Sono
un'insegnante di un liceo di Roma. Le scrivo perché quando ho letto
della morte di questo povero ragazzo mi sono veramente tremati i polsi,
avrebbe potuto essere un mio alunno, magari uno della futura prima
classe. Ora non c'è più. Ci si affanna a trovare le colpe, la famiglia,
gli amici, le leggi che non ci sono. Ad ucciderlo sono stati solo
l'indifferenza, l'ignoranza, la solitudine cui era stato consegnato e
la violenza feroce agita attraverso facebook. Mi aggiungo alla garbata
lettera di Cristiana Alicata, concordo con lei e le sono grata che
l'abbia scritta, ma come insegnante vorrei fermarmi su alcuni aspetti.
Ha ragione Cristiana quando si chiede ma "cosa è una buona legge?" e
che certamente questa non avrebbe potuto evitare il volo. Avrebbe
potuto evitarlo solo l'amore, l'ascolto, l'attenzione, la trasmissione
di un "senso della vita" che nel cuore di questo povero ragazzo non
esisteva. Sono 33 anni che insegno e il degrado della cultura italiana
che passa sotto i miei e con questo il conseguente degrado della scuola
ha assunto proporzioni sconcertanti. Molti di noi, come in altri ambiti
lavorativi, tentano una resistenza umana e culturale sopra le loro
forze. Le "aggravanti da distribuire" sono tante, ma in una cosa non
sono d'accordo con Cristiana, è inutile oggi entrare in classe e
prendere di petto i problemi, non serve parlare dalle elementari di
diversità, la cultura non ha pregiudizi, la letteratura, l'arte non
conoscono diversità, ma intelligenza, rispetto, eticità
profonda. Parlare ad una classe dei gay, dei Rom, degli
immigrati, va certamente bene, facciamolo pure, ma non aspettiamoci
che incida, se non a volte addirittura sortisce l'effetto
contrario, ma per amore della democrazia continuiamo a farlo.
Sfugge a chi non vive l'odore della scuola quale razzismo,
intolleranza si sia stratificata in molti ragazzi, o in molti
giovani genitori cresciuti in questi vent'anni di barbarie
culturale (so che molti si risentiranno, ma sono costretta dalla
situazione ad una ovvia generalizzazione, anche perché ormai è
realmente la maggioranza) ed è trasversale alle classi sociali.
Dimentichiamo vent'anni di subcultura, di valori propinati
quotidianamente attraverso la miseria di certe trasmissioni, siamo
stati distratti ai valori che a cucchiaiate entravano nei nostri figli,
si è superata ogni decenza e rispetto della dignità umana, anche gli
anni del femminismo sono stati cancellati con un colpo di spugna.
Venite a stare tra i ragazzi, ascoltateli, soprattutto quelle delle
prime classi. Non si tratta dunque di gay, di rom, di extracomunitari,
di donne e poi, a me impegnata da sempre non piace affatto che le
donne ricompaiano tra le "categorie protette" come certe specie di
piante e di animali. Le categorie protette sono sintomo di una società
incivile, non si comincia da lì, si finisce inevitabilmente per
riconfermare una ghettizzazione. Buone leggi certamente ce le
aspettiamo, come nel resto dell'Europa civile, da uno Stato
civile e laico che non permetta al Vaticano con ipocrisie e
violenze di entrare nella sfera privata del cittadino. E' scontato
parlare in questo contesto, dell'interesse economico che regge ogni
ingranaggio, anche quelli dietro queste ignominie di programmi
propinati quotidianamente. Che ha fatto la scuola per questo ragazzo?
L'istituzione è ormai consegnata alla responsabilità individuale, che è
diventata veramente enorme per quei professori - che non
sono pochi - che continuano ad alzarsi al mattino con la voglia
interiore di lottare fino all'ultimo fiato che hanno hanno in
petto, perché questi ragazzi non soccombano e che conoscano l'Amore, la
Verità, La Giustizia, la Bellezza, e che ogni giorno insieme tra i
banchi possano trovarla e costruirsi saldamente con quelle uniche forze
creatrici e creative. Ma lo Stato, i politici ci hanno mai
pensato a questo, soprattutto in questi ultimi anni? Gli interventi
sono ridicoli (registri - libri online), la rivoluzione
culturale, quella vera deve passare per i nostri cuori e così potremo
salvare i ragazzi come quello che si è ucciso, e quelli che l'hanno
preceduto. Ma sapete voi quanti ragazzi nelle scuole sono colti da
attacchi di panico e di ansia? Quanti soffrano di anoressia, quanti
escano dalle classi perché stanno veramente male? E se uno di loro
salta giù? Allora ti viene in mente e lasci la lezione e come un razzo
lo raggiungi. Vi siete mai chiesti perché così tanti? Ogni ragazzo che
soffre e fa ciò che ha fatto il giovane studente deve essere
riconosciuta veramente come una nostra grande mancanza. Abbiamo
l'obbligo, noi che agiamo nelle istituzioni, di chiederci cosa
sia più necessario per il ragazzo, il figlio, il cittadino, l'uomo che
abbiamo di fronte e sapere che lentamente ma con solidità forse
qualcosa potrà cambiare se ognuno di noi nella sua sfera (Stato,
scuola, famiglia) proverà a superare i particolarismi e l'indifferenza,
ma come atto "liberamente voluto", per un reale Bene Comune. Ce ne
siamo veramente dimenticati tutti.
Quest'anno inserirò nel programma gli scritti di Adriano Olivetti,
penso che sia arrivato il momento, anche tra noi insegnanti, e per chi
agisce in ambiti sociali, e vorrei che se lo leggessero o rileggessero
anche i politici e gli industriali (sinora ho ascoltato parole pregne
di sostanza e umanità solo nella Presidente Boldrini), c'è bisogno di
un pensiero, di una azione, di una solidarietà, in grado di essere
fuori da ogni settarismo politico e ghettizzazione
associazionistica, in grado di operare una forte azione
trasformatrice. E attendere, senza stare con le mani in mano, che
questi anni bui per l'Italia passino.
Grazie
Gabriella
Schina insegnante al liceo "Vittorio Gassman", Roma
gabriella.schina@tin.it