Mentre
infuriano le polemiche sull'intervento in Siria e da ogni parte
del mondo si alza forte il grido della pace, l’anno scolastico prende
il via per i tanti studenti che inizieranno o proseguiranno il corso di
studio e di formazione in vista del loro futuro. I problemi connessi
con l’avvio del nuovo anno
scolastico sono quelli di sempre: cattedre, organico, docenti precari,
carenza di docenti di sostegno, ed ora si aggiunge anche il fatto che
ci saranno scuole senza presidi e scuole con due presidi (ecco il
paradosso della disorganizzazione della scuola italiana.)
Il nuovo anno scolastico 2013/2014 si presenta ricco di sfide a partire
dall’accelerazione sul fronte della scuola digitale, che è decisiva per
lo sviluppo di una nuova didattica.
L’implementazione digitale del servizio
d’istruzione rappresenta il futuro non solo di tutta la scuola, ma
anche della Pubblica Amministrazione. Non si può fare tutto e subito,
ma è necessario intervenire con ragionevole urgenza senza trascurare i
ritardi (siamo terzultimi fra 31 Paesi quanto a disponibilità di
attrezzature e sussidi.
Sono, inoltre, molteplici le emergenze che
caratterizzano il nuovo anno che si apre all’insegna dei “B.E.S: ”
(bisogni educativi speciali) che connotano la personalizzazione
dell’insegnamento di una scuola per tutti che dovrebbe essere “scuola
per ciascuno” e quindi una risposta ai bisogni (speciali e non) di
ciascuno.
Si contraggono le ore d’insegnamento e di cattedra,
si accorpano gli istituti, diminuiscono le iscrizioni, si perdono posti
di lavoro, aumentano gli alunni extra-comunitari, ecco la radiografia
della scuola italiana, sempre più in bianco e nero, senza il colore
dell’entusiasmo e della voglia di far meglio.
Tra le innovazioni annunciate dal nuovo Ministro,
Maria Chiara Carrozza, c’è quella della “geografia generale ed
economica” che in Francia si chiama “geopolitica del mondo attuale” e
intanto si registra che i ragazzi escono dalla scuola e non conoscono
la storia recente e sono lontani dalla cultura sociale.
Il monitoraggio della valutazione degli studenti
potrebbe richiedere una rivoluzione dei programmi di storia, che
secondo alcuni studiosi dovrebbero confluire nelle “Scienze storico
sociali” che come nuova disciplina dovrebbe indirizzare ad una puntuale
formazione dell’uomo e del cittadino.
Il periodico on-line “Tuttoscuola” ha messo in campo
sei idee nuove con l’intento di contribuire alla crescita del Paese e
rilanciare la scuola, proponendo di accrescere la funzionalità delle
strutture scolastiche aule, laboratori, palestre, auditorium,
sottoutilizzate, che spesso di pomeriggio e durante le vacanze,
rimangono vuote. Uno spreco di opportunità per le famiglie, per le
scuole e per il personale. Questa sarebbe, infatti, la chiave per
contribuire alla soluzione di tre problemi storici della scuola
italiana: la cronica scarsità di fondi per gli istituti, la bassa
retribuzione del personale e gli inaccettabili livelli di precariato,
con il mancato impiego di professionalità altamente qualificate.
“Leggere, scrivere e far di conto” resta sempre il “core business”
della scuola, ma “le generazioni del 2000 sono chiamate a conoscere e
interpretare nuovi linguaggi, impegnare il cervello e il fisico in
attività culturali, sportive, linguistiche, artistiche, che li
preparino a una realtà molto più competitiva e globale. (…)
La proposta di Tuttoscuola è di utilizzare le strutture scolastiche, al
di là delle ore di lezione, come si fa in molti casi in altri Paesi,
per attività non solo direttamente didattiche, ma certamente formative,
rivolte in primo luogo agli stessi studenti ed anche alla comunità
locale.
Tenendo aperte le scuole quando normalmente sono chiuse, si allungano
gli orari di funzionamento degli istituti. Ad esempio, dopo la
conclusione dell’anno scolastico, le scuole potrebbero organizzare
summer camp per gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e
media;
attività sportive, lezioni d’informatica, di musica, di lingue
straniere svolte in modo divertente, laboratori artistico-creativi per
bambini organizzati anche da cooperative sociali gestite da studenti
degli ultimi anni delle superiori o da giovani in attesa di altra
occupazione; ed inoltre assistenza per lo svolgimento dei compiti per
le vacanze e dei corsi di recupero (per combattere la dispersione
scolastica) e corsi di approfondimento e di eccellenza.
Trattandosi di servizi aggiuntivi, le scuole potrebbero richiedere (con
meccanismi di esenzione al di sotto di un certo reddito) un contributo
alle famiglie (che spenderebbero meno in baby sitter, ripetizioni e
corsi privati vari) o agli enti locali, generando risorse da
reinvestire nelle scuole stesse oltre che in compensi aggiuntivi per il
personale. Qualche scuola, soprattutto privata, specie nelle grandi
città, già organizza iniziative simili. La rete delle scuole statali
potrebbe generalizzare questo servizio.
Una proposta d’investimento potrà scaturire da un puntuale piano di
dimensionamento che consente di evitare gli sprechi che comportano le
piccole scuole, infatti, quelle con meno di 500 alunni, costano in
termini di personale il doppio delle altre: fino a 8000 euro per alunno
contro i 3.500 euro di una scuola standard con 1000 alunni. In Italia
ce ne sono quasi 10 mila sul totale di circa 42 mila.
I risparmi così ottenuti, da questa e da altre possibili misure di
razionalizzazione, potrebbero essere reinvestiti in spesa “buona”, a
partire da edilizia, banda larga, laboratori, palestre, biblioteche,
oltre allo sviluppo professionale dei docenti, progetti di
ricerca-azione per migliorare la didattica.
In questi giorni il Ministro Carrozza ha fatto
assegnare dal Governo 400 milioni di euro alla scuola per ridurre le
spese dei libri, per potenziare le nuove tecnologie informatiche, ma
occorre un piano organico d’investimento, potenziando anche la
formazione dei docenti che sappiano applicare nella didattica le nuove
tecnologie.
E’ stato, infatti, rifinanziato con 100
milioni a cominciare dal 2014 il fondo per il diritto allo studio; sono
state vietate le sigarette elettroniche a scuola; abolito il bonus
maturità degli esami di stato e inoltre nell’arco di tre anni, saranno
stabilizzati, circa 27 mila docenti sul sostegno, trasformando in
organico di diritto i posti attualmente coperti con supplenti.
La ricerca
sociologica in campo educativo ha dimostrato che la variabile più
importante tra quelle che influiscono sui risultati ottenuti dagli
studenti (per livelli di apprendimento, senso critico, ecc.) è
costituita dalla qualità degli insegnanti che i ragazzi incontrano
nella loro carriera scolastica. Incontrare docenti bravi, sensibili,
attenti e preparati è il desiderio di alunni e genitori e tutto ciò fa
la differenza.
L’anno scolastico si avvia, i giorni del calendario scorreranno veloci,
si pensa alle vacanze di Natale e al grande ponte di Pasqua e speriamo
che le ore trascorse a scuola lascino un positivo segno di crescita
nella formazione degli studenti, i quali sui banchi imparano a
diventare uomini e cittadini e si aprono ai nuovi orizzonti di una
cultura europea, interculturale e plurilinguistica.
Il condottiero