Continua la protesta
degli insegnanti siciliani contro i trasferimenti
forzati al Nord. Dopo il sit-in della scorsa settimana in via San
Lorenzo, questa mattina dalle 9 il neonato Coordinamento SemiPrecari di
Palermo, messo in piedi dalla docente Maria Pia Labita, ha indetto una
manifestazione in via Cavour, davanti alla sede della prefettura.
Domani, un'analoga manifestazione si svolgerà a Catania presso la sede
del provveditorato agli studi (ora Ambito territoriale) con la
partecipazione dei docenti delle province limitrofe: Messina e Ragusa.
"Chiediamo con forza - spiega la Labita - l'annullamento delle
operazioni di mobilità e la creazione di una graduatoria unica del
trasferimento per ambito territoriale provinciale che tenga conto,
fatte salve le priorità della 104, del punteggio degli anni di servizio
pre-ruolo e dei titoli di studio e specializzazione acquisiti".
Coloro che manifestano oggi chiedono l'annullamento dei trasferimenti
interprovinciali di scuola primaria e secondaria inferiore pubblicati
nei giorni scorsi. Perché, secondo quanto dichiarato dagli interessati
e in base a quanto riscontrato dai sindacati, l'algoritmo che ha
provveduto ai trasferimenti, in parecchi casi, non avrebbe rispettato
l'ordine di punteggio per assegnare ai docenti gli ambiti territoriali
per il prossimo anno scolastico, ma avrebbe seguito altri criteri. E
docenti con punteggi più alti si ritrovano al Nord, mentre colleghi con
meno punteggio in Sicilia o in sedi meno disagiate.
Gli insegnanti in piazza sono gli assunti nel corso dell'anno
scolastico appena trascorso - il 2015/2016 - con la legge della Buona
scuola, ma nelle due fasi in cui il cervellone ministeriale poteva
collocare in una qualsiasi provincia italiana i precari delle
graduatorie provinciali da assumere. La protesta scoppia adesso perché
l'anno scorso molti neo immessi in ruolo - coloro che avevano già una
supplenza - hanno posticipato il trasferimento al Nord. Ma adesso sono
costretti a spostarsi almeno per tre anni prima di tornare a casa.
Una situazione che, considerata l'età di tanti ex precari, rischia di
mettere in crisi famiglie con bambini piccoli o genitori anziani da
accudire. Per Marcello Pacifico, leader dell'Anief, si tratta "di
50mila docenti meridionali in prevalenza ultra quarantenni e
cinquantenni, che rischiano fortemente da questa estate di essere
'nominati' per andare ad insegnare in una delle cento province
italiane, anche lontana centinaia di chilometri dai propri cari".
Salvo Intravaia
- palermo.repubblica.it