La quantità e la qualità di queste sostanze contenute nella pianta variano secondo diversi fattori ed elementi che intervengono nella loro biosintesi e con lo stadio di sviluppo della pianta e l’ambiente, e quindi la raccolta delle piante coincide con il tempo balsamico in cui è più alto il contenuto dei principi attivi che corrisponde, in generale, al periodo successivo alla fioritura e prima della fecondazione.
Il contenuto di molecole attive non è lo stesso in tutta la pianta, ma può essere di più in alcune parti.
Alcuni principi attivi si ritrovano di più nella corteccia, nelle foglie, nei fiori, nei frutti, nei semi, nella radice, nei tuberi, nei rizomi e nelle gemme che contengono gran parte dell’energia della pianta.
Il seme è una riserva autonoma di nutrienti necessari per la futura pianta composto in prevalenza da glucidi, lipidi e protidi, da cui si estraggono amidi e oli vegetali.
Oltre che nelle parti della pianta i metaboliti secondari dei vegetali si riversano nelle loro secrezioni (resina, gomma, lattice).
Inoltre nonostante la complessità e la diversità che caratterizza tali molecole, ogni sostanza è costituita da una semplice molecola di base sovente unita ad altre simili.
Le Briofite e le Gimnosperme iniziarono a sviluppare sostanze come i tannini condensati, ma sono le Angiosperme, il gruppo delle piante con l’ovario e in cui sono noti circa 100.000 composti di tale tipo, che giungono ad una grande diversificazione produttiva, perché quando questo gruppo di piante compaiono sulla Terra l’evoluzione diventa coevoluzione tra prede e predatori e quindi non si limita alle forme ed alla riproduzione, ma si amplia con una produzione di una serie di sostanze chimiche che hanno una funzione di interazione, comunicazione e di difesa dei vegetali da altri vegetali (allelopatia), da altri organismi e dagli erbivori ed onnivori.
Le Angiosperme in più con la formazione del frutto e dei suoi colori hanno aperto anche la via dell’evoluzione dei mammiferi che ha condotto alla comparsa dell’uomo sulla Terra, ciò grazie al conseguente miglioramento dell’alimentazione, delle capacità sensoriali e della vista.
Talvolta la pianta produce sostanze antibiotiche per difendersi dall’attacco dei microrganismi che si chiamano fitoalessine, ed anche sostanze deterrenti alimentari come il tannino, composti attrattivi per i predatori degli erbivori e molecole che mimano gli ormoni animali, come quello della muta in modo da interferire nel processo e ridurre così il numero degli insetti.
A sua volta gli organismi e gli erbivori ed onnivori dinanzi alla sostanza deterrente o tossica rilasciata dai vegetali evolvono anch’essi, in modo da escogitare meccanismi metabolici in grado di rendere innocua la sostanza tossica vegetale.
Pertanto la coevoluzione deriva dalla serie ininterrotta di azioni e reazioni tra i vari organismi, piante e piante ed animali, che in tal modo fanno proprio un meccanismo che insieme alla biodiversità accelera ed amplifica l’evoluzione terrestre di tutti i viventi.
Tra i metaboliti secondari di un certo interesse prodotti dalle piante rientrano gli alcaloidi, così chiamati perché di natura in prevalenza alcalina.
Gli alcaloidi (circa 12.000 composti classificati ) sono sostanze che la pianta produce partendo dagli amminoacidi e sono sintetizzati, probabilmente, allo scopo di difesa o derivanti dal metabolismo di sostanze tossiche o per la crescita e come fonti di azoto.
Infatti riguardo la loro funzione nella pianta, in letteratura si riscontrano pareri diversi.
Alcuni autori attribuiscono a tali molecole un’azione disintossicante per la cellula vegetale, nel senso che con esse si eliminano delle sostanze nocive alla pianta; altri attribuiscono ad essi una funzione di riserva di sostanze azotate e protettiva da agenti esterni.
