inedito”, finalmente vero e senza paura.
Padre Ernesto Balducci è un gigante del pensiero cristiano del Novecento. In questo libro una serie di articoli scritti da Balducci su giornali o riviste e finora mai raccolti in un volume. Interventi che coprono un periodo che va dalla metà degli anni Ottanta fino alla morte. Divisi in undici capitoli, gli scritti di Balducci sono di un’attualità sorprendente. Una perlustrazione del nostro presente che parte dalla critica radicale al modello di sviluppo che disumanizza la vita, fino ad arrivare alla politica (l’«orrore del vuoto» è l’espressione che Balducci usa per rappresentare la politica italiana), alla denuncia del razzismo che prima di tutto si concentra sulla retorica dei buoni sentimenti (l’intervento sul Premio Nobel a Nelson Mandela si apre con queste parole: «Con questo premio le nazioni del benessere non cercano forse, anno dopo anno, di ricostruirsi la buona coscienza?»). Gli articoli di Balducci contro la guerra sono una provocazione continua (straordinario il pezzo sul Natale con cui si apre il capitolo. Titolo: «Quel Bambino fra Tigri ed Eufrate». Inizio: «In questo Natale provo una profonda antipatia per Gesù Bambino. Parlo, sia chiaro, del Gesù Bambino dei nostri presepi [...] Se toccasse a me, saprei dove andare a prendere un bambino in cui si ripete l’iniquità del mondo»). Non mancano parole critiche contro la Chiesa, ricordando don Milani e con uno scritto che è un atto d’accusa contro il pontificato di Wojtyla («La mobile immobilità di papa Wojtyla»). Nei suoi scritti Ernesto Balducci illumina con grande chiarezza alcuni dei temi oggi più dibattuti dall’opinione pubblica: il rapporto tra scienza e fede, l’ora di religione a scuola (Perché farla? Come farla?), la questione femminile nella Chiesa («Maddalena una e trina» è una potente provocazione, per non parlare del tema delle donne-prete a cui Balducci dedica un intervento del 1987). L’ultimo capitolo ospita una riflessione su senso e dignità della vita umana a partire dal ricordo di Primo Levi e di Bruno Bettelheim, entrambi morti suicidi («Un segno del mistero della dignità umana»).
Don Ernesto Balducci (1922-1992) nasce a Santa Flora (Grosseto) da una famiglia di minatori. È ordinato sacerdote nel 1945. Trasferitosi a Firenze, si laurea in Lettere e filosofia nel 1950. Sarà l’incontro con Giorgio La Pira, che poi diventerà sindaco di Firenze, a spostare l’asse dei suoi interessi giovanili dalla letteratura alla questione sociale e politica. Oratore, predicatore e pubblicista, nel 1958 fonda la rivista «Testimonianze». L’anno successivo è allontanato da Firenze per pressioni del Sant’Uffizio. Si trasferisce prima a Frascati, poi a Roma, dove risiederà fino al 1965. Nella capitale padre Balducci ha l’opportunità di seguire da vicino l’evolversi del Concilio vaticano II e il pontificato di Giovanni XXIII. Tra il 1963 e il 1964 è processato per apologia di reato, per aver difeso l’obiezione di coscienza alla coscrizione militare. Negli anni Settanta e Ottanta, deluso dalla mancata riforma della Chiesa e dal fallimento di fatto del Concilio, rivolge la sua riflessione ai grandi temi del rinnovamento culturale e della nascita di un uomo nuovo, capace di ritrovare e difendere il valore della vita. Muore in seguito a un incidente automobilistico il 25 aprile 1992.
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