A cura di Vinicio Ongini e Mariagrazia Santagati pubblicato nel sito del Miur.
Perchè leggerlo?
Perchè potrebbe costituire, un buon punto di partenza per ripensare alle nostre responsabilità professionali, etiche e politiche di insegnanti ed educatori.
''Ma se io non ho alunni stranieri, posso fare a meno, di leggerlo, posso fare a meno di fare educazione interculturale...e poi c'è già il programma che rischio di non riuscire a completare...perchè fare argomenti che non servono...''.
Posizione discutibile, che tutti qualche volta abbiamo sentito, ma non troppo, se si tiene conto del fatto che in Italia, le questioni del dialogo interculturale emergono ogni qualvolta, si verifichino episodi di intolleranza o scontri tra gruppi etnici, solo allora scatta l'automatismo dell' urgenza dell'educazione interculturale da delegare interamente alla scuola.
Il Rapporto pubblicato fotografa un Italia che cambia, una popolazione scolastica che ci sfida a rivedere contenuti della didattica e modalità educative
Ma la scuola cosa fa e cosa può fare?
L'impegno di tutti, (docenti, educatori, dirigenti), dovrà essere volto, per fare dei processi educativi una leva di trasformazione concreta delle relazioni fra classi sociali, generazioni, culture, fedi, per arginare la deriva diffusa verso l’insofferenza reciproca, la paura irrazionale, la rimozione collettiva, la xenofobia, l’omofobia ed il razzismo. Proprio in quanto considera tutte le molteplici e differenti manifestazioni della diversità soggettiva come patrimonio collettivo ed elemento irrinunciabili del suo sviluppo, perché arricchiscono il contesto sociale e culturale delle potenzialità di cui ogni individuo è portatore. Lo sviluppo di una società o di un territorio non dipende solo dall' accrescimento di beni e di servizi, non si identifica con l’aumento del reddito pro capite o con il progresso tecnologico, ma è processo di espansione delle libertà reali che sono associate alla conoscenza alla comunicazione e alla condivisione: al saper leggere, scrivere, far di conto, alla diffusa soddisfazione dei diritti, all'educazione ai doveri, alla consapevole partecipazione democratica. Lo sviluppo si realizza con il riconoscimento e l'affermazione delle libertà di ciascuno
di poter decidere la priorità da assegnare alle varie componenti identitarie che possiamo simultaneamente avere e che formano la nostra irripetibile e singolare personalità: origine e appartenenza culturale, religione, genere e orientamento sessuale, stile di vita, competenze professionali, creatività e talento, caratteristiche somatiche e costituzione fisica.
Per i ragazzi e le ragazze nelle nostri classi convivere con le diversità, entrare in relazione con altre popolazioni, partecipare a iniziative volte ad includere giovani provenienti da altre culture, da altri paesi, rispettare le differenze di genere, di abilità e di capacità psicofisiche, rappresentarà un' occasione per aprire il proprio orizzonte per decentrare il proprio punto di vista,un’esperienza che li induce ad ampliare gli orizzonti del proprio territorio e della propria cultura, e da cui dipenderanno importanti elementi di riflessione quando si tratterà di decidere del proprio orientamento scolastico e professionale, per poter dare un senso al proprio progetto di vita.
Ma la realizzazione di un contesto educativo in cui viene assicurato uguale diritto ad apprendere a chi è portatore di diversità di genere, di cultura, di capacità psicofisiche, costringe a ripensare anche la relazione educativa e l’istituzione scolastica nel suo complesso. Senza mai dimenticare che la scuola rimane ancora il luogo prezioso e irrinunciabile del pensiero disinteressato, del gioco libero e gratuito delle idee, palestra indispensabile per la formazione del pensiero critico, dove deve essere incoraggiata la curiosità, assecondato e valorizzato il desiderio di capire. La scuola è ancora il luogo dove può essere appreso un metodo per dare un ordine al mondo reale, e per orientarsi nell’intricata e affascinante foresta della vita. È l’istituzione che persegue come suo fine principale l’attuazione del diritto ad apprendere per tutti e può svolgere un ruolo insostituibile per accompagnare bambini e adolescenti verso la conquista dell’autonomia e della consapevolezza dei propri diritti e delle connesse responsabilità. È il luogo della socializzazione, attraverso cui si transita per passare dal mondo chiuso e protetto della famiglia allo spazio aperto e libero della città e della cittadinanza, del locale e del globale.
A noi insegnanti il faticoso compito di aprire piccoli varchi tra ''confini culturali''.
