La Corte, presieduta da Ignazio Santangelo, ha quindi inviato gli atti alla presidenza della corte d’appello e rinviato l’udienza al 13 maggio. Ma non è stato l’unico ‘colpo di scena’ della seduta odierna: la mattinata è iniziata con la presentazione del certificato medico tramite il suo legale, l’avvocato Carmelo Galati, di Santo Li Gresti. Documento che è stato rigettato dai giudici che erano pronti a scrivere la sentenza, ma dopo il rientro dalla camera di consiglio, l’avvocato Piero Granata ha annunciato l’atto di ricusazione nei confronti Migmeni accompagnato dalla sentenza d’appello del processo cenere.
Per il ‘buco in Bilancio’ al Comune di Catania, l’ex primo cittadino, l’ex ragioniere generale Vincenzo Castorina e gli ex assessori Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Santo Li Gresti, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta furono condannati in primo grado a 2 e nove mesi di carcere, mentre per Filippo Drago, Stefania Gulino, Mimmo Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano, Mario De Felice e Giuseppe Zappalà il giudice comminò una pena di 2 anni e tre mesi di reclusione. Tutti gli imputati furono anche dichiarati interdetti dai pubblici uffici per una durata pari a quella della pena principale e condannati al pagamento delle spese processuali.
Il procedimento in questione ha preso avvio da osservazioni formulate a suo tempo dai revisori dei conti relativamente al bilancio consuntivo dell’anno 2003, sul quale ha mosso rilievi anche la Corte dei Conti. Nel dibattimento, oltre al Comune, si costituita parte civile anche l’associazione Città Insieme.
Ieri per Scapagnini, che si trova ricoverato a Roma in fin di vita a causa di un’ischemia ed un infarto, nell’ambito di un altro processo, quello per i parcheggi, il pg ha chiesto l’assoluzione. L’avvocato Guido Ziccone, legale dell’ex sindaco di Catania, rimarcando la gravità delle condizioni di salute dell’ex primo cittadino ieri aveva chiesto che il caso del suo assistito fosse trattato subito.
Le condizioni di salute di Umberto Scapagnini rimangono gravi.
Comune: buco di bilancio, sentenza rinviata
Richiesta ricusazione per il giudice Mignemi
Di Salvo Catalano | 27 marzo 2013
E’ slittata al 13 maggio la sentenza della Corte d’Appello sui presunti bilanci falsificati del Comune di Catania negli anni 2004 e 2005. Erano stati condannati in primo grado l’ex sindaco Umberto Scapagnini e quattordici tra ex assessori e funzionari. Stamattina tre imputati hanno chiesto che il giudice Mignemi non prenda parte alla decisione perché già membro del collegio che pronunciò la condanna per il processo sulla cenere vulcanica. Respinta la richiesta di stralciare la posizione dell’ex primo cittadino per le gravi condizioni di salute
Non arriverà oggi la sentenza d’appello per il processo sul buco di bilancio del Comune di Catania che vede imputati l’ex sindaco Umberto Scapagnini, tredici ex assessori e l’ex ragioniere Vincenzo Castorina. Tutti accusati di falso ideologico e condannati in primo grado a pene comprese tra 2 anni e 3 mesi e 2 anni e 9 mesi di reclusione. La Corte d’Appello ha dovuto rinviare l’udienza al 13 maggio, a causa della richiesta di ricusazione nei confronti del giudice Sebastiano Mignemi, presentata dagli imputati Giuseppe Arena, Filippo Drago e Giuseppe Siciliano.
I tre chiedono che Mignemi non partecipi alla decisione perché faceva parte anche del collegio che condannò Scapagnini e l’ex parlamentare del Pdl Nino Strano in un altro processo, quello per la cenere vulcanica, giunto a sentenza definitiva in Cassazione lo scorso novembre. A sostegno della richiesta, i legali hanno letto in aula un articolo del giornalista Marco Benanti, pubblicato ieri sul quotidiano online Iene Sicule in cui viene evidenziata questa coincidenza. Tra i motivi previsti dall’articolo 36 del codice di procedura penale per presentare istanza di ricusazione, non compare, tuttavia, un’ipotesi simile. Tra gli altri punti, si legge che un giudice ha l’obbligo di astenersi «se ha dato consigli o manifestato suo parere sull’oggetto del procedimento al di fuori dell’esercizio delle funzioni giudiziarie». Il procuratore generale Giulio Toscano ha definito la richiesta «inammissibile». In ogni caso, sarà un’altra sezione della stessa Corte d’Appello adesso a decidere se accoglierla o respingerla.
Durante l’udienza i legali della difesa hanno prodotto una serie di certificati medici, chiedendo di stralciare le posizioni di Scapagnini e dell’ex assessore alla Protezione civile Santo Ligresti per impedimento assoluto dovuto alle loro gravi condizioni di salute. Scapagnini, pochi giorni fa, avrebbe avuto un infarto che, aggiunto all’ictus che lo ha colpito la scorsa settimana, lo avrebbe ridotto in fin di vita. Ma il collegio ha respinto la richiesta.
