Apprendiamo
tramite stampa che per assumere 148 mila docenti precari
nel 2015, una delle misure principali della "Buona Scuola" delineata
dal Governo, servirà 1 miliardo di euro che verrà finanziato dallo
stesso Ministero dell'istruzione: ma come? Sembrerebbe che per trovare
questo miliardo di euro la spending review dovrebbe colpire
pesantemente università e ricerca per un taglio di 400 milioni di euro:
insomma il MIUR ha deciso di tagliare ancora una volta dove i soldi non
ci sono, una lotta tra 'poveri' che tutto potrà essere tranne che la
ricetta per una 'Buona Istruzione'.
Gianluca Scuccimarra, Coordinatore dell'Unione degli Universitari,
dichiara: "Il fatto che le linee guida del Governo per la 'Buona
Scuola' non considerassero minimanete il mondo dell'università era già,
come da settimane ribadiamo, un punto negativo per una ricetta che
vuole definirsi vincente. Se poi a ciò si somma la previsione di tagli
ad università e ricerca pari a 400 milioni di euro, ci chiediamo dove e
come possa essere la 'Buona Istruzione'?
Da anni l'università, infatti, è considerata solo come un bacino da cui
tagliare e prendere soldi, gli investimenti sono di fatto inesistenti e
si sceglie, ancora, di tagliare: una mossa a dir poco contraddittoria,
nel momento in cui la volontà vorrebbe essere quella di rimettere al
centro del Paese il mondo dell'Istruzione."
Continua Alberto Irone, Portavoce Nazionale Rete Studenti Medi: "Ancora
una volta per trovare le risorse necessarie all'attuazione del Piano
Scuola si reperiscono i fondi ad un settore già martoriato e
messo sul lastrico: l'università e la ricerca. Come è possibile che
l'istruzione venga considerata la risorsa di prospettiva per l'Italia e
poi non si fa altro che togliere ulteriori fondi che, attualmente,
bastano a malapena all'ordinario funzionamento del sistema
universitario? Come da anni ripetiamo, i fondi ci sono, basta avere la
volontà politica di trovarli, per esempio con la lotta alla corruzione
e la tassazione dei grandi patrimoni. Se si ha l'ambizione di
rivoluzionare la scuola, vogliamo che questa sia la vera rivoluzione
del mondo dell'istruzione nel suo complesso: scuola, università e
ricerca. Di certo non si ottiene con ennesimi tagli dei finanziamenti.
Se il Ministero ha intenzione di continuare su questa linea, il 10
ottobre le piazze saranno piene di studenti medi ed universitari pronti
a dimostrare, per l'ennesima volta, che non accettiamo la logica deila
guerra tra poveri e quanto è miope tagliare fondi ai settori di
prospettiva, quali sono l'università e la ricerca."
Conclude Scuccimarra "Le politiche dei tagli, le stesse politiche
che negli ultimi dieci anni hanno distrutto l'università italiana, di
nuovo e rivoluzionario hanno ben poco.
Fino a quando non si riconoscerà l'importanza dell'istruzione tutta,
dalla scuola all'università, qualsiasi previsione sarà uno spot inutile
e fine a sè stesso: siamo stufi di essere presi in giro.
Quale Paese può pensare di avere un futuro se non investe sui giovani?
Fino a quando queste saranno le politiche dell'Italia sull'istruzione
noi continueremo a scendere in piazza per un'università, una scuola, un
paese e un futuro diversi.
Ascoltare gli studenti non può essere uno spot televisivo: ascoltare
noi studenti significa farsi carico sul serio delle nostre esigenze, le
scelte coraggiose, nuove e rivoluzionarie non saranno mai tali se fatte
senza noi giovani, il futuro di questo Paese."
Greta Chinellato - Addetto
Stampa UDU-Unione degli Universitari
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