Le politiche delle quote e il presidio delle frontiere sono tentativi patetici per non affrontare la vera questione.
Si riuscirà a convivere tra differenti o prevarrà la logica malthusiana dell' homo homini lupus?
Occorrerà. insegnare ai giovani, ad avere il coraggio del meticciato, la voglia di contaminazioni, la curiosità all'altro, alla sua ''alterità'', non per buttare via ciò che siamo, per essere più elastici, più diversi, e che renda il diverso più curioso, a sua volta, a capire chi siamo noi. Occorrerà che, insieme ai tanti bambini e ragazzi ''venuti da lontano'', ci si stupisca della ricchezza che abbiamo dentro mettendo a tacere la voce dell'etnocentrismo, del razzismo, della prepotenza che è in tutti e in ciascuno. Per iniziare un viaggio verso gli altri e negli altri, senza quote e fili spinati, che ci riporti poi dagli altri a noi stessi, ma arricchiti e impreziositi. Un esodo cosmografico interiore. Un progetto che come insegnanti ci assumeremo, senza maggiorazioni stipendiali e incarichi formali, senza corsi di aggiornamento obbligatori o liberamente scelti ma, solo perchè consapevoli delle responsabilità civili ed etiche che ci porteranno a compiti educativi volti a creare i presupposti di una educazione al dialogo e alla pace. L'educazione è uno strumento potente ma non può e non deve porsi problemi che non è in grado di risolvere; le scelte future della scuola dovranno essere rigorose e radicali nell pensiero che riguarda le sue responsabilità dirette e inflessibile nel ricordare le responsabilità della politica, che spesso vengono blandamente scaricate sulla scuola. Se il mondo andrà come andrà, la responsabilità di chi insegna è in minima parte. Ma in quella minima parte, c'è una partita aperta, e occorre la consapevolezza, il coraggio per giocarla fino in fondo.
Obiettivi da raggiungere?
UNO
La costruzione di una comunità dove ognuno abbia l'orgoglio della propria pelle e della propria identità culturale, ma che poi se ne dimentichi anche, nell'amore, durante il sonno, nel lavoro con gli altri; in una comunità pacificata di uomini e donne, bambine e bambini, umani accanto ad altri umani, frammenti policromi di un arcobaleno di quanti abitiamo su questo pianeta:
Sette miliardi di Io, Sette miliardi di Tu
Giusi Rasà
''Ma se io non ho alunni stranieri, posso fare a meno, di leggerlo, posso fare a meno di fare educazione interculturale...e poi c'è già il programma che rischio di non riuscire a completare...perchè fare argomenti che non servono...''.
Posizione discutibile, che tutti qualche volta abbiamo sentito, ma non troppo, se si tiene conto del fatto che in Italia, le questioni del dialogo interculturale emergono ogni qualvolta, si verifichino episodi di intolleranza o scontri tra gruppi etnici, solo allora scatta l'automatismo dell' urgenza dell'educazione interculturale da delegare interamente alla scuola.
Il Rapporto pubblicato fotografa un Italia che cambia, una popolazione scolastica che ci sfida a rivedere contenuti della didattica e modalità educative
Ma la scuola cosa fa e cosa può fare?
L'impegno di tutti, (docenti, educatori, dirigenti), dovrà essere volto, per fare dei processi educativi una leva di trasformazione concreta delle relazioni fra classi sociali, generazioni, culture, fedi, per arginare la deriva diffusa verso l’insofferenza reciproca, la paura irrazionale, la rimozione collettiva, la xenofobia, l’omofobia ed il razzismo. Proprio in quanto considera tutte le molteplici e differenti manifestazioni della diversità soggettiva come patrimonio collettivo ed elemento irrinunciabili del suo sviluppo, perché arricchiscono il contesto sociale e culturale delle potenzialità di cui ogni individuo è portatore. Lo sviluppo di una società o di un territorio non dipende solo dall' accrescimento di beni e di servizi, non si identifica con l’aumento del reddito pro capite o con il progresso tecnologico, ma è processo di espansione delle libertà reali che sono associate alla conoscenza alla comunicazione e alla condivisione: al saper leggere, scrivere, far di conto, alla diffusa soddisfazione dei diritti, all'educazione ai doveri, alla consapevole partecipazione democratica. Lo sviluppo si realizza con il riconoscimento e l'affermazione delle libertà di ciascuno
di poter decidere la priorità da assegnare alle varie componenti identitarie che possiamo simultaneamente avere e che formano la nostra irripetibile e singolare personalità: origine e appartenenza culturale, religione, genere e orientamento sessuale, stile di vita, competenze professionali, creatività e talento, caratteristiche somatiche e costituzione fisica.