Tali composti contengono azoto basico e sono impiegate dall’uomo da tempi antichi, avendo effetti come la codeina e la morfina di tipo narcotico e sedativo.
Sono composti organici di tipo proteico, prevalentemente di origine vegetale e talvolta di origine animale (adrenalina), che hanno carattere basico per la presenza di gruppi amminici di struttura sovente eterocicilica e di una coppia di elettroni sull’atomo di azoto, che conferiscono il carattere basico alla molecola.
Gli alcaloidi hanno azione intensa e molto specifica in quanto agiscono su un dato organo o tessuto e peraltro a dosi molto basse.
La gran parte di tali composti si ritrova nelle piante più elevate, le dicotiledoni, pochi nelle piante inferiori e anche funghi; essi sono generalmente legati agli acidi citrico, malico, ossalico, chinico, meconico.
La maggior parte degli alcaloidi viene sintetizzata nelle radici e può mutare composizione prima di traslocare nelle foglie o in altre parti della pianta. Sono sostanze non indispensabili alla pianta e non partecipano ad alcun metabolismo energetico.
Alcune piante contengono più alcaloidi. La biosintesi degli alcaloidi, nonostante le loro notevoli differenze, è comune. Si identificano ponendo alla fine del termine specifico la desinenza "ina" (teofillina, caffeina, morfina, etc.).
Sono composti che si accumulano nella cellula nei vacuoli e sono costituiti da azoto, carbonio, idrogeno ed anche da ossigeno che quando è presente e con alcune eccezioni, rende solido il composto.
Invece quando l’ossigeno non rientra nella composizione la sostanza è liquida e volatile.
Nella pianta gli alcaloidi si rintracciano ovunque, in foglie, semi, radici, tuberi, rizomi, ecc., ma di solito si concentrano in uno o più organi.
Gli alcaloidi sono sintetizzati a partire da amminoacidi (fenilalanina, tirosina, triptofano, lisina, ornitina), hanno strutture differenti, talvolta piuttosto complesse caratterizzate prevalentemente dalla presenza di anelli eterociclici pentagonali a 5 atomi con un solo atomo diverso dal carbonio o eteroatomo (Pirrolo, Pirrolina, Pirrolidina), o a forma ciclica esagonale a 6 atomi con un solo eteroatomo (Piridina, Piperidina).
Ad eccezione degli alcaloidi derivati dalla feniletilammina (efedrina, mescalina), che non presentano struttura eterociclica, tutti gli altri alcaloidi si raggruppano in riferimento alla natura dell’anello eterociclico che li contraddistingue.
Tuttavia a causa della loro complessa composizione e struttura tale classificazione è approssimata ed è difficile applicare agli alcaloidi una nomenclatura sistematica, e sovente si ci riferisce ad essi in riferimento all’effetto fisiologico che determinano nell’organismo e molti di essi hanno nomi che si rifanno alla loro provenienza.
Alcuni alcaloidi sono formati da composti terpenici con l’aggiunta di azoto.
Dalla combinazione di queste strutture, l’aggiunta di altri eteroatomi e di catene di atomi laterali, derivano i gruppi e i diversi effetti prodotti sull’organismo umano che caratterizzano gli alcaloidi.
Per quel che concerne le applicazioni utili o meno degli alcaloidi da parte dell’uomo si citano: la chinina che è un antimalarico ed antinfettivo, l’eserina che facilita la trasmissione neuromuscolare, la morfina che è un analgesico narcotico, la cocaina che è un anestetico locale, la codeina che è un antispasmodico delle vie respiratorie, il curaro che viene impiegato nella cura del tetano, la licopersicina che è usata come antifungino in pomate per la pelle, l’atropina che è impiegata per dilatare la pupilla, la nicotina che paralizza i gangli vegetativi, la caffeina, teobromina e teofillina che stimolano il S.N.C..