«Aspettiamo anche noi e continueremo ad esserci – afferma Mirko Viola, dell’associazione Cittàinsieme che si è costituita parte civile – non per condannare a priori gli imputati, ma per partecipare al processo di ricostruzione di una prima parte di verità sulla gestione delle casse del Comune». Cittàinsieme ha promesso di devolvere ad opere di pubblica utilità l’eventuale risarcimento.
Il processo per il buco di bilancio del Comune nel biennio 2004 e 2005 nasce a seguito di alcune osservazioni dei revisori dei Conti, e successivamente anche della Corte dei conti, sul consuntivo del 2003. La Procura pone l’attenzione sui bilanci degli anni 2004 e 2005 scoprendo operazioni finalizzate alla falsificazione dei conti e un buco di centinaia di milioni di euro, a cui il governo Berlusconi prova a mettere una pezza con il trasferimento dei famosi 140 milioni di euro. In particolare si fa luce sulla vendita di alcuni immobili alla società comunale Catania Risorse, per coprire un disavanzo di 40 milioni di euro. Beni che però risultano inalienabili.
La sentenza di primo grado del 10 ottobre del 2011 aveva condannato Scapagnini a 2 anni e 9 mesi di carcere, oltre all’interdizione dai pubblici uffici. Stessa pena inflitta all’ex ragioniere Vincenzo Castorina e agli ex assessori Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Santo Li Gresti, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta. Pena leggermente ridotta, 2 anni e 3 mesi, per altri componenti delle giunte di Scapagnini di quegli anni: Filippo Drago, Stefania Gulino, Mimmo Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano, Mario De Felice e Giuseppe Zappalà. In primo grado il giudice monocratico del Tribunale aveva aggravato la richiesta dei pubblici ministeri.
Nel novembre scorso è arrivato a conclusione il processo sui contributi per l’emergenza cenere vulcanica del 2003. La Cassazione in via definitiva ha condannato l’ex primo cittadino e sei ex assessori a 2 anni e 6 mesi di carcere per reato elettorale e abuso d’ufficio. E a novembre è stato chiesto un nuovo rinvio a giudizio, sempre a proposito dei bilanci gonfiati del Comune di Catania. In quest’ultimo caso le delibere all’attenzione del sostituto procuratore Alessandra Chiavegatti fanno riferimento agli anni tra il 2006 e il 2008 e in particolare ai mancati introiti, preventivati e inseriti in bilancio, del condono edilizio. Mentre per quanto riguarda il processo sulla costruzione dei parcheggi, proprio ieri, l’accusa rappresentata dal procuratore generale Domenico Platania ha chiesto per Scapagnini e gli altri imputati la conferma dell’assoluzione, arrivata in primo grado.
Flashiene, processo appello “buco bilancio”: un articolo di ienesicule produce istanza di ricusazione di un giudice. Tutto rinviato al 13 maggio!
27 marzo 2013, 14:05
Incredibile, stamane, in aula, a Palazzo di Giustizia, a Catania…
Tutto rinviato al 13 maggio. Niente sentenza per il processo del “buco di bilancio” per il quale oggi si attendeva in Corte d’Appello la sentenza. L’avv. Pietro Granata per gli imputati Giuseppe Arena, Filippo Drago e Giuseppe Siciliano ha, infatti, presentato un’istanza di ricusazione del giudice Sebastiano Mignemi. Come si è arrivati a questo? Il legale ha letto passi dell’articolo da noi scritto ieri
http://www.ienesiciliane.it/cronaca/10119-catania-giudiziaria-domani-sentenza-appello-buco-di-bilancio-che-notte-per-gli-imputati.html
e ha sostenuto che la posizione di Mignemi, già nel collegio -ed estensore della sentenza- che giudicò in appello per la vicenda della cenere vulcanica, è da valutare in quanto ci potrebbero essere refluenze di giudizi fra quella vicenda e questa del “buco di bilancio”. La Corte, con il Presidente Ignazio Santangelo, alla fine ha deciso di rinviare tutto al 13 maggio. Dell’istanza di ricusazione si occuperà la quarta sezione della Corte d’Appello.
PROCESSO "BUCO DI BILANCIO": RICHIESTA DI RICUSAZIONE DEL GIUDICE MIGNEMI
Alessandra Litrico, E.N.
http://www.sudpress.it/sud/processo-buco-di-bilancio-richiesta-di-ricusazione-del-giudice-mignemi
Un'udienza caratterizzata da attese e continue sospensioni quella di stamane davanti alla Prima Sezione Penale della Corte d'Appello, relativa al processo "buco di bilancio" e che proprio oggi avrebbe dovuto scorgere la sua fine, con la pronuncia della sentenza . Gli imputati, l’ex sindaco Umberto Scapagnini, tredici ex assessori e l’ex ragioniere Vincenzo Castorina, erano tutti assenti, alcuni dei quali gravemente malati. In primo grado erano stati accusati di falso ideologico e poi condannati a pene comprese tra 2 anni e 3 mesi e 2 anni e 9 mesi di reclusione.
