Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera scriveva alcuni giorni fa: "Su questioni del genere un Paese serio discute fino in fondo, sì, ma non si divide per pure ragioni di schieramento politico". Di quali questioni parlava il noto editorialista? Parlava di riforma dell'università, ma avrebbe potuto parlare, a ragione, anche di riforma della scuola. "È importante ora che questa volontà di discutere ci sia e si manifesti con chiarezza - continua Galli della Loggia - evitando di sfruttare tenaci faziosità e inevitabili malcontenti con proclami demagogici e mobilitazioni di piazza, evitando di pretendere un impossibile meglio impedendo il possibile bene. E dall'altra parte, beninteso, accantonando inutili rigidità ". Dopo aver ricordato che questa via micidiale seguita per trent'anni è stata funzionale agli interessi corporativi, all'inefficienza e alla paralisi attuale dell'università, l'editorialista afferma che "bisogna convincersi che istruzione e ricerca sono due dei settori strategici che decidono dell'Italia... se tra vent'anni saremo ancora in grado di stare con onore nella competizione mondiale oppure se continueremo nel declino attuale". Gli interessi corporativi ci sono, eccome, anche dentro la scuola. Sarà facile per esempio che, con l'approssimarsi della riforma delle superiori, singoli gruppi di docenti o associazioni disciplinariste trovino ascolto nei partiti e nei sindacati, chiedendo, nel dichiarato interesse della scuola e degli studenti, di non cambiare, di conservare l'esistente per difendere i loro interessi. Come Galli della Loggia, anche noi diciamo che gli strumenti e i progetti possono essere cambiati, insieme. "Tutto perfetto, dunque?" Si chiede retoricamente l'editorialista. "Per carità. Ma perfettibile ed è questo ciò che conta". Vi è una stretta analogia tra riforma dell'Università e riforma della secondaria superiore. Anche se per la prima si è scelta la via parlamentare, mentre per la seconda, condizionata dall'obiettivo di fare cassa, è stata scelta la via accelerata dei regolamenti. E' anche vero tuttavia che la riforma della secondaria recupera ampi stralci di quanto predisposto nella precedente legislatura. Dopo, se si vuole dare un futuro alla scuola, bisognerà abbandonare gli schieramenti ideologici e concorrere all'attuazione di una riforma che deve essere di tutti. La presunzione, tutta ideologica, che ogni schieramento politico si ritenga detentore del miglior progetto di riforma possibile ha ingessato il sistema. Un atto di umiltà e di servizio alla scuola può aprire al futuro.