I fenoli e i polifenoli o composti fenolici compongono la parete cellulare e la lignina, hanno un ruolo strutturale ed adattativo e derivano dalla necessità della pianta, una volta colonizzato l’ambiente terrestre, di avere il sostegno e l’impermeabilizzazione.
La molecola di base per la costruzione delle varie strutture fenoliche è l’acido trans – cinnamico, che deriva dalla deamminazione dell’amminoacido fenilalanina mediante l’enzima PAL (Fenilalanina Ammoniaca Liasi).
L’amminoacido tirosina può anche contribuire alla formazione dei polifenoli.
Tali trasformazioni seguono la via dell’acido scichimico e dell’acido malonico.
Di notevole interesse sono i composti fenolici complessi o flavonoidi che costituiscono una serie di metaboliti secondari caratterizzati da più di 3000 strutture, per gran parte per uso farmacologico.
I flavonoidi costituiscono il più grande gruppo di fenoli naturali ed hanno tutti come struttura di riferimento il flavonone.
Vengono suddivise in diverse famiglie: flavonoli, flavoni, isoflavoni, antocianine ed altri.
Le sostanze polifenoliche possono complessare in strutture con elevato peso molecolare note come tannini, usati in vari settori (concia delle pelli, farmaceutica ed altro) e che si dividono secondo le loro caratteristiche in idrolizzabili, condensati e florotannini.
I polifenoli nelle piante svolgono il ruolo di difesa dalle radiazioni UV, attrazione degli insetti pronubi, per la difesa dai parassiti, per l’aroma e la colorazione. Vi appartengono gli acidi fenolici, le cumarine e gli acidi benzoici. La loro condensazione può dare origine a polimeri come la lignina, che costituisce le parti legnose di sostegno della pianta.
I polifenoli sono ampiamente distribuiti in alimenti e bevande come l’acido caffeico del caffè.
Tra le piante di un certo interesse è da citare la curcuma (Curcuma longa L. – Zingiberaceae), pianta erbacea perenne rizomatosa, che contiene per circa il 2% la curcumina (difenolo / diferuloilmetano), capace di proteggere le cellule nervose e l’organismo da varie malattie comprese quelle autoimmuni.
La curcuma ha vari numerosi effetti tra cui antiossidanti, antinfiammatori e anticancerosi, riuscendo a bloccare i fattori TNF e Nf-kB, da cui dipendono l’espressione dei geni proinfiammatori e gli enzimi coinvolti nell’infiammazione e nel cancro.
La curcuma a scopo terapeutico si assume in corrispondenza dei pasti e a piccole dosi giornaliere (1-3 g) insieme a pochissimo pepe nero contenente alcaloide piperina, in modo da impedire l’inattivazione della curcumina, facilitarne l’assorbimento e la biodisponibilità che risulta così aumentata del 2000 %.
Sempre a tale scopo può essere assunta anche con una piccola quantità di olio d’oliva o di lecitina.
L’uso terapeutico della curcuma, di cui non è nota alcuna controindicazione, si estende anche all’uso esterno nelle affezioni della pelle.
I composti lipidici sono sintetizzati dalle piante in quantità elevata per compiti metabolici e strutturali. Le membrane cellulari sono costituite in prevalenza da acidi grassi.
Altre categorie lipidiche non contengono acidi grassi e la più importante e quella dei terpenoidi.
Tali sostanze derivano dalle vie metaboliche dell’acido mevalonico, MEP e la via piruvato/gliceraldeide 3-fosfato. La molecola di base che si forma è l’isopentilpirofosfato o IPP che viene definito isoprenoide con la quale sono assemblate le molecole più complesse, formate da un numero di atomi di carbonio sempre multiplo di 5.
