dal Sole24ore
Damiano: «Fondi pensione anche per gli statali»
di Giorgio Pogliotti
Triplicare le adesioni dei lavoratori ai fondi di previdenza complementare per
passare dall'attuale 13 al 40 per cento. Quello previsto dal Governo è, per la
stessa ammissione del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, un «obiettivo
ambizioso, ma realistico»,che consentirà il decollo del sistema pensionistico
integrativo che coinvolgerà oltre 11 milioni di lavoratori dipendenti del
settore privato: «Speriamo — ha aggiunto il ministro — che soprattutto i giovani
aderiscano, visto che la loro percentuale di adesione è attualmente inferiore a
quella degli anziani».
Quanto al memorandum sottoscritto da Governo e sindacati per la riforma delle
pensioni, si prospetta uno slittamento della scadenza del 31 marzo, considerata
«puramente indicativa » dal ministro: «Per fare la manutenzione del sistema
utilizzeremo tutto il tempo necessario, non ci sono tagliole — ha detto Damiano
—. L'importante è arrivare in tempi ragionevoli ad una conclusione,
possibilmente condivisa». Nessun cambiamento di linea, dunque, anche se l'Ocse
ha lanciato l'allarme sul rischio di esplosione della spesa pubblica se non
verranno attuate riforme, a partire da quella previdenziale. «Ogni giorno
vengono forniti dati — ha replicato Damiano —. Quello che so è che i conti
migliorano. Con le tre riforme previdenziali degli anni '90 c'è stato un
risparmio di 200mila miliardi di vecchie lire. Non vogliamo fare cassa con le
pensioni,ma mantenere ilsistema in equilibrio».
Per avviare la campagna informativa sul trattamento di fine rapporto il ministro
Damiano — che ha alle spalle l'esperienza di presidente del fondo previdenziale
Cometa dei metalmeccanici — ha convocato ieri una conferenza stampa confermando
la stima che sul flusso annuale di Tfr, pari a circa 19 miliardi, un terzo andrà
ai fondi. Il tempo stringe,visto che entro il 30 giugno 2007 (o nei primi sei
mesi di lavoro se l'assunzione è successiva al 1gennaio 2007) i lavoratori
dipendenti del settore privato dovranno scegliere se versare il Tfr futuro a un
fondo pensione o lasciarlo in azienda.
Entro il 20 gennaio sarà pronto il decreto attuativo della riforma, varato
d'intesa con il ministero dell'Economia, che dovrà sciogliere i nodi ancora
aperti.Ma il Governo è intenzionato a coinvolgere nella riforma anche i
lavoratori del pubblico impiego che sono esclusi dall'applicazione della
normativa dal decreto legislativo 252/05: «Stiamo lavorando con il ministero
della Funzione pubblica — ha spiegato Damiano— per predisporre una normativa che
consenta di realizzare anche per loro una forma diprevidenza complementare ».
Numerosi i punti ancora in discussione: il consulente del ministro in materia di
previdenza, Giovanni Pollastrini, ha fornito chiarimenti sul calcolo dei
dipendenti che si fa sulla media degli addetti 2006,esclusi i lavoratori con
contratti a termine inferiori a tre mesi: precisazione importante visto che il
Tfr lasciato in aziende con almeno 50 dipendenti sarà versato al fondo speciale
presso l'Inps. Quanto al conferimento del Tfr al fondo, esso avviene dal momento
i cui si esercita l'opzione: «Se un dipendente decide di aderire il 1ڡprileaunfondo—haspiegato
— il Tfr per i mesi di gennaio, febbraio e marzo resta accantonato in azienda».
Altro tema "caldo", quello delle anticipazioni: sono a carico dell'azienda anche
se ha almeno 50 dipendenti, perché il datore di lavoro si sostituisce all'Inps
nell'adempimento degli obblighi nei confronti del lavoratore (provvedendo al
conguaglio degli anticipi nei versamenti successivi all'Inps). Quanto agli
atipici, si sta ragionando sulla creazione di un fondo residuale ad hoc presso
l'Inps.
Infine la questione "colf": non esiste un fondo di previdenza complementare per
le collaboratrici domestiche e, in assenza di una decisione entro il 30 giugno
2007 sulla destinazione del proprio Tfr, le famiglie che utilizzano questo
personale potrebbero essere chiamate a versare il Tfr maturando nel fondo
residuale presso l'Inps. «Le colf sono esonerate dal versamento alla Tesoreria —
ha spiegato Pollastrini — stiamo valutando se esonerarle dal meccanismo del
silenzioassenso». Con l'esonero il versamento del Tfr riguarderà solo quella
lavoratrice domestica che lo chiederà esplicitamente.
