Lucia
Della Scala è nata a La Spezia e vive e lavora in Toscana, nella terra
che s'intreccia in profondità con la Liguria meridionale, e lì produce
le sue opere, nella Lunigiana storica, dove il fiume Magra riceve
da est il Taverone e da ovest il Vara e si appresta a circumnavigare
con tutta la sua ricchezza e bellezza il sacro Monte Marcello
reso celebre dalla presenza nel secondo dopoguerra dei più noti
letterati italiani, da Elio Vittorini a Mario Soldati, da Salvatore
Quasimodo a Carlo Bo, ecc. L'artista ha potuto in quei luoghi e
all'Accademia di Belle Arti di Carrara perfezionare le sue tecniche e
riscoprire la reale natura del suo impegno, che è un vero
approfondimento filologico e teologico prima che tecnico e artistico, e
disvelare a se stessa la valenza prioritaria della sua attività
intenzionalmente rivolta alla sacralità dell'immagine in quanto essa è
anzitutto atto religioso, l'erede delle "cose divine",
l'annunciatrice dell'immortalità, come profetizza Filone di
Alessandria e conferma in seguito tutto il movimento
neoplatonico, a partire da Plotino. Costui è il testimone più credibile
che la contestazione platonica è diretta contro la falsificazione
pseudo-artistica,ma non mai contro l'arte genuina,la quale avvicina
alla verità, anzi ne è parte ed espressione autentica con la sua
partecipazione ravvicinata al Bene, al Giusto ed al Bello.
La divina ispirazione del Fedro e del Convivio toglie qualsiasi
elemento di contraddizione o di oscurità interpretativa e indica invece
che la via platonica dell'arte confluisce tutta verso la
concezione ontologica per la quale l'essere è senza nascondimento e
mistificazione, ed è indenne da quegli inquinamenti sensoriali che
allontanano l'umana soggettività dalla Verità rendendola disponibile,
con pericolo, a cercare l'utile ed a sostituirlo alla Bellezza. Questa
non può essere staccata dal Vero e dal Bene e deve vivere in simbiosi
con le Entità superiori, se vuole stare dalla parte dell'eterno e
dell'anima immortale. La cosiddetta ispirazione artistica è quindi uno
sguardo rivolto verso l'Alto, verso ciò che supera ogni altra dimensione
spazio-temporale, a cui l'artista attinge energia e potenza per creare
le sue opere e realizzare concretamente la sua prassi creativa e
costruttiva, che fornisce all'arte le qualità del Vero e del Bello.
Quando si modifica una tale impostazione e si intende in modo
psicologico o utilitario il moto ispirativo, allora siamo in una
dimensione totalmente opposta a quella dell'arte, con la quale non
mantiene alcun contatto concettuale, emozionale ed operativo. Questo è
ciò che Platone ha voluto affermare parlando di pericolosità dell'arte
imitativa del mondo sensibile e che il neoplatonismo svela in tutta la
sua valenza mettendo in luce quello sguardo verso l'Alto e la ricerca
del Trascendente rispetto alla necessità di superare tutte le
cose effimere del mondo. La fonte dell'arte è perciò in Dio, come lo
sono le fonti del Bene e del Bello.
E su questa base ontologica si edificano le più solide e incrollabili
costruzioni artistiche.
Filone è un autore importante proprio in virtù dell'elaborazione degli
strumenti intellettuali che portano al neoplatonismo e che
costituiscono un punto di passaggio dall'estetica del vecchio
platonismo del mondo delle idee alla nuova estetica della
spiritualità soggettiva ispirata dall'attività creatrice di Dio.
L'artista esprime l'Assoluto che permette di continuare con la sua
potenza immaginativa l'opera creatrice di Dio: "Chi è dunque l'erede?
Non certo il pensiero che resta per sua spontanea scelta nella prigione
del corpo, bensì quello che, spezzate le catene, e fattosi libero, è
uscito fuori dalle sue mura ed ha abbandonato, per così dire, anche se
stesso[...] L'intelligenza che è riempita dalla presenza di Dio e che non
è più in se stessa, che è scossa dall'amore celeste e che, quasi folle,
è condotta da Colui che è l'Essere assoluto, tratta in alto verso di
Lui preceduta dalla verità che le spiana la strada, affinché possa
viaggiare sulla via maestra: questa è l'eredità" (Filone di
Alessandria, L'erede delle cose divine, trad. it. a cura di Roberto
Radice e Giovanni Reale, Rusconi 1994, pp. 95-97).