I primi composti di questo tipo sono i monoterpeni (canfora, nerolo, mentolo, pinene, ecc.) costituiti da 10 atomi di carbonio, a cui seguono: sequiterpeni (15 C – farnesolo), diterpeni (20 C – vitamina A, fitolo, gibberelline), sesteterpeni (25 C non molto diffusi nelle piante, di più nei funghi ed organismi marini), triterpeni (30 C – squalene, fitosterolo, colesterolo, acido boswellico – antinfiammatorio e antitumorale), tretraterpeni (40 C - carotenoidi), politerpeni (caucciù o gomma naturale, guttaperca).
Gli isoprenoidi sono volatili e rilasciati dalla vegetazione in atmosfera contribuiscono all’aumento dell’ozono, gas atmosferico utile e capace di trattenere la radiazione infrarossa e di funzionare da filtro per le radiazioni ultraviolette.
Gli steroidi sono correlati strettamente ai terpeni da un punto di vista biogenetico e strutturale e sono caratterizzati dal sistema a 4 anelli del ciclopentanoperidrofenantrene, presenti sia nel regno vegetale sia nel regno animale ed in entrambi (steroli e progestinici).
Tra i terpeni sono da citare l’edulcorante naturale stevioside ricavato dalla Stevia e gli oli essenziali, che più comunemente si chiamano essenze.
Sono sostanze odorose estremamente volatili a temperatura ordinaria, in generale più leggere dell’acqua, molto importanti in profumeria e liquoreria.
Gli oli essenziali sono prodotti dalle foglie e si traslocano e si concentrano nei fiori in funzione di attrazione degli insetti pronubi e per favorire la fecondazione del fiore.
Le essenze si accumulano pure nelle foglie e in tasche lisigene come quelle presenti nelle bucce dei frutti degli agrumi, raramente nelle radici; le cortecce ne contengono solo in piccole quantità.
Tra le piante a terpeni ad essenze e resine si cita il coriandolo (Coriandrum sativum L.-Ombrellifere/Apiaceae), importante per l’uso dei frutti in gastronomia, nella liquoristica e in altri campi. Con i frutti rivestiti di zucchero si preparano dei confettini.
Ha proprietà terapeutiche in quanto è antispasmodico, antibatterico, antiossidante; contrasta l’obesità ed elimina i metalli pesanti dall’organismo, ed è molto utile nelle affezioni intestinali.
Il coriandolo per i Cinesi è la pianta dell’immortalità.
Da processi di ossidazione e di polimerizzazione degli oli essenziali derivano le resine, composti solidi, colorate, solubili in etere o alcol, non volatili e con odore caratteristico (Mirra, Trementina, Benzoino, Balsamo del Perù, ecc.).
Altri numerosi composti terpenici derivano dalla Cannabis sativa L. - Cannabaceae e sono da inquadrare come terpeni – fenoli (fitocomplesso).
Tale specie conta circa 400 composti, molti dei quali di importanza farmacologica e terapeutica.
Purtroppo l’impiego farmacologico e terapeutico della Cannabis ha diverse problematiche ad iniziare dal 1936, anno in cui comincia la sua proibizione con la progressiva e conseguente soppressione del suo uso a tale scopo.
Tali problematiche sono di carattere etico (la Cannabis è classificata come stupefacente) e più propriamente clinico – farmacologico, riguardo sia la via della somministrazione e sia l’uniformità del contenuto delle molecole attive che è estremamente variabile da pianta a pianta, da luogo a luogo, da anno ad anno e da stagione a stagione.
In riferimento alla via di somministrazione rimane da dire che il fumo è da escludere a priori, sia per i severi danni che determina nell’apparato respiratorio e nell’organismo in generale e sia per la rapidità con cui i vari principi attivi sono assorbiti nell’organismo, i quali oltretutto con la combustione e la temperatura raggiunta si trasformano per lo più in sostanze tossiche e nocive.
Tuttavia l’impiego di singole molecole attive si è dimostrato valido nella cura di numerose e diverse patologie come, ad esempio, il cannabidiolo che ha attività analgesiche ed antinfiammatorie rilevanti.
