Interpretare
il territorio e riscrivere la sua storia. Questo il filo rosso che ha
legato gli interventi di letterati, storici, archeologi e urbanisti
convenuti a Bronte presso l'Istituto superiore "Benedetto Radice" che,
con una due giorni di studi (10 e 11 aprile), ha voluto ricordare i 160
anni dalla nascita dell'illustre uomo di cultura a cui è intitolata la
scuola. "La città e il suo storico.
Bronte e Benedetto Radice" ha - di fatto - avuto il merito di
far rispolverare una cospicua letteratura, in parte conosciuta solo da
cultori e specialisti, e metterla in relazione con fonti archivistiche
e nuove acquisizioni documentali. Ad aprire i lavori Maria Pia Calanna,
dirigente dell'Istituto, che ha evidenziato come il convegno sia il
punto di approdo del percorso didattico - educativo, condotto
all'interno dell' istituzione, nell'anno scolastico 2014/15 sulla
figura e l'opera di Radice. Maria De Luca, assessore comunale alla
cultura, assicurando il suo impegno per la pubblicazione degli atti, ha
rivolto parole di compiacimento e gratitudine agli organizzatori.
E' stata poi la volta di Giuseppina Radice, nipote dello storico
brontese: "La biblioteca del nonno è per me lo specchio di una figura e
di un modello presente negli anni, la cui eredità morale e letteraria è
un lascito di vita per l'intera comunità". Rosario Magiameli, ordinario
di Storia contemporanea presso il Dipartimento di scienze politiche
dell'Università di Catania, moderatore dei lavori, ha rimarcato
l'importanza che uno storico assume per il territorio, quale custode di
un patrimonio altrimenti soggetto all'oblio. All'amicizia fraterna tra
Renato Fucini e Benedetto Radice si è indirizzata Giovanna Lazzi,
direttrice della biblioteca Riccardiana di Firenze, che custodisce il
prezioso carteggio. Alla francesista Daniela Giusto è toccato
sciogliere i nodi circa le favole di La Fontaine che il letterato
brontese volse in un toscano controtendente rispetto agli orientamenti
manzoniani.
L'archeologo Francesco Privitera ha, invece, presentato una serie di
reperti preistorici e protostorici che retrodaterebbero, a prima del
castellucciano etneo - già indagato da Paolo Orsi (peraltro
corrispondente dello storico) - il primo insediamento dell'area che
propone anche una tipologia cultuale poco indagata, oggetto di attuali
studi. Al periodo medievale si è rivolta l'attenzione di Lucia Arcifa,
che ha proposto una direttrice nuova circa la viabilità e l'ubicazione
delle fortificazioni nella strenua difesa di Giorgio Maniace. Angelo
Granata, ricercatore di Storia contemporanea, ha voluto indagare le
"grandi" opere pubbliche della Bronte borbonica, facendo rilevare come
il comune nell'Ottocento godesse di una classe dirigente tutt'altro che
cieca. In chiave "appassionatamente" revisionista Giuseppe Barone,
direttore del dipartimento di Scenze politiche e sociali, ha connotato
gli anni che seguono lo stagno storiografico del 1860: "Quella degli
insorti fu una vittoria. Merito loro le grandi conquiste giuridiche,
sociali ed economiche che hanno dato un volto nuovo alla città". Ma
Bronte è anche terra dei casali.
Così Giambattista Condorelli di "Sicilia Antica" ha presentato un
quadro sinottico degli cronisti, succedutisi fino ai giorni nostri,
nell'identificazione di luoghi a cui la memoria storica ha attribuito
valore polare. Stessa direzione per Bruna Pandolfo, di formazione
storico - artistica, che nella sua indagine ha riletto Radice con
acribia documentaria, suggerendo nuovi percorsi circa produzione e
destinazione di spazi all'interno del casale. Teresa Sardella
dell'Università di Catania ha concentrato l'attenzione sul cenobio
di Santa Maria di Maniace, fondato nel XII secolo, oggetto di
accurati e partecipati studi. Radice, infatti, associa alle fonti una
palpitante emotività che fa della sua prosa un testo di magistralmente
poetico. A seguire gli interventi e le riflessioni degli alunni della
scuola, scaturiti dal percorso in aula guidato dai docenti R. Anello,
C. Grassia, G. Lipari, M. Scuderi, F. Salanitri.
A seguire il magistrato Francesco Paolo Giordano, il quale ha
presentato una panoramica territoriale estesa dello scontro tra
"cappeddi" e "ducali" in linea con la teoria interpretativa più nota e
di riferimento.
Durante il convegno è stata allestita una mostra di quotidiani d'epoca
curata da Franco Cimbali e in collaborazione con l'Associazione "Bronte
Insieme", che ha offerto la possibilità di conoscere "de visu" la
produzione "minore" di Radice e respirare a pieni pomoni la "polvere"
della storia.
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