Ormai ci hanno abituato
così: è sempre colpa di qualcun altro quando le cose si mettono male.
Un vangelo, quello di addossare la colpa agli altri, il cui profeta più
ispirato è il nostro presidente Berlusconi che mai e poi mai, da quando
lo conosciamo, ha ritenuto responsabile dei sui fallimenti e del
percorso verso il baratro dove ci sta dirigendo se stesso o la sua
politica. Apostolo di questa religione, seguace e adepta incrollabile,
ma non poteva essere altrimenti, è la ministra Gelmini che da rigorosa
sacerdotessa del gran maestro conosce a perfezione il dogma
accusatorio, tanto che quando la mettono alle strette punta il dito
senza tentennamenti contro i suoi detrattori scomunicandoli come
eretici e scillipotisti idolatri di divinità false e bugiarde. Ma
una fede e una fede che se poi si corona pure del dogma della
infallibilità presidenziale, e ora pure ministeriale, sarà
difficile contrastare, anche con la più razionale delle argomentazioni.
Si provi infatti a sostenere che la responsabilità di un comunicato
firmato e sottoscritto dal ministro è solo del ministro.
Si provi a dire che l’occultamento dei dati relativi alla percentuale
dei promossi e dei bocciati deve per forza essere voluto da chi ha la
responsabilità diretta del dicastero e non mai da un capo ufficio,
anche se è il capo dei capi uffici. Basterebbe infatti dire (anche se
non ce ne sarebbe bisogno essendo meccanismi naturali) al capo
dei capi uffici: dai conto e ragione alla stampa delle percentuali dei
promossi e dei bocciati, perché noi siamo trasparenti e coerenti. La
politica altrimenti che ci sta a fare? Facciamo governare allora i capo
uffici? Ma non basta! Si guardi al pateracchio che hanno
implementata sul concorso a dirigente scolastico. L’idea che sta
passando di fronte a tanto scempio è quella che tutti possono essere
responsabili colpevoli tranne la ministra. D’altra parte compito della
Vestale è quello di tenere sempre accesa la fiamma accanto alla statua
del dio e non mai quella di curare il tempio, per cui se crolla una
colonna bisogna fustigare l’imbianchino, così come se al Miur fanno
danni e rilevanti, benché a firma del responsabile del dicastero,
bisogna far dimettere chi ha portato o non ha portato la velina
ai giornalisti.
Ma siccome noi siamo profondamente generosi e crediamo, anche per
dogma, quanto il nostro ministro ci racconta, vorremmo dirle,
dall’angolo più oscuro del suo tempio: visto che tutto dipende dai capi
uffici e dai capi dei capi uffici lasci allora fare tutto ai
funzionari del ministero, ai capo uffici e ai capi dei capi uffici e si
dimetta. Eviterà di essere additata come responsabile di colpe che non
sono sue, perché lei è là per tenere accese la fiamma accanto al dio e
non già per guidare, come Diana, il carro baldanzoso del ministero che
fu di Croce e di Gentile. Loro forse non lasciavano ai capi dei capi
uffici la prerogativa di diramare o di non diramare comunicati senza il
loro assenso, anche perché la loro firma contava in tutta Europa e se
avessero sottoscritto una castroneria si sarebbero nascosti a vita
dentro un tunnel, con o senza neutrini.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org