Ricordo che la
prima volta ci sono andato alla fine del primo anno
della scuola superiore. Era un caldo pomeriggio di giugno, la scuola
era terminata da pochi giorni, e noi, con i compagni e la professoressa
di Italiano, c'eravamo dati appuntamento con un pullman in una piazza
del centro storico di Catania, vicino al nostro istituto. Destinazione:
il teatro greco di Siracusa per assistere alla tragedia classica "Le
Coefore", di Eschilo. Fu così che conobbi il teatro greco di Siracusa
ed iniziai ad amare il teatro, le tragedie greche e la cultura
classica. Ricordo che sull'autobus, oltre alle immancabili canzoni
della nostra giovinezza, la professoressa tenne una "lezione" sul
teatro greco, che durò dal Ponte Primosole fin quasi all'ingresso nella
città aretusea!
"Il teatro greco era uno degli edifici più diffusi nei centri abitati
dell'antica Grecia, aveva origini religiose, infatti era sempre legato
alla presenza di un tempio, e per questo motivo coinvolgeva l'intera
comunità. Addirittura, durante le rappresentazioni, le attività dei
cittadini venivano sospese per consentire la partecipazione di tutti.
In origine, il teatro era costituito da elementi mobili e adattabili al
contesto e alle esigenze recitative; la successiva evoluzione avvenne
in coerenza con il principio armonico di integrazione tra architettura
e ambiente naturale: l'intera struttura, infatti, sfruttava l'andamento
naturale del terreno. Il teatro greco si componeva di tre part:
corrispondenti a diverse funzioni: l'orchestra, il kòilos (la cavea dei
romani), e la skenè (quella che oggi definiamo scena).
L'orchestra (orkhèomai, danzare), era un'area semicircolare o circolare
destinata alle danze del coro, la sua forma era sempre coerente alla
disposizione delle gradinate (nel teatro di Epidauro, nel 350 a.C.,
assume forma circolare). Il kòilos (originariamente thèatron, luogo da
dove si guarda), era una gradinata a forma di semicerchio o a ferro di
cavallo, per lo più addossato al pendio naturale, ed era suddivisa,
mediante scalette di accesso, in più settori a forma di cuneo. Le
gradinate, dapprima in legno e a pianta trapezoidale, furono realizzate
nel V secolo a. C. in pietra e muratura. La skenè, definita come parte
fissa e in pietra solo in età classica, fungeva da fondale
architettonico del teatro.
Originariamente costituita da una pedana lignea destinata alla
recitazione degli attori, veniva utilizzata per il deposito di scene e
costumi. Apposite aperture sul fronte scenico potevano ospitare dalle
tavole dipinte (pinakes). Meraviglia ancor oggi la perfezione acustica
di questi teatri, ottenuta mediante complessi calcoli che tenevano
conto della forma, della dimensione e dell'inclinazione del kòilos.
Alla fine del IV sec. a.C. il teatro si modificò coerentemente alle
nuove esigenze e mutate monumentali dell'età ellenistica. La parte
recitativa acquistò maggiore importanza rispetto al coro, la scena
prevalse progressivamente sull'orchestra, e sviluppata su due piani di
cui uno porticato, si dotò di un proscenio, palcoscenico sopraelevato
dove recitavano gli attori.
Nel corso del II secolo a.C. si precisarono ulteriori aspetti
decorativi e scenografici: tra proscenio e kòilos vennero inserite
porte per l'accesso degli spettatori (parodòi), venne introdotto l'uso
di piattaforme e strutture girevoli per realizzare particolari effetti
scenografici, mentre, tra scena e proscenio, quinte mobili venivano
sollevate e fatte scendere da appositi dispositivi. Dietro la scena,
infine, si articolavano spazi porticati sempre più monumentali".
Dopo la "galoppante" lezione sul teatro greco, arrivammo all'ingresso
dell'area archeologica, facemmo i biglietti e ordinatamente prendemmo
posto, giusto in tempo per vedere lo spettacolo. E la meraviglia si
svelò ai nostri occhi! Da grande poi ci ritornai al teatro di Siracusa,
con il mio amico, ogni anno, tanto che diventò quasi un rito! Partivamo
in macchina dal nostro paesello, nei meriggi infuocati d'inizio giugno,
arrivavamo di buon'ora e, comodamente seduti nei nostri soliti posti,
assistevamo allo spettacolo. Ricordo che vedemmo tante tragedie,
"Medea" e "Le baccanti", di Euripide, "Edipo re" e "Antigone" di
Sofocle, "Agamennone", di Eschilo, e tante altre.
Ci immergevamo, da cima a fondo, nella storia e nella cultura
dell'antica Grecia, e sugli spalti, poi, parlavamo di miti, di
leggende, di eroi, di dei, d'arte, di storia, di politica. La Grecia,
"dove tutto ebbe inizio",... sedeva quasi accanto a noi! In pochi
attimi
ascoltavamo parole antiche di 2500 anni, e incontravamo gli eroi achei,
Ulisse, Achille, Agamennone, e i loro dei, Zeus, Minerva, Athena
Parthenos. Che emozione! E' proprio vero che la civiltà ellenica è
stata la mitica età d'oro del mondo! Il tempo dorato della giovinezza
della terra! Poi, puntualmente, dopo lo spettacolo, andavamo a Ortigia
e, in una tipica pizzeria, gustavamo la solita "capricciosa", e dopo
aver fatto una passeggiata nei caratteristici vicoli del centro
storico, sereni, come i "nostri eroi", rientravamo a casa.
La Magna Grecia siamo ancora noi.
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it