La recente
notizia della scoperta di un esopianeta denominato Kepler
10b per mezzo del telescopio omonimo messo in orbita dalla
NASA ( notizia riportata anche dal periodico Coelum) ha rimesso
in discussione la possibilità di scoprire questi pianeti che
stanno al di là del nostro sistema solare attraverso mezzi
diversi dal telescopio.
Generalmente, infatti, l’esistenza di questi pianeti non viene
accertata dai normali telescopi in quanto sia perché troppo
lontani e sia perché, come notoriamente sappiamo, i pianeti non
emettono luce propria che in modo minimo rispetto alle stelle. E
poiché, solitamente i pianeti orbitano attorno a una o più stelle, la
luminosità di queste ultime tende ad offuscare la debole luce emessa
dal pianeta..
Per questo motivo si privilegiano mezzi indiretti atti a sondare lo
spazio alla ricerca di questi corpi celesti. Solitamente si usa il
metodo Doppler che individua lo spettro infrarosso emesso, ma in questo
caso solo se si tratta di considerevoli masse( es. pianeti come o più
grandi di Giove).Un altro metodo usato è quello dell’astrometria;
ovvero la misurazione della coordinata stellare e la sua conseguente
osservazione di eventuali cambiamenti che inducono a pensare ad una
forza gravitazionale esercitata dalla presenza di pianeti orbitanti
attorno ad essa.
Anche la misurazione della variazione di una Pulsar ( ovvero ciò che
rimane dall’esplosione di una Supernova) serve a scoprire la presenza
di un pianeta. La Pulsar, infatti, emette onde radio la cui frequenza è
sempre uguale , tranne quando nel suo campo interviene una variazione
data dalla presenza di un pianeta. Anche la misurazione della
luce emessa da una stella fa capire la presenza di un
pianeta; quando , infatti, esso transita davanti ad un
segmento della stella, la luce stellare diminuisce.
Questo telescopio invece, chiamato Kepler dal nome del famoso astronomo
che per primo enunciò le leggi fondamentali del moto dei pianeti
compilando poi la sua famosa tavola rudolfina, in onore
dell’imperatore Rodolfo II, mecenate di astronomi e scienziati ma
anche di alchimisti ed ermetisti e che attribuirono la fama
perenne di Praga come città “magica”, ha invece intercettato
questo pianeta, in gran parte roccioso e che risulta inabitabile per
ogni forma di vita a causa delle altissime temperature presenti sulla
sua superficie dovute della sua estrema vicinanza alla stella attorno a
cui orbita ( pare che via sia una distanza ancor minore rispetto a
quella che intercorre tra Mercurio e il nostro Sole).
La sua distanza dalla Terra è di circa 560 anni luce; se consideriamo
che un anno luce equivale a circa 9640 miliardi di km e che la
stella più vicina a noi, la Proxima Centauri, ha una distanza di “solo”
22 anni luce si capisce come tale distanza sia per noi, in buona
sostanza, inconcepibile. L’anno luce, infatti , viene misurato in base
alla velocità che percorre un fotone in un campo assente di forze
gravitazionali ed inoltre indica non di certo come il corpo
celeste sia allo stato attuale (e sopratutto se vi sia
ancora!) ma come esso era al momento, cioè 560 anni luce
addietro.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it