Alla vigilia della
scadenza della presentazione delle domande di assunzione, scoppia la
protesta dei precari delle scuole di Cagliari che potrebbero essere
costretti ad emigrare - «Se andiamo a insegnare fuori dalla Sardegna
chistionausu in limba, ovvero parliamo in sardo». È il messaggio
lanciato dai docenti che da quattro giorni combattono per non emigrare
nel corso di un flash mob all’aeroporto di Cagliari-Elmas. Qualche
insegnante donna ha indossato un costume tipico di Quartu, altri hanno
portato con sé un bronzetto nuragico e tutti hanno con sé la valigia
che ha contraddistinto le proteste iniziate lunedì scorso a Cagliari
sotto il Consiglio regionale. Per i docenti è un conto alla rovescia
sempre più angosciante: venerdì 14 agosto alle 14 scade, infatti, il
termine per presentare le domande di assunzione. Quelle che potrebbero
far scattare la chiamata obbligatoria, potenzialmente per circa 4 mila
docenti, verso le cattedre del resto d’Italia.
La deroga per l’insularità
Per ribadire il messaggio gli insegnanti hanno mostrato anche un maxi
striscione con la scritta «Scuola sarda no trolley». Chiaro messaggio
per ribadire ancora una volta che i docenti sardi reclutati dalla Buona
scuola del governo vogliono insegnare vicino alle loro famiglie.
Nessuno vuole abbandonare casa, figli e genitori per un posto di
lavoro, «che - spiegano - lontano dall’isola non sarebbe nemmeno
economicamente sostenibile». Nel frattempo anche la Regione è scesa in
campo: l’assessore della Cultura, Claudia Firino, ha garantito che
anche oggi e domani andrà in pressing con il ministro dell’Istruzione,
Stefania Giannini. L’obiettivo è di ottenere la proroga per la
presentazione delle domande e trovare una soluzione per gli insegnanti
per lavorare vicino alle loro famiglie. In realtà i precari se la
prendono anche con i rappresentanti dell’amministrazione locale: al
presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore della
Cultura, Claudia Firino, contestano, nonostante le rassicurazioni,
l’inerzia per non aver «praticato il pressing necessario sul governo
per impedire che gli insegnanti sardi siano costretti a fare le
valigie». Ecco il perché dello striscione con la scritta «Scuola Sarda
no trolley». I precari chiedono alla giunta regionale di chiedere al
governo una deroga alla mobilità per la Sardegna in ragione
dell’insularità.
Redazione scuola
Corriere.it