Difatti l’azione antinfiammatoria di tale composto, in numerose sperimentazioni, risulta essere superiore all’acido acetilsalicilico, il cui uso fa registrare ogni anno numerosi decessi per emorragia gastrica.
Inquadrare una pianta come buona o cattiva è dunque fuorviante perché ogni pianta, anche se ha scopo voluttuario o è estremamente tossica, ha sempre sostanze positive o benefiche e semmai è l’uso improprio e la dose che in definitiva determinano nell’organismo gli effetti positivi o negativi.
Da notare come nell’organismo umano siano sintetizzate sostanze come l’anandamide, che si lega agli stessi recettori dei cannabinoidi nelle cellule neuronali.
Ciò è la dimostrazione evidente che la fisiologia dell’organismo umano ed animale è speculare a quella vegetale.
I glicosidi sono composti chimici prodotti dalle piante, derivati dalle diverse vie metaboliche e dalla condensazione, con eliminazione di acqua, di un monosaccaride (glicone) con una sostanza diversa, detta aglicone o genina che può essere rappresentata da: gruppi metile (ad esempio: metil – glucoside che è il più semplice), antrachinone, alcol, fenolo, antociano, cianogenetico, cumarina o altro.
I glucosidi cianogenetici caratterizzano l’unione del monosaccaride con il cianuro (CN), in quanto le piante sono in grado di metabolizzarlo.
Si ritrovano ad esempio nei semi di mandorla amara e possono causare nell’organismo diversi effetti negativi dovuti proprio all’azione del cianuro, che è tossico per la sua capacità di legarsi ai metalli di gruppi funzionali.
Analoghi ai glucosidi cianogenetici sono i glucosinolati che sono composti contenenti zolfo, a cui si aggiungono, in relazione alla genina contenuta nel composto, i glucosidi fenolici, cumarinici, steroidici e flavonici.
Sono glicosidi le seguenti sostanze: digitale, strofanto, saponina, liquirizia, vaniglia, ginseng, vanillina, ipericina, ecc.., che hanno delle diverse proprietà terapeutiche: cardioattive, antinfiammatorie, antibatteriche, antifungine, antidepressive, ecc..
Le gomme sovente sono sostanze patologiche prodotte dalle piante in risposta a danni o lesioni, per proteggersi da batteri e funghi.
Le gomme naturali invece non derivano dalla degradazione cellulare.
Tali composti sono polisaccaridi di zuccheri, quali il fruttosio, galattosio e altri, salificati con calcio, magnesio e potassio (gomma arabica, gomma adragante, gomma di carrubo).
I ficocolloidi sono composti (polisaccaridi, acido alginico, L glucuronico, ecc.) che derivano dalle pareti cellulari di particolari alghe da cui si ricavano l’acido alginico, l’agar-agar e il carragenano.
Le piante sono produttrici anche di altre sostanze come gli oli grassi, vitamine, minerali, acidi, zuccheri,amido, pectine, cellulosa, edulcoranti, principi amari e coloranti impiegati in vari campi e nell’industria agroalimentare (antoncianidine, flavoni, edulcoranti naturali come la proteina Thaumatina,ecc.).
Gli effetti nell’organismo prodotti dalle molecole attive prodotte dal metabolismo secondario vegetale possono classificarsi in:
1) effetto sulla divisione cellulare;
2) effetto sulle membrane cellulari;
3) effetto immunomodulatore;
4) effetto tossico.
L’effetto sulla divisione cellulare è determinato dalle sostanze in grado di interferire con le quattro fasi del ciclo riproduttivo della cellula (G1,S,G2,M), come ad esempio la colchicina, genisteina (isoflavonoide presente nella soia), vinblastina, vincristina e il tassolo, che inibiscono la proliferazione cellulare delle cellule cancerose.
