In scena la trilogia di
Eschilo, l'attore napoletano si racconta SIRACUSA - L'Istituto
Nazionale del Dramma Antico compie cento anni e festeggia con la
sublime trilogia di Eschilo: Agamennone, Coefore, Eumenidi, al debutto
al Teatro greco di Siracusa il 9 maggio. L'Orestiade è il punto di
snodo, l'inizio della civiltà occidentale, il passaggio da un mondo
dove regnava la vendetta a quello del diritto, del primo tribunale dove
si celebra la giustizia e la democrazia. Proprio cento anni fa Mario
Tommaso Gargallo, riuscendo a vincere la resistenza della
soprintendenza, iniziava la splendida avventura che prosegue ancora
oggi. A cento anni di distanza stesso programma; già il 16 aprile sono
stati accesi a Siracusa i tripodi che indicano la via che da piazza
Archimede porta al Teatro. Per l'occasione l'Inda ha arruolato il
grande Arnaldo Pomodoro che firma le scene e i costumi, e tre registi
come Luca De Fusco per "Agamennone", Daniele Salvo per "Coefore" ed
"Eumenidi" e Mauro Avogadro per "Le vespe" di Aristofane. Le tragedie
si alterneranno con la commedia e andranno avanti fino al 22 giugno.
Tanti gli attori di grido che saranno in scena da Paola Gassman a Ugo
Pagliai, a Massimo Venturiello, fino a Francesco Scianna, Piera Degli
Esposti e Elisabetta Pozzi, che sarà Clitennestra in entrambi le
tragedie.
Ma a parte l'anniversario dell'Inda, c'è un altro anniversario di
riguardo, i 50 anni di presenza al Teatro di Siracusa di Mariano
Rigillo, che debuttò mezzo secolo fa con Eracle di Sofocle. Dopo aver
interpretato due volte il ruolo di Agamennone, quest'anno fa un
"cameo", nel ruolo dell'araldo.
"Ché non si potesse dire - puntualizza con la consueta ironia - che
Agamennone in Italia potevo farlo solo io. Ma questa volta il ruolo
conta poco, l'emozione è quella di partecipare al centenario e poco
importa come". Rigillo è un napoletano, colto, un uomo del sud che nel
teatro italiano ha fama di gentiluomo e che deve tanto a un altro
grande napoletano, Peppino Patroni Griffi con cui ha condiviso più di
25 di carriera, la riscoperta di Viviani e i premi vinti con le messe
in scena di Pirandello, spettacoli che ancora oggi fanno scuola. " Con
Peppino - ricorda - imparai a conoscere e saper leggere Viviani che non
era affatto un autore strappacuore come pensavo allora, ma l'autore
degli emarginati, di una plebe spesso cattiva, mossa dall' istinto
della sopravvivenza". La storia lunga 50 anni che lega Rigillo al
Teatro greco di Siracusa è costellata di successi: nel 2011 ha vinto
L'Eschilo d'oro alla carriera, proprio nell'anno in cui proponeva un
Socrate magistrale ne "Le nuvole" di Aristofane. "Il teatro greco -
spiega - è la migliore palestra per un attore, è teatro nel senso più
alto del termine; quando non esistevano i microfoni, fino agli inizi
del nuovo millennio, non tutti potevano recitare a Siracusa, la voce
era tutto e occorreva una tecnica infallibile e non solo per portare la
voce a 40 metri di distanza, ma per raggiungere anche il pubblico più
lontano con le emozioni".
Ansa.it