Serenamente
la notte di S. Alessandro la prof.ssa Cesarina Checcacci,
cofondatrice e per vent’anni presidente nazionale dell’UCIIM, all’età
di 98 anni, ha raggiunto il paradiso. Cesarina Checcacci, nata a
Firenze il 26 aprile 1921, laureata in lettere classiche
all’Università di Firenze, ha partecipato con Gesualdo Nosengo alla
fondazione dell’UCIIM, condividendo l’impegno di ricostruzione della
scuola e della sua riforma in prospettiva personalistica e comunitaria.
Insegnante nella scuola media, di questa associazione è stata, con
Nosengo, segretaria centrale dall’inizio degli anni ’50 al 1968;
vicepresidente con Aldo Agazzi, fino al 1974 e Presidente nazionale,
dal 1974 al 1997.
Sono stati gli anni d’oro della scuola italiana. Sua è la premessa ai
nuovi programmi della scuola media (legge n. 1959), come pure i
programmi dell’Educazione Civica che adesso ritorna come disciplina
scolastica “trasversale”, ma con il voto finale e destinata a tutti gli
alunni di tutte le classi.
Ha avuto un ruolo di protagonista nella storia della scuola italiana,
come interlocutrice di tutti i Ministri della PI, come relatrice e
animatrice di un centinaio di convegni e di una decina di congressi
nazionali dell’Unione, come punto di riferimento del laicato cattolico
impegnato nel sociale e nelle istituzioni.
Suo osservatorio privilegiato è stato il Consiglio Superiore della
Pubblica Istruzione, nel quale fu sempre rieletta fin dagli anni ’60,
anche quando questo si trasformò in Consiglio nazionale della PI, col
dpr 416 del 1974. In questo massimo organo di rappresentanza della
scuola italiana è stata per un quarto di secolo non solo membro
autorevole dell’Ufficio di Presidenza (e nel 1997 vicepresidente), ma
anche generosa redattrice di molte bozze dei pareri e delle pronunce
poi discussi e approvati dal CNPI.
La sua autorevolezza si è accresciuta nel tempo, con titoli conquistati
sul campo, attraverso una intensa attività di promozione di esperienze
d’innovazione alla base (anche con la presidenza del Movimento Circoli
della Didattica, con la direzione della rivista “Ricerche didattiche” e
con la presidenza della cooperativa “Presenza nella Scuola”, che
condusse alcune ricerche per conto del MPI) e la diretta partecipazione
alle commissioni nazionali di studio, promosse dalle diverse direzioni
generali che portano i nomi dei sottosegretari Biasini (1971) e Brocca
(1988-1993).
La Presidente Checcacci riuscì ad assicurare all’UCIIM una guida
ispirata a idealità e a realismo politico: in un periodo nel quale era
facile cedere alle suggestioni dell’ideologia e dell’emotività, tenne
con fermezza il timone dell’associazione e della sua politica
scolastica.
“I giovani, scrisse all’indomani del
’68, in un momento difficile per la scuola italiana, rimproverano agli
adulti di non credere in ciò che fanno, tacciandoli di incoerenza, di
“perbenismo”, di mancanza di coraggio. L’unico modo per costruire è
rappresentato, a nostro sommesso giudizio, da una risposta coraggiosa
che è, in primo luogo, umana, in quanto si esprime con una coerenza
estrema, che non si lascia fermare da remore varie. La scuola, ossia la
possibilità di dialogo fra adulti e giovani, fra gli aspetti validi
dell’esperienza culturale trascorsa e l’attesa impaziente del futuro,
si salva così, compromettendosi fino in fondo, senza mezze misure e
senza ripensamenti egoistici.(…) Compromettersi significa anche
denunziare le responsabilità di situazioni incresciose e farsi centri
di mobilitazione morale per ricostruire la comunità e la democrazia”.
All’UCIIM chiedeva di “coordinare tutte queste personali testimonianze,
compromettendosi essa stessa sulla frontiera della giustizia e della
carità” (“La Scuola e l’Uomo”, 12, 1971, p.2)
Particolarmente rilevante il suo impegno a difesa della riforma della
scuola media del 1962 e per l’attuazione della riforma della secondaria
superiore, per la quale ha intensamente lavorato, anche come direttrice
organizzativa del comitato di coordinamento della Commissione Brocca.
A queste posizioni di carattere pedagogico e politico corrispondevano
non solo i dibattiti in seno al CNPI e vari colloqui non sempre facili
con i ministri di turno, ma anche una prodigiosa attività
organizzativa, che la portava a visitare le sezioni UCIIM in
tutte le regioni d’Italia, ad organizzare ogni anno viaggi di cultura
all’estero, a partecipare con responsabilità direttive al SIESC
(Sécrétariat international des enseignats secondaires catholiques) e
all’organizzazione delle sue rencontres annuali, in diverse
città d’Europa.
Ha ottenuto, come riconoscimento del suo impegno e del suo lavoro, la
medaglia d’oro della Pubblica istruzione dal presidente Cossiga su
proposta del ministro Misasi (1991) e la nomina a Grand’ufficiale della
Repubblica, dal presidente Scalfaro, su proposta del presidente
Berlusconi (1994).
Il ministro Luigi Berlinguer, nonostante le posizioni dell’UCIIM
fossero contrarie al suo disegno di accorpamento della scuola media in
una scuola di base settennale, l’ha nominata consigliere ministeriale
nel 1997. In questo ruolo è stata confermata dal suo successore,
ministro De Mauro.
Il XX Congresso dell’UCIIM (dicembre 2000) l’ha proclamata presidente
emerita.
A Lei si devono centinaia di conferenze, di relazioni nei molti
corsi di aggiornamento per docenti e dirigenti realizzati in sede
nazionale e in sede locale e centinaia di articoli anche come
editoriali di “La scuola e l’Uomo”, rivista ufficiale dell’UCIIM.
Giuseppe Adernò