Per i ragazzi e le ragazze nelle nostri classi convivere con le diversità, entrare in relazione con altre popolazioni, partecipare a iniziative volte ad includere giovani provenienti da altre culture, da altri paesi, rispettare le differenze di genere, di abilità e di capacità psicofisiche, rappresentarà un' occasione per aprire il proprio orizzonte per decentrare il proprio punto di vista,un’esperienza che li induce ad ampliare gli orizzonti del proprio territorio e della propria cultura, e da cui dipenderanno importanti elementi di riflessione quando si tratterà di decidere del proprio orientamento scolastico e professionale, per poter dare un senso al proprio progetto di vita.
Ma la realizzazione di un contesto educativo in cui viene assicurato uguale diritto ad apprendere a chi è portatore di diversità di genere, di cultura, di capacità psicofisiche, costringe a ripensare anche la relazione educativa e l’istituzione scolastica nel suo complesso. Senza mai dimenticare che la scuola rimane ancora il luogo prezioso e irrinunciabile del pensiero disinteressato, del gioco libero e gratuito delle idee, palestra indispensabile per la formazione del pensiero critico, dove deve essere incoraggiata la curiosità, assecondato e valorizzato il desiderio di capire. La scuola è ancora il luogo dove può essere appreso un metodo per dare un ordine al mondo reale, e per orientarsi nell’intricata e affascinante foresta della vita. È l’istituzione che persegue come suo fine principale l’attuazione del diritto ad apprendere per tutti e può svolgere un ruolo insostituibile per accompagnare bambini e adolescenti verso la conquista dell’autonomia e della consapevolezza dei propri diritti e delle connesse responsabilità. È il luogo della socializzazione, attraverso cui si transita per passare dal mondo chiuso e protetto della famiglia allo spazio aperto e libero della città e della cittadinanza, del locale e del globale.
A noi insegnanti il faticoso compito di aprire piccoli varchi tra ''confini culturali''.
Le politiche delle quote e il presidio delle frontiere sono tentativi patetici per non affrontare la vera questione.
Si riuscirà a convivere tra differenti o prevarrà la logica malthusiana dell' homo homini lupus?
Occorrerà. insegnare ai giovani, ad avere il coraggio del meticciato, la voglia di contaminazioni, la curiosità all'altro, alla sua ''alterità'', non per buttare via ciò che siamo, per essere più elastici, più diversi, e che renda il diverso più curioso, a sua volta, a capire chi siamo noi. Occorrerà che, insieme ai tanti bambini e ragazzi ''venuti da lontano'', ci si stupisca della ricchezza che abbiamo dentro mettendo a tacere la voce dell'etnocentrismo, del razzismo, della prepotenza che è in tutti e in ciascuno. Per iniziare un viaggio verso gli altri e negli altri, senza quote e fili spinati, che ci riporti poi dagli altri a noi stessi, ma arricchiti e impreziositi. Un esodo cosmografico interiore. Un progetto che come insegnanti ci assumeremo, senza maggiorazioni stipendiali e incarichi formali, senza corsi di aggiornamento obbligatori o liberamente scelti ma, solo perchè consapevoli delle responsabilità civili ed etiche che ci porteranno a compiti educativi volti a creare i presupposti di una educazione al dialogo e alla pace. L'educazione è uno strumento potente ma non può e non deve porsi problemi che non è in grado di risolvere; le scelte future della scuola dovranno essere rigorose e radicali nell pensiero che riguarda le sue responsabilità dirette e inflessibile nel ricordare le responsabilità della politica, che spesso vengono blandamente scaricate sulla scuola. Se il mondo andrà come andrà, la responsabilità di chi insegna è in minima parte. Ma in quella minima parte, c'è una partita aperta, e occorre la consapevolezza, il coraggio per giocarla fino in fondo.
Obiettivi da raggiungere?
UNO
La costruzione di una comunità dove ognuno abbia l'orgoglio della propria pelle e della propria identità culturale, ma che poi se ne dimentichi anche, nell'amore, durante il sonno, nel lavoro con gli altri; in una comunità pacificata di uomini e donne, bambine e bambini, umani accanto ad altri umani, frammenti policromi di un arcobaleno di quanti abitiamo su questo pianeta:
Sette miliardi di Io, Sette miliardi di Tu
Giusi Rasà