L’effetto sulle membrana plasmatica è determinato da sostanze capaci di regolare i canali specifici degli ioni posti sulla membrana, in modo da ripristinare o alterare l’omeostasi della cellula.
L’effetto immunomodulatore si ha con sostanze in grado di interagire col sistema immunitario, in modo che l’organismo riesca meglio a difendersi da molecole ed organismi estranei.
Gli estratti di aloe ferox hanno la capacità di attivare il sistema immunitario.
L’effetto tossico interessa il gruppo delle piante tossiche e velenose che con vari composti, introdotti nell’organismo per vie diverse, quali: cutanea, respiratoria o mediante ingestione, sono capaci di determinare varie interferenze organiche e funzionali dagli esiti fatali.
Ad esempio l’oleandro contiene glucosidi cardioattivi simili alla digitale e il ricino contiene la ricina, sostanze molto tossiche e velenose.
In particolare la proteina idrosolubile ricina, contenuta nei semi del ricino, è estremamente tossica e velenosa se viene ingerita o inalata.
Tale proteina essendo idrosolubile non passa nell’olio di ricino, che quindi è ingeribile ed utilizzabile per vari usi e nella cosmesi.
La ricina è uno dei più potenti veleni esistenti al mondo, di cui non esiste antidoto e molto più letale del cianuro e del veleno del cobra (dose letale per l’uomo 0,2 mg).
Tuttavia non è da escludere che da queste piante e sostanze estremamente tossiche e velenose sia possibile con l’approfondimento della ricerca, l’impiego di dosi pressoché irrilevanti e la modifica delle molecole, ottenere nuovi farmaci dagli effetti positivi e terapeutici nell’organismo.
Ciò perché per il principio universale dell’armonia ogni cosa negativa o positiva non è mai esclusivamente tale, in quanto la singola parte seppure in seme e in quantità ridotte è sempre insieme alla sua opposta o meglio alla sua complementare.
Alla stessa stregua il dolore è sempre insieme al piacere o alla gioia e semmai è lo squilibrio o l’alterazione tra queste due parti complementari di un’unica cosa o in verso o nell’altro, che procura nel corpo l’alterazione o il malessere.
Tra le piante che producono metaboliti secondari di tipo farmacologico di un certo interesse si citano inoltre: l’echinacea purpurea per le sue proprietà immunomodulanti, il ginkgo biloba per i principi attivi utili nelle patologie cerebrali, l’iperico (iperforina) per la cura della depressione, la Boswellia serrata Roxb. per i principi antinfiammatori ed antitumorali, bloccanti in particolare l’enzima 5 – lipossigenasi coinvolto nell’attivazione dell’infiammazione, impiegabili nella cura delle malattie articolari e in generale per ridurre gli edemi e l’infiammazione, fieno greco dai cui semi si estrae la 4-idrossi-isoleucina potente molecola insulino-stimolante, l’artemisia annua da cui si ricava l’antimalarico artemisinina.
Le piante da cui si ricavano i vari metaboliti secondari per gli usi farmacologici e terapeutici, rientrano tra quelle officinali e medicinali.
Tali specie nel passato sono state al centro di una maggiore attenzione e preziosa in tal senso è l’etnobotanica che permette ancora oggi, attraverso la raccolta delle notizie storiche sull’impiego terapeutico popolare e tradizionale di varie specie botaniche in diversi luoghi, l’individuazione di specie di interesse farmacologico.
Inoltre le specie officinali e medicinali nel passato sono state così importanti, che perfino gli studenti di medicina nel ‘500 studiavano le piante e la botanica negli orti botanici universitari, perché ciò era ritenuto indispensabile nella loro formazione.
Oggi la situazione è cambiata e l’attenzione verso il mondo vegetale è, il più delle volte, superficiale e di convenienza e tuttavia conoscere bene le piante rimane fondamentale e cruciale nello sviluppo umano.
