Oggi, mentre
tutti bambini del mondo si preparano per andare a scuola quelli della
Siria, dell'Iraq e della Nigeria, restando nei campi profughi o nelle
zone di guerra) restano esclusi.
L'istruzione da qualche tempo è considerata il fattore più importante
per garantire reddito, ricchezza, posizione sociale e sicurezza, eppure
milioni di bambini e ragazzi rimangono fuori dal sistema scolastico e
ad essi è negato l’accesso all'istruzione di base.
Come si legge nel dossier diffuso dalla Croce Rossa Italiana e dalla
rete Agire (Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze), nel
Kurdistan iracheno circa 190mila bambini non potranno andare a
scuola. In Iraq - sottolinea, infatti, l'agenzia Fides - oltre
mezzo milione di profughi costretti a lasciare le proprie case davanti
all'avanzata dei jihadisti sono in età scolare e almeno 2.000 scuole
sono occupate da famiglie e gruppi di sfollati. In Siria, pure,
dall’inizio del conflitto, almeno 3 milioni di bambini hanno dovuto
abbandonare il percorso scolastico. Una scuola su cinque è
inutilizzabile, mancano libri, banchi, servizi igienici e, in molte
aree del Paese, non ci sono insegnanti disponibili.
Gli ostacoli maggiori li incontrano le bambine delle comunità rurali.
Oggi tre bambine su quattro non ricevono l'istruzione primaria di base:
nel 2030, ce ne sarà una su due che non andrà alle elementari. Circa il
90% delle ragazze oggi non riesce a completare la scuola superiore: nel
2030 la percentuale sarà calata, ma solo del 20 per cento. E
nell'Africa subsahariana, mentre i maschi dovranno aspettare fino al
2069 per raggiungere l'accesso universale all'istruzione primaria, le
femmine dovranno attendere al 2086.
A meno di operare uno sforzo concertato, la distribuzione delle
opportunità educative e quindi economiche diventerà sempre più
diseguale nei prossimi anni, afferma Gordon Brown, già premier
britannico, è inviato speciale delle Nazioni Unite per l'istruzione
globale. La vera frattura è fra chi ha accesso all'istruzione e chi no.
In tutto il Medio Oriente, i conflitti, le migrazioni forzate, le
distruzioni di edifici scolastici e la loro trasformazione in luoghi
utilizzati per ospitare i rifugiati, rischia di compromettere il futuro
di un’intera generazione di giovani. I campi profughi sono spesso
sovraffollati o versano in condizioni precarie, e gli unici rifugi
possibili per chi non viene ospitato in abitazioni private restano i
parchi, gli edifici abbandonati o le scuole”.
Ora che in tutto il mondo le scuole riaprono i cancelli, la comunità
internazionale dovrebbe rinnovare il suo impegno per garantire che ogni
bambino- ragazzo-giovane, in ogni Paese, abbia l'opportunità di
attraversare quei cancelli.
Il sopravvento del terrorismo islamico sollecita un forte richiamo
all’unità delle forze sane dei diversi Paesi per far fronte comune e
risposta della coralità umanità.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it