La prima ora scorre lentissima tra le richieste dei difensori di stralciare le posizioni di Li Gresti e Scapagnini (ormai ridotto in fin di vita, in seguito ad un infarto). L'aula, a questo punto, rimane in attesa del certificato dell'imputato Santo Li Gresti, che in base a quanto riferisce il suo avvocato difensore verserebbe in stato di impossibilità, non potendo quindi partecipare all'udienza. Il Presidente Ignazio Santangelo - visibilmente spazientito- richiede al legale di munirsi celermente del certificato che, essendo telematico, avrebbe dovuto essere stampato.
Il pubblico ministero, dopo aver preso visione del documento finalmente giunto a destinazione, ha richiesto alla corte di non ammetterlo , perchè essendo un certificato telematico non riesce a dare contezza della patologia accusata dall'imputato, ne tanto meno della impossibilità di partecipare all'udienza odierna.
A nulla è valsa la puntualizzazione del legale per convincere il collegio: « Per effetto del combinato disposto della legge sulla privacy e sul pubblico impiego, il certificato può prevedere esattamente quanto previsto in questo caso. Per il resto - prosegue- si può sempre chiedere la visita fiscale, ma assicuro che il mio assistito sta male e forse verrà anche ricoverato» .
La Corte, presieduta dal giudice Santangelo ( a latere Muscarella e Mignemi) non sembra affatto convinta, ed infatti dichiara che la documentazione non indica nulla sulla patologia, ma soprattutto che le norme citate dal legale non trovano applicazione nel processo penale. Le richieste dei difensori sono state pertanto completamente respinte.
L'aula è ormai semivuota (a parte la presenza di alcune esponenti dell'associazione "Cittàinsieme" , parte civile in giudizio) quando l'avvocato Granata spezza il silenzio e chiede di intervenire in qualità di "nuncius" . Il legale, spiazzando letteralmente i presenti, chiede per conto degli imputati Filippo Drago, Giuseppe Siciliano e Giuseppe Arena la ricusazione del giudice Sebastiano Mignemi. La motivazione? Il giudice faceva parte del collegio che emanò la sentenza di condanna nel processo sulla vicenda della cenere vulcanica : «gli imputati non si sentono sereni nell'essere giudicati - dichiara Granata- vi sarebbe un pregiudizio che inficia questo processo » . A sostegno della richiesta, il legale mostra un articolo pubblicato ieri dal quotidiano on line "Iene Sicule" in cui il giornalista Marco Benanti fa presente ai lettori la peculiare coincidenza.
Spetterà ad un’altra sezione della stessa Corte d’Appello la decisione di accogliere o respingere la richiesta della difesa, ed intanto per scoprire quale sarà l'epilogo di questa contorta ed interminabile vicenda processuale, bisognerà attendere l'udienza del 13 Maggio. Staremo a vedere.
La Sicilia.it Mercoledì 27 Marzo 2013
Pubblicato: 27/03/2013
Catania: buco in bilancio al Comune
Ricusato un giudice, salta la sentenza
Uno dei pm della prima Corte d'appello in passato ha fatto parte del collegio del processo sui contributi per cenere vulcanica ai dipendenti comunali, che aveva imputati in comune. Udienza rinviata al 13 maggio
CATANIA - Tre degli imputati nel processo per il buco in bilancio al Comune di Catania durante le amministrazioni del sindaco del Pdl Umberto Scapagnini hanno ricusato uno dei giudici della prima Corte d'appello di Catania, che ha rinviato l'udienza al prossimo 13 maggio. Oggi era previsto il ritiro in camera consiglio per la sentenza.
A presentare l'istanza è stato l'avvocato Piero Granata perché uno dei giudici della Corte in passato ha fatto parte del collegio del processo sui contributi per cenere vulcanica ai dipendenti comunali, che aveva imputati in comune. In primo grado, il 10 ottobre del 2011, il giudice monocratico ha condannato a 2 anni e 9 mesi di reclusione, per falso in bilancio, l'ex sindaco di Catania e attuale parlamentare nazionale del Pdl Umberto Scapagnini.
La stessa pena è stata inflitta all'ex ragioniere Vincenzo Castorina, agli ex assessori Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Santo Li Gresti, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta. Sono stati anche condannati, per lo stesso reato, alla pena di 2 anni e 3 mesi ciascuno, altri componenti di diverse giunte dei centrodestra dell'allora sindaco Scapagnini: gli ex assessori Filippo Drago, Stefania Gulino, Mimmo Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano, Mario De Felice e Giuseppe Zappalà. Il processo per falso ideologico per il 'buco' in bilancio per centinaia di milioni di euro al Comune prese avvio da osservazioni formulate a suo tempo dai revisori dei conti relativamente al bilancio consuntivo del 2003, sul quale ha mosso rilievi anche la Corte dei conti.