Dagli studi
sulla microfisica, nella fattispecie, della fisica quantistica, si
deduce un superamento della tradizionale dicotomia tra materia ( come
già concepita dai tempi di Democrito di Abdera e quindi formata da
atomi distinguibili nel tempo e nello spazio) e, invece, la radiazione,
cioè un fenomeno continuo, di carattere ondulatorio che sembrerebbe
andare oltre la teoria di A. Einstein secondo cui non esiste nulla
superiore alla velocità della luce, il che pone il problema
dell’esistenza di fenomeni superluminali per quanto concerne le loro
inferenze ed i loro rapporti. Pertanto, le particelle elementari della
materia, secondo la teoria dei quanti, hanno per caratteristiche
peculiari la discontinuità e la ondulatorietà.
Lo stesso fenomeno di radiazione e reciproco scambio energetico (
emissione ed assorbimento) possono quindi ricondursi a queste due
caratteristiche. In seguito, il fisico danese Bohr enunciò un
principio di complementarietà dei due modelli fisici: quello
corpuscolare e quello ondulatorio, che Schrodinger definì come il
mascheramento verbale di una sconfitta teorica.
Lo stesso Schrodinger scriverà in seguito: “ Tuttavia la conclusione
che la legge dell’energia non debba essere una legge esatta della
natura ha un grande significato di principio, malgrado la piccolezza
delle deviazioni osservabili. Essa sarebbe completamente in linea con
la legge dell’entropia, un’idea alla quale anche F. Exner è giunto da
alcuni anni da un punto di vista più filosofico” ( da La nuova ipotesi
di Bohr sulla radiazione e la legge dell’energia)
Ad ogni modo la via era aperta; il determinismo, anche grazie
all’apporto del principio di indeterminazione di Heisenberg, sembrava
ormai accantonato e con esso la teoria di Laplace di poter
comprendere in un’unica formula matematica, in modo assolutamente
determinato, tutti i fenomeni sia del microcosmo che del macrocosmo.
Agli inizi degli anni Ottanta, quindi poco meno di trent’anni fa,
invece un gruppo di fisici,in particolare Aspect, Bohm e Pribram non
solo riaprì la discussione sui quanti ( da quantum, ovvero quantità,
campi di forza di un determinato campo elettromagnetico, come i
fotoni) ma arrivò a teorizzare che esiste tale magnetismo in virtù del
fatto che tutto , nell’Universo, è strettamente collegato in un’unità
sub-stanziale. L’esperimento principe portato a fine dal gruppo dei
suddetti scienziati , in modo molto semplificato, provò che alcune
particelle semplici,( intendiamo per semplici il concetto fisico di
non-composto e quindi sub-atomico) come gli elettroni, ad
esempio, “comunicano” fra loro a prescindere dalla distanza
materiale che le separa e in modo del tutto istantaneo. Ciò suggerì la
teoria di una connessione non locale delle stesse particelle, oltre a
mettere in dubbio il postulato della velocità della luce di A. Einstein
di cui abbiamo detto. Si constatò che quando una particella viene
sottoposta ad una radiazione esterna di frequenza non invia solo onde
sferiche monocromatiche secondarie della stessa frequenza , ma allo
stesso tempo saranno emesse anche onde sferiche di altre frequenze.
Portate alle estreme conseguenze, e per molti fisici rimane una
“forzatura” sia della teoria che della sperimentazione dei quanti ,
tali osservazioni recherebbero all’affermazione che l’Universo in
realtà è un ologramma, ovvero una sorta di riflesso, non solido, non
oggettivo, una sorta di proiezione tridimensionale benché
perfettamente particolareggiata e completa.
Inoltre, un Universo siffatto implicherebbe anche conclusioni
anche più ardite: la separazione subatomica che costituisce una
determinata materia è fondamentalmente connessa, anzi della stessa
natura, di quelle appartenenti ad una materia diametralmente diversa e
profondamente e reciprocamente compenetrate. Certo, si arriverebbe
all’ipotesi quanto mai sconvolgente ( e piuttosto angosciante e
deprimente pur nella sua assoluta aspirazione giacobina ed
egualitaria…) che persino i neuroni di un genio sono praticamente uniti
e la stessa cosa di quelli di un … idiota!
Se il teorema olografico ed olistico della parte uguale al tutto
è vero, come afferma lo psicologo Keith Floyd sostiene, ogni fenomeno
non sarebbe altro che una sensazione illusoria. La stessa capacità
mnemonica di porre inferenze e collegamenti tra dati differentemente
sparsi nel nostro “database” cerebrale sarebbe una conferma di
quest’unione della parte al tutto in cui ogni parte è necessariamente
interconnessa con altre.
La fisica, comunque, scienza d’incomparabile bellezza, sa sempre
coniugare il senso reale e concreto delle cose, dei fenomeni senza mai
sacrificare totalmente le teorie, cioè il pensiero e la sua
strumentalità.
A tutti ci sentiamo di invitare a coglierne le bellezze; a chi
pensa sia ostica, consigliamo un approccio graduale.
A chi pensa non sia interessante, forse perché troppo dedito alle
proprie fissazioni monomaniacali, (timeo homine unius libri)
consigliamo piuttosto un’altra attività , certo comunque allettante e
forse più adatta alla sua indole, e cioè quella relativa… all’ippica.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it