6 gennaio 2007
Tfr statali, regole entro due mesi
di Giorgio Pogliotti
Decreto in arrivo
È stato il ministro Cesare Damiano ad annunciare la prossima estensione della
previdenza complementare oltre che agli 11 milioni di lavoratori dipendenti del
settore privato anche alla platea dei 3,3 milioni di dipendenti del pubblico
impiego (si veda «Il Sole—24 Ore» di ieri). Il consulente previdenziale del
ministro, Giovanni Pollastrini, conferma che il decreto ministeriale correttivo
verrà emanato in tempi rapidi.
Ma per l'effettiva estensione della previdenza complementare vi sono ancora
importanti aspetti da risolvere,come l'applicabilità del meccanismo del silenzio
assenso e la portabilità dei contributi versati al fondo in caso di
trasferimento del dipendente a un altro settore.Più in generale, vanno risolte
le questioni legate alle peculiarità del pubblico impiego rispetto agli altri
comparti. Tutti i pubblici dipendenti assunti prima del 1ڧennaio 2001 godono di
un diverso —e con un meccanismo di calcolo più favorevole — trattamento al
termine della loro vita lavorativa. Dovranno trasformare il trattamento di fine
servizio ( Tfs)o le indennità di buonuscita in trattamento difine rapporto (Tfr)per
aderire ai fondi pensione. Ma le diversità non si fermano qui. «Nella scuola —
spiega Pollastrini — la quota di Tfr versata dal datore di lavoro viene
accantonata virtualmente e contabilizzata dal fondo in modo puramente virtuale.
Viene poi erogato al dipendente con una rivalutazione calcolata sulla media di
un paniere di fondi pensione». Tra i problemi da affrontare c'è l'equiparazione
tra questi fondi che gestiscono risorse virtuali e quelli che stanno sul mercato
e operano con risorse vere.
«È importante far decollare i fondi nel pubblico impiego — sottolinea il
coordinatore del Dipartimento settori pubblici della Cgil, Michele Gentile —
visto che i dipendenti hanno una media di 18 anni di servizio con un regime
pensionistico contributivo o misto, e hanno bisogno della previdenza
complementare per integrare la pensione.Ma per trovare una soluzione ai numerosi
problemi aperti è necessaria una rapida convocazione all'Aran e poi un
intervento del Governo con il decreto, non il contrario».
La stima delle adesioni
Oltre il 53%dei lavoratori potrebbe scegliere di destinare il proprio Tfr
maturando ai fondi pensione, anche se la stima del Governo è più prudente e si
attesta al 40%, tre volte l'attuale adesione (13%). A fornire questa nuova stima
è lavoce.info — il sito degli economisti guidati da Tito Beri — in un'analisi
curata da Riccardo Cesari. Se la campagna informativa risultasse particolarmente
efficace, la quota di Tfr destinata ai fondi pensione potrebbe aumentare a
scapito del Tesoro.
Mobilità per gli statali
L'intervista di ieri del leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a Repubblica fa
discutere: frenano gli altri sindacati e plaude Confindustria. Nel considerare
la riforma della pubblica amministrazione «il cuore dei problemi», Epifani
propone «incentivi per favorire la mobilità, investimenti in formazione e la
fine della precarietà». Cauto il segretario generale aggiunto della Cisl, Pier
Paolo Beretta: «Bisogna prima sapere quale sarà l'agenda complessiva delle
riforme. È sbagliato cominciare un gioco al rimpiattino su quali siano le
priorità. Se cominciamo a rincorrerle, potremmo alla fine non essere noi a
deciderle». Secondo Paolo Pirani,segretario confederale della Uil, non ci si può
limitare a uno «scambio tra stabilizzazione dei precari e mobilità dei pubblici
dipendenti», ma la questione va affrontata in modo più ampio, puntando
all'«efficienza»e alla «valorizzazione del merito». Per Renata Polverini,
segretario generale dell'Ugl, «un tema delicato come la mobilità territoriale
degli statali non può essere isolato». Plaude, invece, il direttore di
Confindustria, Maurizio Beretta, che giudica la disponibilità della Cgil «un
piccolo, peraltro importante, tassello di un problema più generale».