L'avvio dell'azione giudiziaria e' stata annunciata da Jose' Luis Perez Arredondo, funzionario della Banca centrale del Messico, l'esecutore dei diritti d'autore della Kahlo, la cui opera nel 1984 e' stata dichiarata ''monumento artistico'' e percio' protetta dalla legge federale.
''Finding Frida Kahlo'' (Alla ricerca di Frida Kahlo) e ''El laberinto de Frida Kahlo, muerte, dolor y ambivalencia. Cartas ilustradas, dibujos y notas i'ntimas'' (Il labirinto di Frida Kahlo, morte, dolore e ambivalenza. Lettere illustrate, disegni e note intime) contengono documenti presentati come eseguiti dalla mitica artista che fu la moglie del pittore muralista Diego Rivera, ma che in realta' non lo sono, ha precisato Perez Arredondo. Un comitato di esperti ''ha concluso che la gran parte delle immagini riprodotte non sono di mano dell'artista'', ha precisato Perez Arredondo.
La denuncia per ora non e' stata presentata contro persone o istituzioni precise ma contro ignoti, chiedendo alla magistratura messicana di svolgere le indagini necessarie per accertare chi si e' reso responsabile della ''falsificazione delle opere d'arte''. Uno dei 15 esperti che ha redatto la perizia, lo studioso statunitense James Ols, ha detto seccamente che le opere riprodotte nel volume ''Finding Frida Kahlo'' sono ''false''. La casa editrice del volume ''Finding Frida Kahlo'', l'americana Princeton Architectural Press, ha respinto le accuse, sostenendo che i disegni e i dipinti presenti nel lussuoso libro sono autentici.Frida Kahlo fece propria l'arte messicana, quella indigena, delle masse a cui legò anche l'impegno politico (fu membro della Lega giovanile comunista) sfociato in solidarietà e accoglienza a Lev Trockij quando arrivò in Messico nel 1937. Organizzò addirittura la partenza per il Messico di quattrocento lealisti spagnoli durante il suo soggiorno parigino: il suo impegno terminò dieci giorni prima di morire quando lei quasi inferma, in sedia a rotelle, partecipò alla manifestazione contro la destituzione da parte della CIA del presidente guatemalteco Jacobo Arbenz Guzmàn.
Nel '28 conobbe Diego Rivera: lui aveva quarant'anni ed era un artista molto famoso, lei venti di meno. Sapeva che lui era un noto seduttore e il loro primo incontro fu molto particolare. Anche se brutto, grande e grasso (alto un metro e ottanta, nel '31 pesava centocinquanta chili) Rivera conquista moltissime donne e Frida (che era alta un metro e sessanta e pesava quarantanove chili) si separerà da lui solo quando lo seppe amante anche di sua sorella Cristina (alle altre donne si sentì sempre superiore, ma quando si risposerà Rivera una seconda volta nel '40, pose delle ferree condizioni).
Rivera aveva qualcosa di magnetico oltre alla grande personalità e vitalità: era spiritoso, molto disponibile, considerato da tutti un genio, apprezzava le donne dicendo che erano superiori agli uomini perché più sensibili, più belle, più buone. Lei andò a trovarlo mentre dipingeva un affresco, riuscì a farlo scendere dall'impalcatura per mostrargli i suoi quadri e chiederne un parere. Cosa che lui fece prontamente concludendo con un "Hai talento" e da quel giorno praticamente non si lasciarono mai se non nel breve periodo della loro separazione (1935-36). Fu un amore coinvolgente e travolgente fatto di contrasti e affinità elettive. Ebbero una vita tempestosa ma ricca emotivamente e artisticamente, non riuscendo a stare lontano per molto: tutti e due reciprocamente avevano un disperato bisogno dell'altro.