La scoperta di neurotrasmettitori presenti nei tessuti vegetali, apre in proposito degli scenari più vasti e complessi e conduce di ritenere che gli organismi vegetali non solo sono primari per la vita, ma abbiano la coscienza, l’intelligenza e la sensibilità proprio per guidare l’evoluzione della Terra.
Le piante verosimilmente pensano e provano emozioni e sentimenti, vedono e sentono quanto è intorno a loro ed infine parlano, ascoltano e rispondono, anche se in modi per noi ancora incomprensibili e quasi sicuramente custodiscono le chiavi per comprendere il mistero della vita che ci circonda.
Ed è quindi molto vicino al vero che la coscienza e l’intelligenza non sono prerogative esclusive dell’uomo e degli animali, poiché non sempre si manifestano nelle forme e nelle modalità come quelle umane che comprendiamo, perché potrebbero essere talmente diverse e molto più complesse di come pensiamo, da estrinsecarsi in modi davvero sorprendenti ed inaspettati.
E se davvero le piante hanno coscienza, parlano, ascoltano, rispondono e se, come noi, provano sentimenti ed emozioni non dovrebbe stupirci più di tanto che perfino l’azione dell’uomo, talvolta così avversa al regno vegetale, possa generare delle reazioni o delle risposte da parte degli organismi vegetali per difendersi.
Ancora non comprendiamo che l’albero e l’uomo sono uno e che deve essere fermata subito la deforestazione planetaria.
Gli alberi eliminano l’anidride carbonica dall’atmosfera per sintetizzare carboidrati e crescere, in più liberano l’ossigeno nell’aria senza il quale l’uomo e gli animali non possono vivere.
Pertanto abbattere le foreste, distruggere milioni di alberi e la foresta amazzonica, non significa altro che il suicidio e la scomparsa dell’uomo e degli altri esseri viventi loro malgrado, anche perché considerando il tempo di almeno cento anni necessari per la ricostituzione dei boschi e delle foreste distrutte, con i rimboschimenti nel breve non si riuscirà a sanare del tutto la grave alterazione già determinata.
In tale visione non comune della vita e del mondo naturale che ci circonda possiamo meglio comprendere come l’alterazione ambientale e climatica, i disastri naturali, la penuria di cibo e di materie prime, il dissesto idrogeologico, la riduzione della biodiversità, la desertificazione, compresi il sottosviluppo culturale, sociale ed economico e tanti altri problemi umani, ecologici ed ambientali che oramai interessano sempre più vaste aree, non siano dovuti al caso o alla naturale evoluzione del nostro pianeta ma sono le reazioni a delle azioni antropiche scarsamente rispettose o contrarie verso l’ambiente e i vegetali.
Il fatto evidente è che la presunta superiorità umana su tutti i regni della Natura non ha base concreta su cui poggiare, anzi l’uomo supera ed affronta le avversità della vita grazie all’aiuto dei metaboliti secondari prodotti dalle piante con cui allevia il dolore e la sofferenza, oltre che curare gran parte delle malattie e delle disfunzioni dell’organismo.
Pertanto dipendiamo interamente dalla Natura e in particolare dai vegetali e ciò non solo per il cibo, ma anche per l’ossigeno e gli altri innumerevoli impieghi delle varie materie e sostanze e per i metaboliti secondari che producono.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it
Jatropha integerrima Jacq. – Euphorbiaceae – Le euforbiacee, come la specie di rampicante ornamentale esotica della foto, sono piante che producono metaboliti secondari che poi riversano in vasi latticiferi, tant’è che spezzando un ramo o staccando una foglia si osserva la fuoriuscita del lattice. Tali metaboliti, per la loro natura estremamente tossica e velenosa, non trovano attualmente alcuna applicazione terapeutica. Tuttavia in considerazione del principio di armonia che regola la vita terrestre non è da escludere che possano contenere molecole attive utili a scopi farmacologici e terapeutici
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