Cos’è un giorno
dinnanzi all’eternità? E cos’è l’eternità innanzi ai nostri occhi?
E’ forse l’eternità un sacco mai colmo di giorni, un’invenzione dei
giorni, degli attimi, degli anni, di quella minuziosa, metodica,
sistematica collezione di tempi che chiamiamo Storia? E che cos’è la
memoria se non il vecchio scantinato del palazzo che chiamiamo Storia?
Il luogo del tempo è nella memoria, impolverata, imbiancata, da quel
puzzo asfittico di muffa. Ma i tempi, si sa, si nutrono di fatti di
misfatti e di disfatti; volano leggeri o si schiantano addosso,
macigni, all’umanità, ed in ogni caso, vanno. Ciò che resta è
l’umanità, schiacciata o sublimata, che esce dal vortice della storia
come eternità, come riproposizione costante di sé stessa, coerente come
una lastra di granito apposta sulle sue stesse spoglie mortali.
Memoria perché non accada, perché la storia formi nuova umanità. Ed
allora memoria per ciò che non accadde, per ciò che non fu fatto, per
l’indifferenza, per la mancata partecipazione. Ed allora è la lapide
che bisogna spostare, pur leggermente, affinché esca, liberato, lo
spirito dell’umanità!
Milione di bambini è un numero immenso; 6 milioni di persone è un
numero immenso. Un popolo non può bastare a piangerli ed a segnarne la
mancanza definitiva, è l’umanità che li piange, che piange sé stessa
sgretolata da tutti quei vuoti buchi delle assenze, delle vite
soppresse, tarli della memoria…
E basta forse aprire le cantine e spolverare le lapidi per dimenticare
tutto il lavorio costante metodico collettivo di chi appone quella
lastra coerente, granitica, sulla storia perenne dell’umanità!?
Milione di bambini in fumo svaniti in un giorno ... e di nuovo, per
mano dei loro padri, soltanto dopo qualche anno ... era settembre.
I più vecchi di noi ricorderanno ... forse, due sole parole: Sabra e
Shatila ... L’odio, la forza, il potere, la connivenza, ... l’umanità
millantata a credito.
L’umanità ha una peste in corpo: l’oblio di sé ...
Francesca Cannavò