Qualche piccolo colpo di pugnale (1935, 30x40 cm), basato su un fatto di cronaca, rappresenta bene lo stato d'animo di Frida al momento della separazione da Rivera. La scena mostra l'interno di una nuda stanza dove si è appena concluso un omicidio, in un letto è distesa una donna insanguinata, nuda ma completamente coperta di tagli, un sangue che dal pavimento giallastro fuoriesce addirittura dal quadro fino ad arrivare a sporcare la cornice; accanto a lei un uomo vestito, con un pugnale in mano e due colombe una bianca e l'altra nera che sorreggono una scritta: "qualche piccola punzecchiatura" le parole che l'uomo disse al giudice proclamandosi innocente. Frida stessa, come scrive Herrera nel libro, dichiarò di « aver sentito il bisogno di dipingere quella scena perché aveva provato simpatia per l'assassinata, dal momento che lei stessa era stata sul punto di essere "assassinata dalla vita" »: è quindi una conferma del suo dolore tanto che si tagliò i capelli, smise di indossare il costume da tehuana tanto caro a Rivera, se ne andò di casa e si recò a New York.
Solitamente il suo è un disegno minimalista-primitivo: penetra nel particolare va a cogliere il dettaglio e lo ingigantisce, come le foglie che diventano a volte alberi; anche l'interno di un frutto, di un fiore viene ingigantito, così il corpo viene come "sezionato" per mostrarne tutto quello che si trova dentro, fin nelle viscere.
E il quadro forse più grande per dimensioni e più famoso è Le due Frida (1939, 172 x 173 cm.) dove le apparenti ferite altro non sono che quelle psichiche prodotte dalle vicende della vita. I visi sono rivolti a chi le sta guardando, sono duri e alteri e sono così fieri di mostrare il dolore: due folte sopracciglia li evidenziano, così come le labbra rosse e la peluria dei baffi che fanno risaltare i lineamenti (particolari che conserverà sempre nei suoi quadri). Così penetrante lo sguardo che è lo spettatore a distogliere il suo. Il cuore trafitto, squartato è la Frida lasciata da Rivera che veste l'abito bianco di foggia europea macchiato di quel sangue che viene trattenuto, chiuso, fermato da una mano che impugna una pinza emostatica. L'altro cuore invece è integro, è la Frida vestita da messicana, quella amata da Rivera, che tiene in mano un piccolo medaglione con Diego bambino. Le due sono sedute sulla stessa panchina si tengono per mano e sono allo stesso tempo legate da un filo-cordone-vena che parte dal cuore sano per arrivare al cuore malato, dolente, trafitto dalla separazione: dietro le spalle delle due donne lo sfondo di un cielo tempestoso carico di brutti presagi. Infatti quando arrivarono i documenti del divorzio il quadro "Le due Frida" era quasi terminato dopo che ci aveva lavorato per circa tre mesi.
Le furono attribuiti molti amanti etero e omo ma lei non se ne curò libera come la sua arte dove non si riconobbe né surrealista né realista come la definiva Rivera: quel che è certo è che fu unica nella sua arte e anche Picasso in una lettera a Rivera disse così: « Né Derain, né tu, né io siamo capaci di dipingere una testa come quelle di Frida Kahlo ». E, se lo diceva Picasso ...
Disse di lei Diego Rivera:
"... E’ la prima volta nella storia dell’arte che una donna esprime con totale sincerità, scarnificata e, potremmo dire, tranquillamente feroce, i fatti e particolari che riguardano esclusivamente la donna. La sua sincerità, che si potrebbe definire insieme molto tenera e crudele, la portò a dare di certi fatti la testimonianza più indiscutibile e sicura; é perciò che dipinse la sua stessa nascita, il suo allattamento, la sua crescita dentro la sua famiglia e le sue terribili sofferenze, e di ogni cosa senza permettersi mai la minima esagerazione né divergenza dai fatti precisi, mantenendosi realista e profonda, come lo é sempre il popolo messicano nella sua arte, compresi i casi in cui generalizza fatti e sentimenti, arrivando alla loro espressione cosmogonica ..."