L'onda della
digitalizzazione avanza imperiosa e travolge ogni cosa.
Era a volte noioso, ma anche divertente, il rito mattutino dell'appello
della prima ora di lezione. Adesso in tante scuole l'ingresso avviene
come nelle fabbriche. Ogni mattina, all'ingresso, i ragazzi passano
negli appositi totem, strisciano il badge mentre il registro
elettronico incamera tutti i dati e registra elettronicamente la
presenza a scuola. Il giorno 8 marzo questa nuova pratica è stata
introdotta presso lo storico Liceo Parini di Milano, tecnica, già
sperimentata in alcuni istituti tecnici e professionali e al liceo
scientifico Molinari. Secondo gli insegnanti questo intervento
snellisce la burocrazia interna, permettendo di risparmiare parecchio
tempo e iniziare subito le lezioni.
C'è il rischio che si perda la dimensione umanitaria e che gli
studenti siano equiparati a polli in batteria da ingozzare di nozioni e
via.
Il parere degli studenti appare variegato tra coloro che lamentano la
rigidità del procedimento che consente solo cinque minuti di tolleranza
e chi «timbra» dopo le 8.05 deve portare la giustificazione, mentre
altri evidenziano come questa procedura mortifica il rapporto umano tra
docente e studente, " perché la macchina è una macchina e certo non ti
può comprendere".
Era bello il momento dell'accoglienza all'ingresso della scuola, il
saluto, il sorriso, la parola d'incoraggiamento, come avveniva nelle
scuole cattoliche, dove si rinnovava il rito del "Buongiorno" secondo
la tradizione salesiana.
Oggi, sempre più prepotente si afferma il compito del dirigente
burocrate, manager, con mille responsabilità e poco calore di umanità.
S'intercetta, inoltre, un cambiamento culturale da scuola luogo di
cultura a scuola- azienda; non un luogo dove entri per imparare, ma un
luogo dove svolgere dei compiti, da imipegato-lavoratore".
Sarà un bene? Aiuterà a crescere, a formare una coscienza civica del
senso del dovere e del lavoro?
Sentirsi "piccoli impiegati" potrà essere uno stimolo a potenziare il
rendimento scolastico e contribuire allo sviluppo della scuola azienda,
che produce formazione e cultura.
Anche i docenti dovrebbero passare dal compito di "impiegati" dello
Stato, titolari di diritti e di vantaggi come i fruitori della Legge
104, a quello di "azionisti" nell'impresa cooperativa della scuola e
veri "attori" e promotori di competenze per far crescere e sviluppare
le competenze degli studenti.
Se è vero che s'impara vedendo fare è necessario che i docenti siano
"modelli" di buone azioni e buone pratiche, cosicché gli studenti
sappiano imitarli.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it