“Se son rose fioriranno” scrive Maurizio
Tiriticco per “riavviare la cultura della valutazione abbandonata da
oltre un decennio” [Dell’Invalsi o del grande fratello].
Le rose, arbusti rustici, capaci di vivere anche in ambienti avversi,
mostrano la pienezza dei loro caratteri solo se collocate in terreni
sapientemente preparati e liberi da malerba.
Fuor di metafora: la problematicità della valutazione del
servizio scolastico deriva dalla confusione generata
dall’affastellarsi di disposizioni contrastanti e dalla mancanza d’una
visione sistemica .
Benedetto Vertecchi fornisce l’incipit all’argomentazione che
giustifica l’addebito: anche “Il più
perfezionato strumentario per la misurazione degli apprendimenti serve
a poco se utilizzato prescindendo da una definizione accurata degli
intenti dell’attività che si sta svolgendo, in funzione dei quali si
procede all’espressione di un giudizio”, tesi concretizzata dal
decreto legislativo 27 ottobre 2009 n. 150 che regola i rapporti
di lavoro della pubblica amministrazione.
La norma, al titolo “Misurazione,
valutazione e trasparenza della performance”, prescrive:
“L’organo di indirizzo politico-amministrativo di ciascuna
amministrazione emana le direttive generali contenenti gli indirizzi
strategici”.
Riformulando: il Miur DEVE predisporre
piani d’azione di lungo termine per indirizzare l’attività delle scuole
al conseguimento della finalità del SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E
DI FORMAZIONE
L’orientamento del sistema scolastico è fissato dall’art. 2 della legge
53/2003: promuovere l’apprendimento che consiste nello sviluppo di “capacità e competenze, attraverso
conoscenze e abilità, generali e specifiche”.
In questa direzione muovono, inascoltati, i regolamenti di riordino del
2010, elusione derivante anche dalla formulazione lasca, non
vincolante, delle competenze generali verso cui le scuole DEVONO
programmare le loro offerte formative.
Un’inefficacia che il Miur avrebbe evitato se avesse capitalizzato le
esperienze giacenti nei suoi archivi, tra cui quella descritta in “La
promozione delle competenze” visibile in rete.
Riformulando: l’incisività dei flussi
informativi che legano le scuole all’amministrazione centrale è
essenziale per “la progettazione e la realizzazione di interventi di
educazione, di formazione e di istruzione”, SOSTANZA dell’autonomia
scolastica
Si tratta di un’esigenza vitale per la scuola, esigenza avversata dal
DPR Invalsi: le regole del sistema in cui la scuola è immersa sono
contrastate, il nesso Miur-istituti scolastici è eliso, l’elaborazione
delle linee strategiche dell’istituzione è affidata all’istituto di
valutazione: le scuole, “soggette
a periodiche rilevazioni nazionali sugli apprendimenti e sulle
competenze degli studenti, predisposte e organizzate dall’Invalsi anche
in raccordo alle analoghe iniziative internazionali”, si
autovaluteranno “sulla base di tali rilevazioni e delle elaborazioni
sul valore aggiunto”.
Ricordare il monito dei sepolcri
imbiancati non è fuori luogo!
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it