L’Invalsi è nato nel 2003 per onorare gli impegni che l’Italia aveva assunto in Europa: è stata bypassata l’esigenza di validare le politiche formative, educative e dell’istruzione delle singole scuole. Questa la ragione del suo esser percepito come un corpo estraneo.
Si tratta di un vulnus che si annida nella stessa legge costitutiva. Questa, dopo aver finalizzato il sistema scolastico alla promozione e al consolidamento delle capacità e delle competenze dei giovani “ATTRAVERSO conoscenze e abilità”, istituisce l’organo di valutazione allo scopo di “effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti”.
La strumentazione
ha sostituito il fine:
una scelta carica di significati!
una scelta carica di significati!
Come sarebbe dovuto essere affrontato e risolto il problema?
Il sistema di regole in cui vive la scuola contiene elementi che, se correttamente collocati, conducono a un’univoca soluzione.
La valutazione è intesa come uno degli stati del processo di governo del sistema scolastico: è interna se riguarda l’attività gestionale dei singoli istituti, è esterna se verte sui risultati prodotti.
Valutazione interna
e valutazione esterna
sono attività complementari, convergenti, indissolubili
sono attività complementari, convergenti, indissolubili
Il processo in cui si colloca la valutazione interna ha inizio dalla specificazione degli “obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale” … prosegue con “l’elaborazione e l’adozione degli indirizzi generali” da parte dei Consigli di circolo/di istituto che li esprime sotto forma di competenze generali … architrave della “programmazione dell’azione educativa” del Collegio dei docenti che enuclea “obiettivi e orientamenti” specificandoli sotto forma di capacità … il fondamento della “valutazione periodica dell'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia … proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività scolastica”.
Anche le competenze specifiche sono oggetto della valutazione interna. Esse sono comportamenti esibiti dagli studenti che affrontano una problematica disciplinare, comportamenti attraverso cui le capacità si manifestano.
Le competenze specifiche sono il terreno della progettazione dell’insegnamento, lo spazio entro cui s’ipotizzano e si realizzano occasioni d’apprendimento per conseguire sia i traguardi collegialmente individuati, sia per trasmettere una corretta e consistente immagine disciplinare.
Le competenze specifiche rappresentano il punctum dolens del nostro sistema scolastico. Il loro controllo è esercitato in violazione d’un principio delle scienze dell’organizzazione: la figura del controllore e quella del controllato sono coincidenti invece d’esser nitidamente separate.
Nelle scuole i voti che il docente assegna agli studenti hanno un duplice significato: esprimono anche il grado di raggiungimento degli obiettivi programmati, dell’efficacia dell’insegnamento impartito.
Per ridare dignità scientifica all’organizzazione degli istituti scolastici sarebbe sufficiente attribuire ai singoli docenti la sola valutazione formativa, che monitorizza i processi di apprendimento; la valutazione sommativa, che accerta il livello di conseguimento dei traguardi previsti, potrebbe essere condotta dal dipartimento disciplinare.
La valutazione esterna, che studia l’efficacia del servizio, soppesa, senza sottintesi, il grado d’adempimento del mandato conferito alle scuole: “Il Ministro della Pubblica Istruzione .. definisce .. per i diversi tipi e indirizzi di studio: a) gli obiettivi generali del processo formativo; b) gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni”.
Coraggio !
Si rimetta mano alla materia per ricondurla nell’alveo istituzionale
Si rimetta mano alla materia per ricondurla nell’alveo istituzionale
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it