Lucia Della Scala ha una piena consapevolezza della valenza veritativa
dell'arte e propone opportunamente l'esperienza estetica in modo
totale, tanto da assorbire sia la teologia che la psicologia e
l'antropologia per farne uno strumento "originale" che non sia semplice
"copia" del mondo sensibile immerso nel buio tetro della caverna
platonica, bensì costruzione credibile, visibile e verificabile
da chi conserva la purezza dello sguardo e la certezza della
cognizione, e non accetta le falsificazioni e gli inganni dell'effimero
mondo sensibile. Questa è la concezione dell'arte, ella dice, e
con essa è possibile riorganizzare le cose come devono essere e
chiarire una volta per sempre le ragioni della creazione artistica, che
appare (ed è) una dimensione fortemente intrisa di teoreticità. La sua
profondità è frutto di intuizione,intelligenza e immaginazione,e
soprattutto di fedeltà alle ragioni dell'Essere, che è Libertà
metafisica e dal cui seno scaturiscono il Vero ed il Bello in una
dialettica che si sviluppa all'interno delle funzioni dell'anima
immortale. Qui si trova il segno della grandezza, della dignità
artistica,dell'appartenenza a quella categoria dell'umano
sensibilissimo alla Trascendenza e non disponibile alle traversate
rischiose degli oceani tenebrosamente sensoriali, alla maniera di
Nietzsche che va predicando il nuovo verbo dell'uomo "nuovo".
Lo sforzo di Lucia Della Scala è diretto a scoprire e contemplare il
principio unitario della realtà che è stata creata dall'Uno. Tutto
tende all'Uno, e così le sue opere riprendono i momenti più alti del
Principio Assoluto al quale tutto deve ritornare. L'arte non può
non rappresentare la Divinità dopo che sono stati contemplati
intensamente gli aspetti costitutivi dell'universo, ed è stata
ritrovata la struttura prima dell'essere e delle sue varie
digradazioni e degenerazioni. La Crocifissione di Cristo è uno di tali
processi per i quali l'artista recupera tutti gli elementi offerti
dalla Patristica, dalla Scolastica e dalla filologia e li ritraduce con
acuta originalità in termini di psicologia e antropologia,
e procede oltre fino a rinvenire l'essenza dell'azione
divina e il significato della storia cristiana,nella quale non sfuggono
le figure della Madre di Cristo, degli Evangelisti e di particolari
personaggi che hanno nella tradizione cristiana un ruolo non
secondario. Ma tutto viene rappresentato attraverso simboli con i
colori più adeguati agli eventi descritti ed ai significati ad essi
collegati. La religiosità si fa profonda e talora drammatica e la
tecnica delle icone (generalmente usata) si presta ad esprimerla
nel modo più intenso. Non è un caso se i suoi lavori sono oggetto di
visione ed esposizione all'interno di spazi dedicati al culto
regolare. La figura umana è spesso utilizzata in funzione di decisivi
colpi di stilizzazione tesi a simboleggiare l'ardente desiderio della
Trascendenza e del ritorno all'Uno,che è la Forma delle forme, la Fonte
assoluta del Bene e del Bello : "Così ancora, dice Plotino in un passo
per me decisivo delle Enneadi, sono le forme razionali dentro di loro
che urgono; si tratta cioè di attività contemplativa, è come un
travaglio di parto nel creare molte forme e molte visioni, nel riempire
tutto di forme razionali, interminata contemplazione! Creare infatti
significa chiamar forme all'esistenza". Così è per l'artista
lunigianese che cerca la forma in grado di accogliere la luce vera
della sua anima e che preme con tutte le sue energie per
comprendere lo splendore e comunicarlo in virtù della potenza
contemplatrice e plasmatrice dell'arte. I risultati sono davvero
brillanti e degni di essere bene annotati.
Se appare problematico oggi comprendere quale sia l'essenza dell'arte,
il lavoro di Lucia Della Scala ce la fa intendere concretamente,
dicendoci chiaramente che arte, religione e filosofia non sono
solamente le categorie intellettuali poste in essere da Hegel
nella definizione dello Spirito Assoluto, ma anche il luogo
in cui si verifica la saldatura dell'anima, la sua più forte e
qualificata percezione della realtà la cui sacralità porta al
trascendimento ed alla radice dell'esistere. La purezza dell'esperire
estetico nella produzione dell'artista lunigianese porta a fornirci una
nozione di estetica fondata sull'unità dei fattori
costitutivi dell'arte: la tecnica e la verità. La bellezza del prodotto
non può essere un dato empirico, ma una componente dell'ontologia alla
cui determinazione ha contribuito tutta la storia del pensiero da
Filone di Alessandria a Plotino ed a Kant e da Schelling ad Hegel ed a
Benedetto Croce. Ma ciò che importa rilevare è che nell'arte si
concentra più esattamente e metafisicamente non solo lo spirito del
tempo,ma anche la poeticità, la verità e l'eternità del vivere.
Per questo motivo occuparsi della produzione di Della Scala diventa un
dovere intellettuale ed un compito teologico e metafisico che abbraccia
la comprensione profonda dell'esistere, al di là della kantiana Critica
del giudizio e delle hegeliane Lezioni di Estetica.
prof. Salvatore Ragonesi