Secondo il
governo, la scuola dovrebbe rimanere aperta fino alle 22.00, ma oramai
tutte chiudono alle 19.00, salvo corsi serali, e pure il sabato, perché
il personale ATA, tagliato irresponsabilmente, scarseggia e i soldi per
il riscaldamento, nei lunghi inverni, non lo ha più nessuna
amministrazione.
Poi si vorrebbe esaltare la guerra tra poveri, estendendo
volontariamente l’orario a 36 ore settimanali, in modo che la
disperazione sociale generata da salari da fame, i peggiori d’Europa, e
l’egoistico individualismo possano prendere il sopravvento.
Queste le proposte del governo.
È tempo di rispondere, perché i precari e i giovani meritano dignità e
lavoro, perché è meglio lavorare meno, ma lavorare tutti, perché
l’insegnamento non è una professione impiegatizia e l’intensità di
prestazione dei docenti non è equiparabile in quantità orarie ad altre
professioni, perché le ore complementari pomeridiane diventeranno ore
obbligatorie mattutine e ore di supplenza, come da anni denunciamo,
primi in Italia a svelare l’obiettivo delle 24 ore frontali per i
docenti di tutti gli ordini di scuola predisposto da un paio di anni
dai governi che si sono succeduti in tragica continuità. Perché le
scuole aperte il pomeriggio e la sera non devono diventare un
parcheggio di bambini e giovani con genitori indaffarati, perché la
scuola aperta deve essere luogo di costruzione e autogestione degli
studenti delle medie e delle superiori. Perché i saperi vanno costruiti
nella relazione educativa tra docenti e discenti in un mutuo e
reciproco ascolto e rispetto fondato sulla libertà di insegnamento e
sulla libertà di apprendimento, perché i saperi non vanno trasmessi.
Perché la scuola è il baluardo di civiltà di ogni nazione, non il luogo
miserevole di classi-pollaio. Perché investire nella scuola non vuol
dire massacrare coloro che vi lavorano, capaci di portare ogni giorno
il loro entusiasmo e la loro determinazione oltre il portone che
varcano per costruire insieme alle ragazze e ai ragazzi il futuro che
meritano.
È tempo di rispondere unitariamente e il SISA propone a tutti i
sindacati di base la data del 26 settembre 2014 per un sciopero
generale della scuola come prima tappa di una lotta per la dignità, per
il rispetto dei diritti, per la costruzione del futuro di cui ci
sentiamo e siamo parte.
Insieme, perché insieme vincere e possibile, costruire spazi di
partecipazione e diritti il nostro dovere.
Davide Rossi - Segretario generale
SISA
sisasindacato@libero.it