Non si
contano, finora, i proclami governativi che hanno millantato di
voler restituire dignità e risorse alla Scuola Pubblica, depauperata
dal taglio di 8,5 miliardi di euro e 150.000 posti; le concrete
politiche scolastiche, tuttavia, appaiono chiaramente finalizzate alla
riconversione della Scuola in una fucina di manodopera acritica,
addestrata a rispondere ai bisogni di un Mercato volubile, fattosi, con
la crisi, più aggressivo nelle sue pretese di "selezione" e controllo
sociale.
I Precari della Scuola Pubblica, che da anni, a prezzo di immensi
sacrifici, garantiscono la tenuta strutturale del sistema scolastico e
quella culturale delle nuove generazioni, riuniti in assemblea
nazionale a Roma, lo scorso 19 gennaio, dopo aver operato una
ricognizione delle criticità vecchie e nuove, soffermandosi, in
particolare, sull'avvio illegale (mancando il vincolante e obbligatorio
parere del CNPI), a Milano e a Napoli, di sperimentazioni "pilotate" di
cicli di studio superiore della durata di soli 4 anni, preludio a
ulteriori tagli, hanno convenuto che Scuola e Ricerca, lungi
dall'essere al centro del dibattito politico, vengono prosciugate delle
ultime risorse e surrettiziamente assimilate, nelle loro dinamiche, al
modello produttivo dell'azienda, con grave pregiudizio per la libertà
d'insegnamento, per il livello di preparazione degli studenti e per il
confronto democratico.
I ministri che si sono finora succeduti si sono fatti garanti di questo
scellerato progetto di liquidazione dell'istruzione e di azzeramento
della mobilità sociale, mascherandolo con uno specioso ricorso alla
"meritocrazia". I docenti e gli ATA precari, dunque, privati del
sacrosanto diritto ad una stabilizzazione che perfino l'UE, minacciando
di comminare all'Italia multe salate, ha ritenuto assolutamente
improcrastinabile, hanno deliberato di proclamare un'agitazione che
culminerà nelle giornate del 21 marzo e dell'11 aprile. Nella prima
giornata, i Precari chiederanno in massa le ferie, evidenziando il
cruciale ruolo svolto dal personale precario nella Scuola, e
organizzeranno, in simultanea, iniziative di protesta a livello locale.
Per l'11 aprile, poi, è stato indetto uno sciopero dei precari della
Scuola Pubblica, cui si accompagnerà una manifestazione nazionale.
Hanno finora risposto positivamente all'appello, indicendo lo sciopero,
i sindacati USI-AIT, CUB e Slai-Cobas per il sindacato di classe, ma i
Precari auspicano e, anzi, postulano la convergenza, sulla data dell'11
aprile, anche dei sindacati confederali, di quelli di base e delle
associazioni di categoria, per una mobilitazione generale di tutti i
lavoratori della scuola, in ragione dei molteplici e gravissimi
attacchi sferrati al comparto nel suo complesso, dal blocco degli
scatti stipendiali e dal mancato pagamento delle ferie non godute alla
riduzione all'osso dei Fondi di Istituto; dall'attivazione di procedure
di abilitazione costose, a posti zero, con l'intento di fomentare
guerre tra poveri alla fatiscenza vergognosa delle strutture
scolastiche; dai BES e dall'ingerenza intollerabile dell'Invalsi nella
valutazione e nella programmazione didattica alla neutralizzazione
della collegialità. Parimenti, i Precari chiamano in piazza anche le
numerose associazioni di genitori e cittadini da anni impegnati nella
difesa strenua della Scuola Pubblica, per chiedere, unitariamente e con
fermezza:
- L'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola,
docenti e ATA, attraverso il rifinanziamento della scuola pubblica e il
ritiro dei tagli Gelmini
- L'attivazione di un sistema di reclutamento unitario che consenta, in
tempi rapidi, nel rispetto della normativa europea contro l'iterazione
abusiva dei contratti a tempo determinato, l'immissione in ruolo di
tutti i docenti abilitati inseriti nelle Gae, dei neoabilitati TFA e di
tutti i docenti non abilitati, seguendo, per quanto riguarda i tempi di
stabilizzazione, il criterio del servizio prestato e dei titoli, e
prevedendo corsi abilitanti gratuiti
- L'abrogazione della Riforma Fornero, in ottemperanza ai prescrittivi
pronunciamenti dell'UE sull'intollerabile abuso del lavoro precario (L.
70/1999/CE)
- Lo sblocco del turn-over per il tramite dell'abrogazione
della L. 449/97, che condiziona le assunzioni al parere favorevole del
MEF, perché l'istruzione non può essere considerata e trattata come una
variabile dell'economia
- La definitiva rinuncia del governo alla forzata
immissione dei docenti "inidonei" nei ruoli degli ATA precari
- Il ritiro delle confuse e vergognose direttive sui BES,
volte a tagliare posti di sostegno, che ledono il diritto allo studio
dei disabili e quello all'integrazione degli immigrati. Il ripristino
del rapporto 1:1 per gli alunni con gravi disabilità, in ossequio alle
numerose sentenze emesse in tal senso
- La soppressione dei quiz INVALSI, che calpestano le
prerogative dei docenti, isteriliscono le capacità di elaborazione
critica, rimodellano la didattica sulle esigenze dell'imprenditoria e
costituiscono il pretesto per tagliare fondi proprio a quegli istituti
che costituiscono la sola occasione di riscatto di certi territori
- Il rifiuto della chiamata diretta da parte dei dirigenti e di ogni
altra pratica equivalente (concorsi per reti di scuole, organico
funzionale per reti di scuole, etc.), da cui conseguirebbero derive
clientelari e tentativi di "normalizzazione" ideologica
- Il ripristino dei quadri-orario anteriori alla riforma Gelmini,
dei laboratori e delle discipline caratterizzanti penalizzate dai tagli
- Il pagamento regolare delle ferie non godute e degli
scatti di carriera al personale precario e di ruolo e il pagamento
regolare degli
stipendi dei supplenti temporanei, spesso costretti
a elemosinare le loro spettanze
- Il blocco dell'incostituzionale finanziamento della
scuola privata e "paritaria", per lo più confessionale
- Lo stanziamento di fondi per la messa in sicurezza delle
scuole, teatro, negli ultimi anni, di incidenti anche mortali
I Precari sono ben consci che uno sciopero comporta sacrificio;
sono tuttavia convinti che si tratti di una forma di protesta
ancora dirompente, oltre che moralmente dovuta. Auspicano, perciò, che
l'11 aprile emerga con forza il dissenso di quelli che non si arrendono
alla logica del "cosa fatta capo ha", né vogliono chiudersi in un
individualismo rassegnato.
Insieme, con il nostro "no" solidale e deciso, possiamo invertire la
rotta, per evitare di naufragare e di veder naufragare le nostre
laboriose conquiste e i nostri irrinunciabili diritti di lavoratori.
Precari uniti contro i tagli
(Per adesioni e comunicazioni: precari_uniti.2014@yahoo.it);
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