Dopo la
manifestazione dello scorso 9 aprile, tornano i giovani del comitato
“Il nostro tempo è adesso | La vita non aspetta”. Due giorni di
incontri e dibattiti all'Alpheus di Roma per presentare il decalogo
anti-precarietà
Non un destino, né un dato immodificabile a causa di leggi
oscure: il mercato del lavoro può reggersi benissimo anche
eliminando la precarietà. Ne sono convinti i giovani del comitato “Il
nostro tempo è adesso | La vita non aspetta”. Il loro primo tempo si è
concluso con le manifestazioni dello scorso 9 aprile, quando sono scese
in piazza (a Roma e in tante città) associazioni, reti, coordinamenti
di precari, stagisti, disoccupati, studentesse e studenti.
Adesso non è più tempo solo di denuncia. Per questo il network ha
convocato l’assemblea nazionale di sabato 19 e domenica 20 novembre a
Roma, “Liberiamoci della precarietà”. Appuntamento all'Alpheus di via
del Commercio, locale storico e da sempre molto frequentato dai giovani
della capitale (qui l'evento su facebook).
L'incontro era in calendario già prima della caduta di Berlusconi, ora
diventa la base per rivolgersi al nuovo premier Mario Monti, che in più
occasioni ha detto di voler puntare proprio all'equità per i giovani e
le donne.
Il confronto partirà sulla base del decalogo già elaborato dal
comitato. Eccolo in sintesi: contratto stabile per lavoro stabile; il
lavoro deve essere pagato bene; continuità di reddito reddito minimo
d'inserimento; previdenza: non è una vecchiaia per giovani; diritto di
voto, di assemblea, di sciopero maternità e paternità; diritti
universali; diritto ad ammalarsi; formazione continua e garantita, casa.
Si parlerà, ovviamente, anche della questione generazionale. “L’acuirsi
della crisi e l’incapacità politica di contrastarne gli effetti –
scrivono – stanno estendendo a tutti un modello che fino a oggi ha
gravato soprattutto sulle nuove generazioni. Non cadiamo nella trappola
di chi vorrebbe vederci in lotta con i nostri genitori in una
contrapposizione tra garantiti e non garantiti che non ha, oggi più che
mai, ragione di essere. In Italia, come in Europa”. (m.m.)
(da http://www.rassegna.it/)
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