Il manoscritto riporta la stesura originale della poesia ''I piloni fanno il fiume piu' bello'', composta per Sibilla Aleramo nell'estate del 1916 e autografata da Campana. La lirica fu pubblicata per la prima volta postuma, a cura di Franco Matacotta, nel numero 14-15 di ''Prospettive'' (15 febbraio-15 marzo 1941) e successivamente apparve nel volume ''Inediti'', a cura di Enrico Falqui, pubblicato nel 1942 da Vallecchi.Il manoscritto venne donato dalla scrittrice e poetessa Sibilla Aleramo a Matacotta, che a sua volta lo dono' a Giovanna Bemporad, come appare dalla dedica di Matacotta che appare sul foglio su cui e' applicato il manoscritto di Campana.
I piloni fanno il fiume più bello
I piloni fanno il fiume più bello
E gli archi fanno il cielo più bello
Negli archi la tua figura.
Più pura nell’azzurro è la luce d’argento
Più bella la tua figura.
Più bella la luce d’argento nell’ombra degli archi
Più bella della bionda Cerere la tua figura.
(per Sibilla Aleramo)
Dino Campana nacque a Marradi, una cittadina in provincia di Firenze, nel cuore della Romagna Toscana, il 20 agosto del 1885.
Studiò prima a Marradi e poi a Faenza, presso il Convitto Salesiano, iniziò gli studi liceali prima a Faenza, poi andò a Torino, li compì a Carmagnola. Seguì poi i corsi di Chimica a Bologna.
Dino Campana, descritto come un bambino di impulsività brutale, per i suoi presunti turbamenti psicologici, nel 1906 viene ricoverato per qualche tempo nel manicomio di Imola. Nel 1907 lascia gli studi e viaggia: prima in Francia, poi in America del Sud. Tornato in Europa, in Belgio viene arrestato e quindi internato in manicomio.
In Italia nel 1909, dopo tre anni si iscrive ancora a Chimica a Bologna e pubblica i primi versi sui giornali goliardici. Prende i primi contrastati e altalenanti contatti col gruppo di poeti e intellettuali fiorentini futuristi uno di loro: Soffici, suo grande estimatore, smarrirà il manoscritto de “Il più lungo giorno”, alimentando il mito del poeta costretto a ricostruire la sua opera “Canti Orfici” tutta a memoria. Il ritrovamento del manoscritto avvenuto a Poggio a Caiano nel 1965 in casa Soffici, e reso pubblico solo nel 1971 da Mario Luzi, dimostrerà come in realtà “il più lungo giorno” rappresentasse soltanto una bozza di quei "Canti orfici"che verranno pubblicati a Marradi dalla tipografia Ravagli nel 1914. Interessante a questo proposito, per valutare il perfezionismo campaniano sono le bozze dei “Canti Orfici” corrette dall’autore e regalate all’amico poeta Toschi che a sua volta le donò al Professor Mario Petrucciani anch’egli scomparso. Da allora Campana continua i suoi viaggi-fuga: a Torino, Domodossola, Ginevra, dove fa l'operaio, ma viene licenziato.
Allo scoppio della guerra vorrebbe arruolarsi come volontario, ma viene di nuovo rinchiuso in manicomio. Nel 1916 conosce Sibilla Aleramo, con lei ha una relazione difficile ma importante anche per il carteggio che ha determinato. Nel 1918 Dino Campana viene ricoverato nell'ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dove morirà nel 1932.
fonte: www.dinocampana.it