Non amo i dialoghi o le domande, mi sono accorta che cantavo in un'orchestra che non aveva voci. Ho meditato a lungo sul silenzio. Al silenzio non c'è risposta". Questi sono i primi versi inediti del prologo scritto da Alda Merini e che prendono vita grazie alla voce di Mariangela Melato, che interpreta alcune poesie inedite. Il documentario assume i toni di un vero e proprio recital nel momento in cui la Merini recita alcune delle sue pagine poetiche più intensamente liriche, come "Genesi", "Lirica Antica" e "Lettere". Nel film Alda si rivela una vera eterna musa, si siede al pianoforte e con la magia delle sue mani accenna a Jhonny Guitar. Ma dal ritratto quotidiano della grande poetessa emergono anche momenti esilaranti, giocati sul filo dell'ironia e della complicità del "riso come antidoto al terrore" direbbe Chaplin. Si parla di verginità, dei vecchi retaggi culturali, delle lenzuola stese al sud dopo la prima notte. Alda si racconta con grazia: la sua voce è armonia pura per l'anima. La Merini sorride e si commuove mentre parla di medici, elettroshock, maternità e poesia. "Una donna sul palcoscenico" è anche un viaggio per immagini del maestro Giuliano Grittini. Grande amico della Merini, Grittini è riuscito a penetrare con la sua fotografia l'anima della poetessa. Un film documento intenso e straordinario che racconta la vita e l'esistenza della decima musa. (wikipedia.it)
La signora poesia, la poetessa dei Navigli, la splendida visionaria. Quante possibili apposizioni per Alda Merini, la più grande poetessa italiana vivente, ospite ieri sera a Sconfinando nella serata più toccante dell'edizione 2009, che celebra una donna con la D maiuscola, capace di un'arte dello scrivere tanto raffinata quanto profonda, splendidamente inquieta. "Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita", ha scritto e ripetuto più volte nella sua vita, un'esistenza che ha conosciuto momenti di tristezza autentica, di sconforto infinito durante gli anni del manicomio. Dieci anni che segnerebbero chiunque, figuriamoci una donna con una sensibilità non comune.
Ieri sera Giovanni Nuti e Alda Merini hanno stregato il pubblico della Fortezza Firmafede con il loro secondo lavoro "Rasoi di Seta": ventuno poesie della signora dei Navigili musicate dall'artista sarzanese che, parlano d'amore, disperazione nel vedere che la cultura non mette sane radici; è una specie di rivolta anche patriottica che si sta perdendo nell'universo.
"Siamo poeti soli, come le bestie, senza una casa libera nè un sasso per sentimento", declama il Nuti dopo l'incipit dell'Albatros. La Merini, 78 anni, sale sul palco poco dopo, acclamata da un pubblico affezionato ed emozionato nel vederla ancora presente, malgrado le difficoltà di deambulazione, malgrado la voce sia strascicata. Siede al tavolo, tovaglia di color oro e un portacenere; è qui che Nuti la riempie di sguardi dolci e racconta com'è noto il loro sodalizio: "Era il 1993. Andai a Milano per incontrare Alda Merini: le proposi di musicare le sue poesie e lei accettò. Da quel momento è nato tutto". Signora poesia lo ascolta con ammirazione, rapita forse dalla sua bellezza, dalla sua galanteria, dalla sua voce grave: si accende una sigaretta, l'immancabile compagna di viaggio, e comincia a raccontare: "Ho portato con me l'immagine di Michael Jackson. Un mito d'america ma soprattutto un uomo solo. E' morto da solo e nessuno se n'è accorto". Jackson, la sua malattia, la solitudine, le medicine, temi che ricorrono spesso nelle poesie della Merini che ha un pensiero per tutti, anche per una sua cara amica anoressica (cantata poi da Nuti in "Che rumore fa l'acqua"), suicida per amore: "E' il buon senso della donna che guida il sentimento", poi una bacchettata alle femministe, incapaci a vivere un ruolo così importante di cui si sono completamente dimenticate e una critica alla religione, alla "vostra chiesa", per la quale conta solo la famiglia: "E la passione?" - si chiede Alda. C'è il tempo per declamare ancora, raccontare due barzellette geniali poi la musa dei Navigli è stanca, chiede di lasciare il palco, forse la musica è troppo alta per lei, forse non vuole 'disturbare' ancora con la sua presenza: "Qualcuno dice che gli scrittori ragionano col sedere. Forse perchè lo fanno da seduti e per questo lo usano molto". Accenna un ballo, mano per la mano, col suo fantastico alter ego e lascia fra gli applausi, salvo poi tornare alla fine per ricevere un mazzo di fiori e il tributo sentito del pubblico presente.