Poi si chiedono
perché i giovani fuggono all’estero. Ma perché mai dovrebbero rimanere
in Italia a studiare, a lavorare e a fare ricerca? Per lottare tutti i
giorni contro un sistema che ha abolito la selezione per merito e
adotta oramai da decenni quello per cooptazione servile? Ne sa qualcosa
Giambattista Scirè, 37 anni, una laurea in Storia contemporanea, un
dottorato di ricerca in Studi Storici sull’Età moderna e contemporanea,
e ben 5 anni di assegni di ricerca in progetti in storia contemporanea
(M-Sto/04). All’attivo pubblicazioni di caratura nazionale su argomenti
come il rapporto tra cattolici e laici nell’Italia repubblicana (edito
da Carocci) e la storia dei diritti civili, in particolare le leggi su
divorzio e aborto (editi da B. Mondadori). Aveva partecipato al
concorso per un posto di Storia contemporanea (settore M-Sto/04) alla
Facoltà di Lingue di Ragusa dell’Università di Catania, finendo per
essere il primo degli esclusi.
La vincitrice? Una laureata in architettura.
A fine dicembre il rettore premia la candidata vincitrice, ma
Giambattista non si dà per vinto e fa ricorso al Tar, vincendolo.
Risultato?
La commissione torna riunirsi e conferma la sua scelta. Insomma, Per
insegnare storia contemporanea è meglio un architetto (anche se le sue
pubblicazioni scientifiche sono state valutate la metà dei punti di
quelle del secondo classificato).
Ora il caso finisce in Parlamento, con un’interrogazione da parte del
deputato del PD Paolo Corsini, al Ministro Profumo.
Come si evince dal testo dell’interrogazione parlamentare, la
commissione nominata dal rettore dell’ateneo catanese, Antonino Recca,
e formata dai docenti, Simone Neri Serneri dell’Università di Siena
(eletto presidente della stessa), Luigi Masella dell’Università di
Bari, e Alessandra Staderini dell’Università di Firenze, dichiarava
vincitrice del concorso Melania Nucifora con il punteggio di 89,3
punti, contro gli 86,45 punti del secondo classificato Giambattista
Scirè, che decideva subito di ricorrere al Tar.
Il motivo?
Ufficialmente la ragione del ricorso amministrativo era «la non congruità dei titoli della
vincitrice rispetto al settore disciplinare oggetto del bando».
La Nucifora, infatti, è in possesso di una laurea non in Storia ma in
Architettura, non possiede alcun titolo di dottore di ricerca
(requisito fondamentale e preferenziale per partecipare a qualsiasi
tipo di concorso universitario), e risulta avere un profilo
scientifico-disciplinare non congruente con il settore del concorso
bandito, perché in possesso di un master in pianificazione del
territorio (settore Icar-15) e di alcuni assegni di ricerca in storia
dell’architettura (settore Icar-18).
E’ evidente, come peraltro ammette nel testo di riconvocazione la
stessa commissione, che si tratta di una “collocazione relativamente eccentrica
rispetto alla declaratoria della Storia contemporanea“.
Eppure la commissione ha deciso di considerare carta straccia
l’ordinanza del Tar e di riconfermare l’esito del concorso. Al momento
di stabilire i criteri specifici di valutazione, i commissari
abbassavano, rispetto ai criteri usati da altre commissioni, proprio il
punteggio massimo da attribuire al titolo del dottorato di ricerca
(portandolo da 7 a 4 punti), titolo non in possesso della vincitrice.
Lo stesso accadeva con la modifica del punteggio attribuito ad ogni
singola monografia, che risultava decisiva al fine di dichiarare
vincitrice l’architetto Nucifora.
In realtà, come sottolinea l’interrogazione, Scirè otteneva ben 110
punti sulle pubblicazioni (abbassati poi a 70 a seguito del tetto
massimo fissato dal bando catanese in modo, con tutta evidenza,
anti-meritocratico), mentre la vincitrice appena 63, ma questo a nulla
è valso ai fini del punteggio finale.
Inoltre, se il punteggio assegnato alle singole monografie fosse
rimasto, come stabilito da altre commissioni, di 10 punti e non di 20,
le distanze tra i due candidati sarebbero state ben più rilevanti, il
che avrebbe dato la vittoria indiscutibilmente a Scirè.
La lista degli elementi di anomalia nel concorso, riportati
nell’interrogazione, continua: oltre ai dubbi criteri di valutazione e
all’incongruità dei titoli della vincitrice, Corsini evidenzia il fatto
che alcuni saggi presentati in concorso dalla Nucifora sono contenuti
in due volumi curati dallo stesso presidente della commissione Neri
Serneri e che un volume scritto dallo stesso è stato inserito tra i
libri di testo adottati dalla vincitrice del concorso in un suo
precedente programma di esame (non in storia contemporanea ovviamente
bensì in storia dell’architettura) affidatole dall’Università di
Catania. Morale?
Ordinaria indecenza italiana.
Questa gente non merita solo di essere espulsa a vita dall’Università,
ma anche di farsi parecchi anni di galera per truffa ai danni dello
Stato e, soprattutto, dello studente.
La notizia va diffusa il più possibile. Basta con baroni, nani e
ballerine.
Enricoberlinguer.it/qualcosadisinistra